ROMA – Una rosa di nomi per il Colle. Il Corriere della Sera: “Alla fine, si sono visti. Un primo approccio, con uno spiraglio d’intesa. Bersani e Berlusconi hanno parlato di Quirinale. Ora il Pd proporrà una rosa di nomi condivisa.”
Bersani incontra Berlusconi Via al dialogo sul Quirinale. L’articolo a firma di Monica Guerzoni:
“Dal «cordiale» vertice non è uscito un nome per il Quirinale eppure Letta è contento: «Un buon incontro. Il metodo è giusto, c’è stato un buon clima». La verità, ammette il numero due del Pd, è che «siamo all’inizio». I reciproci sospetti rischiano di pesare ancora sul dialogo. «Non saremo settari, ma non accettiamo scambi né ricatti», ha ammonito Bersani. Eppure ora l’intesa su un nome «largamente condiviso» è davvero possibile. «Il capo dello Stato — scrive Alfano in una nota — deve rappresentare l’unità nazionale e non può essere, e neanche può apparire, ostile a una parte significativa del popolo italiano». Tra i dirigenti del Pd c’è chi ha letto in queste righe segnali di apertura anche sul governo, oltre alla disponibilità del Pdl a votare un nome di centrosinistra. Ma forse l’interpretazione è troppo ottimistica, perché è stato lo stesso Bersani a fermare Berlusconi quando l’ex premier ha provato «timidamente» a legare al tema del Quirinale quello del governo. Tentativo fallito e decisione unanime di separare i due piani di discussione. È toccato a Letta sbloccare un altro passaggio sofferto dell’incontro, quello in cui Berlusconi ha fatto capire di non aver gradito il «ti conosco, mascherina» che Bersani gli aveva rivolto al mattino dagli schermi di «Agorà». «Presidente, le difficoltà del Pd — ha spiegato il vicesegretario all’ex premier — nascono anche dal fatto che siete stati voi a mollare il governo Monti con tre mesi di anticipo, trascinando il Paese al voto».”
Disgelo con Milan e musica. Poi le prove di intesa: sarà un nome condiviso. L’articolo a firma di Francesco Verderami:
“«Un passo alla volta», si sono detti e hanno convenuto insieme. Se la prudenza di Bersani e Berlusconi si fa metodo, se sono decisi a verificare cosa c’è in fondo al percorso che hanno intenzione di esplorare, allora l’incontro può davvero essere la premessa di un’intesa. Anzi l’incontro è già un pezzo d’intesa, è il segno che un processo politico è partito, che «ci rivedremo se sarà necessario», che — giocando per il momento a carte ancora coperte — l’obiettivo comune è di eleggere il capo dello Stato alla prima votazione. Per arrivare al risultato era necessario non accomunare i temi che si sono aggrovigliati in questo crocevia istituzionale, e dunque separare la questione del Quirinale da quella di palazzo Chigi, la natura del governo dalla struttura della Convenzione per le riforme. E c’è un motivo se Berlusconi ha accettato la metodologia proposta da Bersani, che gli ha detto «a nome del Pd» di essere «seriamente intenzionato a trovare un accordo sulla presidenza della Repubblica. Ma se tenessimo insieme tutte le cose ci complicheremmo la vita». Se il leader del Pdl ha risposto «allora separiamo i temi», è perché c’è vero interesse alla riuscita del disegno che passa dall’accordo sul Quirinale con il Pd. Così, «un passo alla volta», si è discusso sull’identikit del futuro capo dello Stato. Non sono stati fatti nomi, non ce n’era bisogno. Era a Gianni Letta che il Cavaliere alludeva quando ha sondato l’interlocutore su una candidatura espressione del centrodestra. «Ma non è che voto io a nome dei 490 grandi elettori del Pd», ha risposto Bersani: «Serve una personalità che sia riconoscibile da loro, che non vuol dire uno di parte o settario».”
