ROMA – “Per celare i segreti trattano Ratzinger da pirla” scrive Antonio Soci rispondendo alla lettera di Ratzinger, pubblicata ieri dall Stampa:
Ieri sulla Stampa e Vatican Insider (il sito del giornale dedicato al Vaticano) è apparso con gran rilievo questo titolo che riporta parole attribuite a Benedetto XVI: «La rinuncia è valida. Assurdo
speculare sulla mia decisione». Suona come una clamorosa risposta alle domande che io avevo posto su queste colonne a un anno dalle sue storiche dimissioni. I colleghi di Vatican Insider – La Stampa, per capirci, sono gli stessi che reagirono con stizza allo scoop con cui, il 25 settembre 2011, preannunciavo le dimissionidi PapaBenedetto. Ci fu chi scrisse che era «scandalizzato» dal mio articolo.Questi colleghi corsero a fare i pompieri, intervistando chi diceva che era tutto infondato e che il mio articolo era assurdo e ridicolo. Sappiamo poi come sono andate le cose e quanto fosse infondatociò che scrissi. Gli amici della Stampa avrebbero potuto imparare,da quella vicenda del 2011, che non bisogna mai accontentarsi delle verità «ufficiali», altrimenti basterebbe pubblicare i comunicati stampa dei vari palazzi.
I giornalisti esistono per porre domande, mostrare le cose che non quadrano, indagare e chiedere spiegazioni sulle cose oscure o non chiarite. Invece anche ieri gli amici di Vatican insiders ono corsi a fare i pompieri,chiedendo a Benedetto di smentirci.Ma il risultato rischia di essere opposto a quello voluto. Da ieri, infatti, i dubbi sulle sue dimissioni si sono ingigantiti. Perché – come tutti sanno -il Vaticano non smentisce mai le tante illazioni o le congetture infondate che appaiono sui media. E se in questo caso ha accettato di intervenire addirittura il Papa emerito (troppo onore), è segno che il problema c’è. Ed è enorme. Non si scomoda un Papa, infatti, per una baggianata.
Del resto ciò che pubblica La Stampa non è affatto chiaro. Anzitutto quando si dispone di un documento come quello – la risposta di un Papa – è buona regola pubblicarlo integralmente, tale e quale e con riproduzione fotografica. Invece il suddetto articolo di Andrea Tornielli riporta solo qualche frase estrapolata e la fotografia della firma e della carta intestata.
Senza dirci quali sono state le domande complete e le risposte complete, con annessi e connessi. In secondo luogo i brevi vir- golettati attribuiti al Papa eme- rito smentiscono qualcosa che io non avevo mai messo in di- scussione. Infatti egli afferma che la sua decisione è stata dav- vero libera. Ma questo lo aveva già dichiarato solennemente nell’annuncio dell’11 febbraio 2013. Che cosa credevano, alla Stampa,che oggiBenedettodi- cesse di aver mentito? Io ho sempre creduto allasua dichia- razione di allora. Infatti nell’ar – ticolo del 12 febbraio scorso scrivevo: «Non è ammissibile dubitare delle sueparole, quin- di il suo fu un gesto libero». Ma ciò non spiega nulla. Questo grande uomo di Dio aveva detto di aver preso tale decisione «non per il mio bene, ma per il bene della Chiesa», perché biso- gna avere «sempre davanti il be- ne della Chiesa e non se stessi». Consideratalaguerra chegliera stata scatenata contro (si veda- no i miei articoli precedenti), si puòipotizzare cheegli -veden- doaddensarsi sullaChiesacerte minacce (sulla Chiesa, non su se stesso) – abbia liberamente de- ciso di fare un passo indietro per evitare tempeste alla barca di Pietro. In questo caso la scelta sarebbe stata libera, tuttavia de- terminata da circostanze ester- ne tutte da svelare. D’altraparte erastato lostes- so papa Benedetto – nella sua messa d’insediamento -a chie- dere: «Pregate per me perché io non fugga per paura davanti ai lupi».La rinuncianonè unafu- ga davanti ai lupi, perché anzi da Papa emeritosostiene con la preghiera il Papa regnante, Francesco, nella lotta. Tuttavia quella frase clamorosa rivelava “ . ufficialmente che il Vicario di Cristo aveva a che fare con bran- chi di lupi. Chi fossero non è mai stato chiarito. Si riferiva anche al mondo. Tuttaviaquesto «attac- co concentrico» aveva «origine fuori, ma spesso anche dentro la Chiesa». Lo scriveva lostesso Tornielli (con Paolo Rodari) nel 2010 nel libro intitolato Attaccoa Ratzin- ger, dove si mostravano l’isola – mento di Benedetto e i suoi molti nemici. Lì si svelava che, subito dopo il Conclave, potenti cardinali di Curia decretavano già che quelpontificato sarebbe durato poco («solo due o tre an- ni»)e che«l’unicacosa chenon si perdona a Ratzinger è quella di essere stato eletto Papa». D’altronde sabato scorso, in San Pietro, si è potuto vedere che Benedetto è tuttora in ottima forma fisica, così come è intel- lettualmente lucidissimo.Dun- que le domande sulle vere ra- gioni dellarinuncia siripropon- gono(delresto, induemilaanni di storia della Chiesa, mai un Pa- pa si era ritirato per l’anzianità). L’altra risposta virgolettata, riportata da Tornielli, fa trase- colare. Alla domanda sul perché ha deciso di rimanere Papa emerito(e nonvescovoemerito o cardinale), col vestito da Papa, Benedetto avrebbe testualmen- te risposto così: «Il mantenimento dell’abito bianco e del nome Benedetto è una cosa semplicemente pratica. Nel momento della rinuncia non c’erano a disposizione altri ve- stiti».
