ROMA – Rimosso dal sito del Vaticano il colloquio con il Papa apparso su Repubblica a cura di Eugenio Scalfari: “Virgolettati inattendibili”.
Scrive Antonio Socci su Libero:
Ma ricostruiamo tutta la vicenda perché attorno a quell’in – tervista è nato il primo, vero problema del pontificato di Francesco. Anzi, un dramma. Un caso per il quale si è addirittura paventata l’ipotesi di uno scisma. Tutto risale al 1° ottobre quando Repubblica esce con uno scoop che fa il giro del mondo: una lunga intervista di Eugenio Scalfari a papa Francesco. La cosa era già in sé strana perché è noto che Bergoglio ha sempre diffidato delle interviste e da vescovo non ha mai voluto farne. In effetti leggendo si capisce subito che non si era trattato tecnicamente di una vera e propria intervista. Tutto era natocome un incontro privato e un colloquio cordiale, dovuto all’affabilità del pontefice che ama dialogare pure con i più lontani (per mostrare ai cristiani che bisogna uscire dalle sacrestie e andare a cercare tutte le pecorelle uscite dall’ovile).
Tale colloquio era stato poi riprodotto da Scalfari come intervista. I dubbi si moltiplicavano subito leggendo alcune frasi di quell’intervista attribuite al papa. Frasi pressoché esplosive. In particolare quando Scalfari riporta questa sua domanda: «Santità, esiste una visione del Bene unica? E chi la stabilisce?». Il fondatore di Repubblica scrive che questa sarebbe stata la risposta di Bergoglio: «Ciascuno di noi ha una sua visione del Bene e anche del Male. Noi dobbiamo incitarlo a procedere verso quello che lui pensa sia il Bene». Parole che fanno saltare sulla sedia molti, perché vengono interpretate subito come se il Papa considerasse l’individuo la fonte e il tribunale del Bene e del Male. Una concezionein base alla quale chiunque potrebbe giustificare le sue malefatte, perfino i suoi crimini, sostenendo che li ha compiuti per una causa buona.
È evidente che un’idea del genere è agli antipodi di tutta la dottrina cattolica e anche dell’Antico Testamento (basti pensare al Decalogo) dove il Bene e il Male sono oggettivi, non possono essere inventati dall’uomo. Sono dati da Dio anche nella coscienza e a quella voce l’uomo deve obbedire. Anche il Concilio Vaticano II afferma: «Nell’intimo della coscienza l’uomo scopre una legge che non è lui a darsi, ma alla quale deve invece obbedire» (Gaudium et spes, n. 16). Immediatamente sono scoppiate dure polemiche dal fronte tradizionalista che hanno insinuato addirittura che il papa fosse eterodosso. Si sono atteggiati a giudici del Pontefice senza nemmeno chiedersi se davvero quelle parole erano state pronunciate dal Papa in quella forma e se era mai possibile che egli professasse quelle idee. Molti non avevano concesso al Papa nemmeno il beneficio del dubbio considerando la sua poca dimestichezza con la lingua italiana (…)
Dunque da un lato c’è stata la sollevazione dei tradizionalisti. Dall’altro lato il mondo laicista che esultava come se il Papa si fosse convertito al relativismo. Un importante editorialista di Repubblica è arrivato a scrivere che «nemmeno i protestanti più devoti si spingerebbero tanto lontano. I protestanti si sono limitati ad eliminare i preti in quanto tramite tra l’individuo e il suo creatore. Le parole di papa Francesco lasciano pensare invece che quella di eliminare lo stesso Dio potrebbe rappresentare un’opzione legittima».
Era chiaro che c’era qualcosa che non quadrava e che era meglio non berla. Ma buona parte del mondo clericale, invece di applicare un sano discernimento razionale, ha amplificato quell’intervista, prendendo Repubblica per oro colato, come se nulla ci fosse da chiarire e precisare. Nessuno ha difeso il Papa. Eppure è stato subito evidente che al papa era stato attribuito un pensiero che egli non poteva – padre Lombardi spiegava che quell’intervista non era stata rivista dal pontefice. (…)
È tipico di un certo mondo cattoprogressista impancarsi a censori: sfacciati saremmo noi che – pressoché da soli –abbiamo difeso il Papa… Poi «Rosso malpelo» saliva in cattedra e confondeva le idee proprio su quel tema, delicatissimo, della coscienza, mostrando di aver letto male anche la Gaudium et spes. Anche dal mondo tradizionalista mi sono arrivati attacchi per quell’articolo: «Se fosse vero quello che scrive Socci», mi è stato obiettato, «cioè che il Papa ha protestato in quanto non voleva che l’Osservatore romano riproducesse quell’intervista, perché sul sito internet ufficiale del Vaticano quell’intervista c’è tuttora? Perché non l’ha fatta togliere?».
Ieri è arrivata la risposta. È stata decisa infatti la cancellazione di quell’intervista dal sito ufficiale del Vaticano, che qualcuno – con eccesso di zelo – aveva riprodotto. Dopo la reprimenda all’Osservatore romano, arriva la vistosa e significativa «cancellazione » dal sito vaticano. Padre Lombardi, direttore della Sala stampa vaticana, ha spiegato che «il testo (dell’intervista) è attendibile nel suo senso generale ma non nelle singole formulazioni virgolettate, non essendo stato rivisto parola per parola». Traduzione: quella frase attribuita a Bergoglio, su cui sono scoppiate tante polemiche, così com’è formulata non riflette il pensiero del Papa. Nessuno più la consideri farina del suo mulino. È e resta semplicemente un resoconto pubblicato da Scalfari su Repubblica. (…)
I commenti sono chiusi.