Il compromesso storico del ’76. Luci e ombre di un modello difficile. L’articolo a firma di Pierluigi Battista:
“Si diceva, nel ’76, che la democrazia italiana dovesse uscire dal blocco che la tormentava da oltre un trentennio, lungo l’arco dell’intera storia repubblicana. La «solidarietà nazionale», invocata in questi giorni da Giorgio Napolitano come precedente virtuoso cui dovrebbero ispirarsi le forze politiche più responsabili, doveva infatti segnare la svolta, la preparazione di un salto. Mentre l’Italia conosceva una crisi drammatica, il terrorismo rosso seminava morte negli agguati, quello nero si era perso nella follia stragista, e la violenza politica era all’ordine del giorno. Come oggi, allora? Forse peggio di oggi. Ma comunque, quel tentativo era destinato a fallire. L’Italia di oggi, che dovrebbe consigliare un governo di «larghe intese», è alla fine di un ciclo. Quella del ’76 avrebbe dovuto aprirne un altro: ecco una differenza fondamentale. La fine disordinata e sgangherata della Seconda Repubblica coincide con un meccanismo dell’alternanza democratica che si è inceppato. Per quasi vent’anni siamo andati avanti più o meno così: prima vinceva una parte, poi l’altra. Oggi non si sa chi ha vinto. O, meglio, chi ha perso di meno. E le larghe intese dovrebbero abbracciare i perdenti responsabili. Allora, nel ’76, e anche prima, quando Enrico Berlinguer mise su carta le sue riflessioni sul «compromesso storico» all’indomani del colpo militare di Pinochet in Cile, l’alternanza democratica era la grande sconosciuta nel gioco politico italiano. C’era un partito, la Dc, che aveva stabilmente il monopolio delle forze di governo e uno, il Pci, che aveva stabilmente quello dell’opposizione. Le forze intermedie, il Psi in testa, si barcamenavano da decenni tra due magnetismi contrapposti.”
I 5 Stelle occupano le Camere. Grillo: commissioni o è un golpe. L’articolo a firma di Dino Martirano:
“Beppe Grillo, nell’atto di benedire l’occupazione grillina delle aule di Camera e Senato, grida al «golpe». «I partiti hanno occupato il Parlamento» perché non vogliono insediare le commissioni permanenti, arringa dal suo blog esibendo la fotografia di Monti-Bersani-Berlusconi addobbati con divise tipiche di una giunta militare. Il leader del M5S scrive che «l’Italia non è più una Repubblica parlamentare, come previsto dalla Costituzione, ma una Repubblica partitica». Poi, con un’intervista concessa a Elisabeth Braw, che verrà pubblicata sulle testate free press Metro, Grillo attacca la classe politica che non ha il marchio di garanzia del M5S: «Mia figlia di 13 anni avrebbe molto più buon senso e competenza di questi, visti i risultati che hanno fatto. Noi abbiamo messo in campo la classe politica più giovane del mondo…». Ecco perché, anche in Italia, ci sarà «una primavera araba». E così è partita l’offensiva a 5 Stelle per insediare le commissioni permanenti anche in assenza di una maggioranza e di un governo legittimato dalla fiducia. Senatori e deputati M5S, con le apparecchiature per la diretta streaming, si sono intrattenuti in aula dopo il termine della seduta fino alla mezzanotte «per leggere la Costituzione e i regolamenti parlamentari». L’occupazione degli scranni, però, ha provocato un comunicato congiunto dei presidenti Grasso e Boldrini: «Le aule Parlamentari sono il luogo del confronto democratico e della trasparenza. E il dialogo è sempre più utile del monologo, anche quando l’oggetto della declamazione solitaria è la Carta fondamentale della nostra Repubblica».”
