Il Corriere della Sera: “Conti e carte, addio ai segreti”. Il buon senso è merce rara. Editoriale di Giovanni Belardelli:
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“«Il buon senso c’era; ma se ne stava nascosto, per paura del senso comune». Questo giudizio di Alessandro Manzoni — riferito alla psicosi collettiva legata alla peste raccontata nei Promessi sposi — potrebbe ben applicarsi anche all’attuale situazione politica italiana. Una situazione nella quale il buon senso sembra appunto essersi eclissato, a giudicare dalle dichiarazioni e dai comportamenti dei principali attori politici. Il M5S non si stanca di ripetere che non voterà mai per alcun governo, considerando le trattative e gli scambi che pure costituiscono l’essenza della politica come qualcosa di totalmente inaccettabile. Ma, data questa situazione, stupisce che allora gli altri due principali attori, Pd e Pdl, non riescano a consentire la nascita in qualunque forma di un governo limitato a pochissimi (e sostanzialmente obbligati) punti programmatici. La necessità di un tale governo appare tanto più stringente visto che eventuali elezioni rischierebbero di produrre, con ormai tre blocchi di quasi eguale consistenza, una situazione di ingovernabilità forse perfino maggiore dell’attuale (nessuno può escludere infatti che le nuove Camere possano avere due diverse maggioranze)”.
Il Pd alza i toni per ottenere un sì finora improbabile. La nota politica di Massimo Franco:
“Pier Luigi Bersani ce la sta mettendo tutta. Consulterà i partiti fino a domani, per poi tornare da Giorgio Napolitano a riferire. Ma passi avanti non se ne vedono, anzi. Il movimento del comico Beppe Grillo è fermo sul suo «no» a tutto; ed è determinato a rendere pubblico il colloquio di domani col segretario del Pd. E la speranza del presidente del Consiglio incaricato di staccare la Lega dal Pdl è naufragata. Ieri sera il segretario del Pdl, Angelino Alfano, ha annunciato che oggi andrà da Bersani in delegazione insieme con il capo del Carroccio, Roberto Maroni; dunque, niente incontro separato. Rimane la sensazione finale di un tentativo frustrato da ostacoli insormontabili. Almeno finora, non sono serviti a molto gli appelli a fare presto venuti da sindacati e imprenditori.
Fra la drammaticità delle loro parole sulla crisi economica, e i veti incrociati dei partiti, rimane una distanza siderale. Il Pd non vuole nessun accordo con Silvio Berlusconi: ritiene che l’elettorato non lo capirebbe, e anzi punirebbe qualunque passo in quella direzione. Bersani considera l’apertura di una trattativa col Cavaliere un suicidio a tutto favore del movimento grillino. Ma il risultato è uno stallo che viene imputato alla rigidità della sinistra. Berlusconi lo sa bene. Per questo insiste per un governo Pd-Pdl-Scelta civica di Mario Monti, e propone Bersani premier e Alfano vice: proposta non seria, si risponde”.
Grillo serra i ranghi e lancia la caccia agli «intrusi» sul blog. Articolo di Alessandro Trocino:
“Caccia ai troll sul blog ma anche ai possibili parlamentari dissidenti. Beppe Grillo serra i ranghi e dopo aver lanciato l’allarme su chi viene «pagato per spammare» il sito, alza il tiro, invitando tutti alla denuncia degli intrusi virtuali. Ma non sfugge a nessuno che l’improvviso appello alla «vigilanza democratica» coincida con l’avvicinarsi della data fatidica, ovvero del giorno della fiducia al governo proposto da Pier Luigi Bersani. Alle voci incontrollate di un «disagio» da parte di alcuni esponenti a 5 Stelle, in particolare senatori, la risposta dello staff è la ricerca delle eventuali «gole profonde». Dopo un sondaggio via mailing list interna — con la domanda sicula «cu fu?», rimasta inevasa — ieri alcuni membri dello staff in Transatlantico chiedevano conto ai deputati di chi avesse fatto soffiate ai giornalisti.
Domani alle 10 ci sarà l’incontro (trasmesso in streaming) tra Bersani e la delegazione 5 Stelle, formata dai capigruppo Roberta Lombardi e Vito Crimi”.
Voci sul rating e banche nel mirino. Cadono le Borse, Milano la peggiore. Scrive Stefania Tamburello:
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“Le voci hanno cominciato a circolare a metà mattinata e Piazza Affari che aveva accolto l’accordo nella notte su Cipro aprendo in rialzo, ha cambiato subito segno. L’ipotesi di un imminente downgrade del debito sovrano dell’Italia da parte di Moody’s, non confermato (ma neanche smentito) dall’agenzia internazionale di rating, ha iniziato a deprimere le quotazioni della Borsa di Milano. Tanto da fare accendere il faro della Consob. Ma è stato solo l’inizio. A ruota si è abbattuto sui listini, questa volta non solo di Piazza Affari, l’effetto dell’intervento, a dir poco incauto anche se forse male interpretato, del nuovo presidente dell’Eurogruppo, Jeronen Dijsselbloem ministro delle Finanze olandese. Il quale, evidentemente non del tutto consapevole degli effetti che le sue parole avrebbero potuto provocare sui titoli delle banche europee, ha affermato che l’accordo raggiunto per Cipro avrebbe potuto costituire un modello per l’Europa. Ivi compresi la creazione di una bad bank per il secondo istituto dell’isola, Laiki, e il prelievo forzoso sui depositi oltre i 100 milioni: misure forse adeguate ad un paese considerato paradiso fiscale e con un ammontare di depositi sovradimensionato ma certo non esportabile altrove”.
