La valanga di informazioni riservate messe in circolazione da Wikileaks ha raggiunto il Vaticano. Un ‘pacchetto’ di cablogrammi riguardanti la Santa Sede in cui si riportano umori e posizioni su più questioni – alcune ancora aperte e spinose come lo scandalo sulla pedofilia -è stato anticipato dal quotidiano britannico Guardian.
Così, stando alle informazioni raccolte dai rappresentanti diplomatici Usa presso la Santa Sede e comunicate a Washington, il Vaticano è stato giudicato poco disponibile a collaborare nell’ambito dell’inchiesta irlandese sugli abusi sessuali da parte di religiosi e ha manifestato resistenza non permettendo a suoi rappresentanti di testimoniare.
La Santa Sede, poi, risulta seccata dal comportamento dell’Irlanda: ”Le richieste della commissione Murphy hanno offeso molti in Vaticano (…) perché sono state interpretate come un affronto alla sovranità della Santa Sede. I responsabili vaticani sono rimasti seccati dal fatto che il governo irlandese non si sia impegnato perché la commissione seguisse le procedure standard nelle comunicazioni con la Città del Vaticano”, si legge nel dispaccio del 26 febbraio 2010 siglato dall’ambasciatore americano presso la Santa Sede Miguel H. Diaz.
Le informative indirizzate a Washington parlano anche di una profonda frattura tra il Vaticano e la Chiesa anglicana, un crisi che ha raggiunto il suo livello più profondo da 150 anni in seguito all’apertura del Papa alla conversione per gli anglicani che si oppongono al sacerdozio femminile. Un’apertura pericolosa che, a giudizio dell’ambasciatore britannico presso la Santa Sede citato nel cable, è talmente ‘inflammatory’ (provocatoria, ndr) ”che potrebbe portare a discriminazioni e anche la violenza contro i cattolici in Gran Bretagna”.
Dai documenti diffusi emerge inoltre un giudizio sulla poca dimestichezza dei vertici del Vaticano con la tecnologia, una ”technofobia” viene definita a causa della quale ”la Santa Sede soffre una muddled messaging (confusione nella comunicazione, ndr). Solo il portavoce Federico Lombardi ha un blackberry e pochi una email”, scrive il numero due dell’ambasciata Usa in Vaticano nel gennaio 200.
In uno dei cable anticipati dal Guardian si fa inoltre riferimento allo scetticismo mostrato da Joseph Ratzingera ancora cardinale, nel 2004, verso l’adesione della Turchia islamica all’Unione europea, a differenza della posizione di neutralità assunta dal Vaticano sulla questione. Viene poi rivelato il ruolo di Benedetto XVI che contribuì alla liberazione dei 15 marinai britannici catturati in Iran tre anni fa.
Immediata la reazione della Santa Sede: il contenuto dei documenti diffusi da Wikileaks riguardanti il Vaticano “riflettono le percezioni e le opinioni di coloro che li hanno redatti ”, ha il direttore della sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi che ha definito grave la pubblicazione di documenti riservati e confidenziali.