Carovita, potere d’acquisto mai così giù dal ’90. «Italiani più ricchi dei tedeschi ma mini-redditi». L’articolo a firma di Stefania Tamburello:
“Fatto sta che nell’indagine sui bilanci delle famiglie nell’area dell’euro —condotto per conto della Bce da 15 banche centrali (con l’esclusione di Irlanda e Estonia) — l’Italia spicca per essere un paese ricco ma senza reddito, con lo sconcertante rovescio della medaglia di essere un paese povero ma senza debiti. Definizioni all’apparenza inconciliabili ma che si chiariscono con la lettura dei dati: sulla ricchezza l’Italia è tra i primi posti con 275 mila euro a famiglia rispetto ai 231 mila di media per l’area, meno della Spagna (il paese più ricco è Lussemburgo) ma più della Francia e della Germania. Se si guarda ai valori pro capite l’Italia e la Spagna sono a quota 108 mila 700 euro, seguite da Francia (104.100 euro) e da Germania (95 mila 500 euro). Diversamente il nostro paese è al 9°posto su 15 per il reddito con circa 37 mila 850 euro, poco più di 3 mila euro al mese, per famiglia e al decimo posto per reddito equivalente, un valore che meglio consente i confronti, con circa 20 mila euro rispetto ad una media dell’eurozona di 23.500. L’Italia è però anche uno dei paesi con la quota di poveri più alta, al 16,5% contro una media del 13% e pure quello in cui le famiglie hanno meno debiti: rappresentano solo il 25% del totale rispetto ad una media dell’area dell’euro del 44%. E ciò, nonostante sia in calo, dopo anni di crescita, la propensione al risparmio. Un tasso questo che l’Istat ieri ha quantificato per l’intero 2012 nell’8,2%, in flessione dello 0,5% rispetto all’anno prima, il valore più basso dall’inizio delle rilevazioni nel 1990.”
Pd-Pdl, incontro senza intesa. La Stampa: “Ieri l’incontro tanto atteso. Un’ora di faccia a faccia alla Camera tra Bersani e Berlusconi con il leader democratico deciso a offrire un «Capo dello Stato condiviso» e il Cavaliere deluso per l’ennesima chiusura sul governissimo. Il Pd toscano esclude Renzi dai grandi elettori. E Grillo grida al golpe sulle commissioni.”
Missili nordcoreani. Tokyo schiera le batterie Patriot. L’articolo a firma di Ilaria Maria Sala:
“Batterie di Patriot in mezzo ai grattacieli di Tokyo. Pyongyang che «invita» gli stranieri presenti in Corea del Sud a «lasciare il Paese» per evitare di essere coinvolti nel conflitto. Ban Kimoon che avverte: «La situazione può sfuggire di mano». Le continue minacce che arrivano dalla Corea del Nord saranno forse solo una «guerra psicologica» ma cominciano a pesare duramente nella vita della penisola. Ieri il Nord ha emesso un comunicato in cui chiede agli stranieri presenti in Corea del Sud di «preparare l’evacuazione in caso di guerra», dato che Pyongyang non vuole «causare loro danno». La dichiarazione, pur una volta di più su un registro sorprendente, ha contribuito a rialzare la tensione. Così, per quanto chiunque si interroghi – dagli analisti politici ai passanti – dica di essere preoccupato per la situazione, ma di non poter credere che davvero il giovane leader nordcoreano Kim Jong-un voglia commettere l’irreparabile, ecco che alcuni piccoli fatti mostrano che la temperatura è lontana dalla normalità. Nei treni della metropolitana di Seul, per esempio, dagli schermi che di solito trasmettono pubblicità e qualche video educativo, ora hanno un breve e curioso «anime» – i cartoni animati in stile giapponese – che mostra dapprima un soldato dall’espressione cattiva, con sul cappello la stellina rossa, per identificarlo come soldato del Nord. Dietro a lui si piazza una formazione di altri soldatipupazzetti, un missile e un aeroplano militare vengono piazzati ai loro lati, marciano in avanti ma un altro missile e aeroplano li fermano: sono arrivati i nostri, coreani del Sud e americani intervengono a salvare la situazione prima che sia troppo tardi, ma i pupazzetti-soldati, ora che i loro giocattoli sono stati distrutti, sembrano quasi pronti a piangere. Poi, saltellanti e con le bandierine, ecco altri tre pupazzetti: un soldato coreano, uno americano, e uno dell’Onu. «Vi proteggeremo», dice rassicurante il video.”