Ora, che l’intelligenza sopraffina di Ratzinger abbia voluto liquidare con una battuta surreale una questione delicatissima, che in questo momento non può e nonvuole spiegare, a me pare evidente. Padroni inve- cequellidella Stampa di consi- derarla unarisposta esauriente. Evidentemente credono che, fra l’11 febbraio (data dell’an – nuncio)eil 28febbraio(finedel pontificato), in tuttoil Vaticano e neinegozi e frai sartidi Borgo Piononsi potessetrovarenem- menounatonaca scura.Anzi,è stato confermato dal cardinal Bertone che la rinuncia era già stata decisa da mesi (come su questo giornale si è sempre scritto), quindi si dovrebbe cre- dere che in un intero anno non sia statopossibile, inVaticano e dintorni, trovare una tonaca scura. Per questo Ratzinger avrebbe deciso-controil pareredituttii canonisti(compresa Civiltàcat- tolica) – di restare Sua Santità Benedetto XVI e di vestire di bianco. Creando una situazione unica nella storia della Chiesa, per la coesistenza di due Papi e perché non è statodefinito, né a livello canonico néa livello teo- logico, lo status di Papa emerito (nei secoli scorsitutti i pontefici che si sono ritirati sono tornati alla loro condizione precedente l’elezione). Mi pare che non ci sia bisogno di commenti. Del resto l’aver deciso, nelle scorse settimane, di tenere lo stemma da Papa, rifiutando quello da Papa emeritoe quelloda cardi- nale, come c’entra con l’abito nell’armadio? Non ho trovato, nella pagina della Stampa, la risposta alla mia domanda sulla frase che Benedetto pronunciò, il 27 feb- braio 2013, per definire la sua scelta. Parlando del suo mini- stero petrino disse: «Il sempre è anche un per sempre – non c’è più un ritornare nel privato. La mia decisione di rinunciare all’esercizio attivodel ministero non revoca questo». Che cosa significa quella rinuncia all’«esercizio attivo», quel «per sempre» e quel ministero petri- no «non revocato»? Sarebbe sta- to interessante che un grande teologo come Benedetto illumi- nasse tutta questa situazione. Così come sarebbe stato inte- ressante chiedergli che cosa mai fosse accaduto di così urgente venerdì sera perché Francesco telefonasse direttamente a Be- nedetto chiedendogli di andare, l’indomani mattina, al Conci- storo pubblico in San Pietro. Si è trattato oltretutto di un fatto che ha contraddetto ciò che Bene- detto aveva annunciato («sarò nascosto al mondo»). Perché questa emergenza? A questo proposito, devo precisare che – contrariamente ad altri, a cui forse allude Tornielli – personal- mente non ho mai contrappo- sto idue Papi,rilevando cheap- paiono davvero comeMosè che prega sul monte e Giosuè che combatte nella valle. Insieme per salvare la Chiesa in un mo- mento così drammatico come forse in duemila anni mai ha vissuto. Con Tornielli, che conosco da trent’anni e di cui mi reputo amico, ho avuto anche di recen- te un piccolobisticcio. Mi aveva colpito il fatto che in due pezzi consecutivi, sabato e domenica, avesse usato, per Benedetto, le espressioni «primo fra i cardi- nali» e poi «vescovo emerito di Roma», pur sapendo bene che Benedetto aveva rifiutato di as- sumere proprio quelle qualifi- che e aveva optato invece per «Papa emerito». Avevo chiesto scherzosamente aTornielli per- ché ritenevadi degradareBene- detto, ma mi ha risposto con stizza e allora ho abbozzato. Personalmente credo che il compito di noi giornalisti non sia quello di «normalizzare» una situazione obiettivamente uni- ca, magari improvvisandoci ti- fosi diun Papao diun altro(che certo non hanno bisogno di tifo- si).Ilnostro compitoèquellodi cercar di capire, di porre do- mande, di far emergere la com- plessità di una situazione. Può darsi che le nostre domande e il nostro indagare possano distur- bare, ma il nostro dovere è cer- care la verità sempre (anche il nostro dovere di cristiani, del re- sto, è questo). Ho motivo di ritenere, ad esempio, che sia stato fatto no- tare aPapa Benedettocome, fra ledomandeda meposte,cifos- se la constatazionedel mancato bacio dell’anello, nei due incon- tri pubblici fra i due Papi. Pare che per questo Benedetto, al Concistorodi sabato,abbiafat- to ilgesto di togliersila berretta davanti a Francesco (mai fatto in precedenza), gesto che è stato enormemente amplificato dai vaticanisti. Tutta quell’enfasi però mi pare fuori luogo, perché è ovvio che Francesco è il Papa regnante: Benedetto,fin dapri- ma del Conclave, gli ha assicu- rato reverenza e obbedienza. Come tuttinoi cattolicidobbia- mo fare (personalmente su que- ste colonne ho sempre sostenu- to e difeso Papa Francesco). Ma i fattisonotestardi, esistonoein- terrogano: proprio l’enfasi sulla berrettami paremetta inrilievo ancora una volta che pure saba- to scorso non c’è stato il bacio dell’anello (un aspetto che resta misterioso e fariflettere). Se per laprima voltaBenedettodoves- se fare quel gesto, dovremmo pensare che ci sono state su di lui pressioni molto forti (e che anche nel passato ce ne siano state). In ognicaso ilmistero s’infit – tisce.
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