SIRACUSA- Tante “accuse” rovesciategli addosso, specie negli ultimi due anni. Frutto di un “intreccio di corvi e di vipere”. Ma questo non può “offuscare” il “bilancio positivo” di sette anni da segretario di Stato vaticano. Il cardinale Tarcisio Bertone, all’indomani dell’annuncio di papa Francesco della sua sostituzione con monsignor Pietro Parolin, rompe il silenzio e rivendica il buon lavoro svolto al vertice della Segreteria di Stato della Santa Sede.
Non manca di togliersi anche qualche sassolino dalla scarpa. “Ho avuto i miei difetti”, dice, ma “ho dato sempre tutto”: e non si può affermare che “non abbia cercato di servire la Chiesa”.
Bertone parla ai giornalisti riunitisi a Siracusa, al Santuario della Madonna delle Lacrime dove si è celebrato il 60° anniversario del prodigio della Lacrimazione. Da lui sia le recriminazioni per la stagione Vatileaks, di cui è stato il maggiore bersaglio, sia il voler respingere gli addebiti che gli sono arrivati anche dall’interno della Chiesa e che hanno portato a un “pensionamento” da parte di Bergoglio non del tutto indolore. “Il bilancio di questi sette anni lo vedo positivo”, ha detto il segretario di Stato uscente, ancora in carica fino al prossimo 15 ottobre.
“A volte – ha detto ancora Bertone – ci sono dei bilanci viziati un po’ da pregiudizi. Un bilancio onesto non può non tener conto del fatto che il segretario di Stato è il primo collaboratore del Papa, un esecutore leale e fedele dei compiti che gli vengono affidati. Cosa che ho fatto e farò”. Il segretario di Stato, ha aggiunto, “lavora in équipe, si lavora in cinque ed è un bel gruppo che lavora molto unito”. Bertone non si è sottratto anche a considerazioni personali.
“Ho dato sempre tutto – ha sottolineato – ma certamente ho avuto i miei difetti. Se dovessi ripensare adesso a certi momenti agirei diversamente. Però questo non vuol dire che non si sia cercato di servire la Chiesa”. Riecheggiano, nelle parole del segretario di Stato, le polemiche della stagione dei “corvi”, ma anche gli strascichi del “caso Chaouqui”, cioè della consulente anti-sprechi nominata da papa Francesco che in vecchi tweet dava a Bertone del “corrotto”.
E il fatto di non essere stato difeso, prima di tutto dal Papa, ha portato all’accelerazione dell’uscita di scena di Bertone – 79 anni il prossimo 2 dicembre – e della nomina al suo posto dell’arcivescovo Parolin, ancor prima della riforma della Curia in cantiere in Vaticano. “Da una parte sembra che il segretario di Stato decida e controlli tutto, ma non è così – ha spiegato il card. Bertone -. Ci sono state delle vicende che ci sono sfuggite anche perché quei problemi erano come ‘sigillati’ all’interno della gestione di certe persone che non si ponevano in collegamento con la Segreteria di Stato”. Bertone non spiega oltre, ma non è difficile rintracciare negli ultimi anni le vicende che hanno messo in difficoltà il governo della Curia.