La confessione inspiegabile delle quindicenni di Udine. L’articolo a firma di Niccolò Zancan:
“Perché si scopre che domenica l’ex ferroviere e le ragazzine passano molto tempo insieme. Loro lo chiamano per farsi portare in centro. Lui va a prenderle dall’altra parte della città. «Era una cosa normale – ripetono entrambe – ci avrà dato più di venti passaggi». Ma prima di andare in centro, si fermano in una gelateria, dove un video delle telecamere di sicurezza presto dovrebbe confermare o smentire. Poi pranzano insieme nell’alloggio di lui. Gli investigatori hanno trovato due bottiglie finite di vino e resti di pasta. Le ragazze hanno detto di aver bevuto due bicchieri a testa. Ma perché poi la scena – il tentato stupro – si trasferisce all’esterno? Un testimone vede le ragazze discutere già sotto casa dell’amico di famiglia. Forse, addirittura, prendere a calci la sua auto. Eppure salgono. Partono sulla vecchia Punto bianca di Sacher. Che dopo un centinaio di metri, avrebbe detto: «Fermiamoci un attimo. Dobbiamo parlare». Posteggiano davanti a un pratone, al fondo di via Buttrio. A cinque minuti da casa. È lì che succede. Discutono ancora. Lo raccontano due testimoni. Poi lui le aggredisce, e loro reagiscono: «Abbiamo stretto le mani intorno al collo». Chi sono queste due ragazzine, che poi si mettono a guidare l’auto «a sobbalzi»? Finiscono dentro una via chiusa: «Non riuscivamo a mettere la retromarcia». Chiedono aiuto a un passante, che fa manovra al posto loro. Due ragazzine che impiegano 11 ore e più 200 chilometri di viaggio auto, autostop, treno – prima di presentarsi alla caserma dei carabinieri di Pordenone e confessare. Ci arrivano infreddolite, terrorizzate. Una, addirittura, con addosso il maglione del signor Sacher.”
La notte più lunga. La Juve parte da 0-2, con il Bayern serve l’impresa Conte: “Tra noi e loro non c’è tutto quel divario”. L’articolo a firma Marco Ansaldo:
“Da giocatore Jupp Heynckes era un fenomeno di attaccante. Da allenatore invece se la cava bene nel mantenersi dialetticamente sulla difensiva. «La Juve ha la qualità per rendere possibile l’impossibile» ha dichiarato il 68enne tecnico del Bayern, per il quale Torino potrebbe diventare il capolinea della carriera in Champions League visto che con l’estate andrà in pensione. Ma cosa deve fare la Juve per rendere possibile l’impossibile? «Sarà una partita diversa dall’andata – sostiene Conte -. A Monaco ci venne il braccino un po’ per l’ambiente, un po’ per lo spessore dell’impegno. Sappiamo di affrontare forse il Bayern più forte di tutti i tempi, il che rende difficilissima l’impresa, ma le distanze tra noi non sono quelle viste la scorsa settimana. Abbiamo la voglia di dimostrare cosa non ci riuscì allora, abbiamo fatto tesoro di cosa abbiamo visto in campo, cercheremo di fare la partita che ha fatto il Bayern come intensità e cattiveria agonistica, sperando di avere più fortuna negli episodi». Conte si riferisce alla rete del 2-0 viziata da fuorigioco e alla mancata espulsione di Ribery come reazione a un intervento di Vidal. Tuttavia il tecnico bianconero sa che quelle sviste arbitrali furono incidenti di percorso in un match che avrebbe potuto finire molto peggio.”