La Repubblica: “Bersani: non tratto con Berlusconi”. Salasso del 30% per i “superdepositi”. Articolo di Andrea Bonanni:
“L’accordo della notte scorsa, che ha permesso in extremis di evitare la bancarotta di Cipro e la sua uscita dall’unione monetaria, ha costretto l’eurozona a comportarsi come se l’unione bancaria fosse di fatto già in vigore. La principale caratteristica della soluzione individuata dai ministri europei, dietro pressione del Fmi e della stessa Bce, è infatti quella di spezzare il circolo vizioso tra crisi bancarie e debiti pubblici. Il piano adottato una settimana fa e respinto dal Parlamento cipriota prevedeva infatti un prelievo fiscale forzoso sui depositi bancari e l’intervento dello Stato che con quei soldi avrebbe dovuto ripianare i conti delle banche. Il «piano B» adottato nella notte tra domenica e lunedì, invece, scarica la maggior parte dell’onere del salvataggio sulle due principali banche del Paese, sui loro azionisti e sui maggiori clienti con depositi superiori ai centomila euro. Un salasso durissimo per chi viene colpito, ma che non va ad incidere sui conti pubblici di Cipro: l’isola potrà così utilizzare il prestito europeo per finanziare la ristrutturazione
del proprio sistema economico e per aiutare le banche più piccole e meno compromesse”.
“Da New Delhi, dove vivono in ambasciata protetti dal capomissione Daniele Mancini (il diplomatico a cui hanno “restituito” la libertà) i due marò lanciano un segnale forte alla politica italiana. Con una mail al programma di Toni Capuozzo su Canale 5, Salvatore Girone e Massimiliano Latorre chiedono ai politici di «unire le forze per risolvere questa tragedia». «Non ci serve ora sapere di chi sia stata la colpa, né che le forze politiche si rimpallino la responsabilità: quello che chiediamo ora non è divisione », dicono i due marinai. Un messaggio che fra l’altro ha un altro destinatario indiretto: gli stessi ufficiali, i sottufficiali, i compagni d’armi dei due fucilieri del Battaglione San Marco, il personale militare che in questi giorni ha dato segnali di brusco nervosismo, controllato anche dall’intervento immediato dei capi di Stato maggiore.
Non è chiaro come risponderà la politica: oggi alle 15 alla Camera vengono a “deporre” i due principali accusati del pasticcio politicodiplomatico, i ministri degli Esteri Giulio Terzi e della Difesa Giampaolo Di Paola. L’apparenza potrebbe ingannare: la vigilia è stata saturata di segnali di guerra, con Berlusconi in persona che chiede addirittura le dimissioni del premier Mario Monti da senatore a vita «per la brutta figura», mentre il segretario del Pdl Angelo Alfano
vorrebbe le dimissioni dello stesso Monti da premier, ma anche del ministro Terzi (che pure è vicino al centrodestra), risparmiando invece il ministro della Difesa”.
“A Roma in pochi credono davvero che i vari Gasparri, D’Alema o Storace, frequentatori della tribuna autorità dello stadio Olimpico, si pagheranno il biglietto ora che il nuovo presidente del Coni Giovanni Malagò ha abolito la tessera per lo stadio Olimpico ai parlamentari. Per dirla con le parole di Roberto Giachetti, neo vicepresidente della Camera, quella è stata «una mossa utile solo per eliminare il benefit ai peones ». In effetti tra i circa 1.600 posti della tribuna centrale, ce ne sono 120 riservati al Coni e assegnati a discrezione con biglietti omaggio. È solo una questione di sapere a chi mandare il fax giusto in casa Coni. Da tempo sono stati staccati invece i fax delle società sportive. Il nuovo presidente della Roma, l’americano James Pallotta, ad esempio, ha eliminato gli omaggi. In casa della Lazio, invece, è il presidente Lo Tito a gestire personalmente un migliaio di biglietti. Li dà a chi gli fa comodo”.
“Un evento a modo suo straordinario è accaduto a Montecitorio, dove Bersani tiene le consultazioni. Nella Sala della Regina sono entrati i capi del sindacato, che una destra retriva da sempre raffigura come pericolosi agitatori, epigoni di una lotta sociale senza esclusione di colpi, insomma per i cosiddetti «benpensanti» l’emblema dello sfascismo (ma pure a sinistra, bisogna ammetterlo, certe lotte operaie non hanno più il sostegno di un tempo)”.
L’Europa salva Cipro ma manda in rosso Borse e banche. Scrive Luca Fornovo:
“Ancora niente di buono sul fronte occidentale. L’euforia per il salvataggio di Cipro si spegne già nella mattinata di ieri, dopo un rialzo di qualche ora le Borse sprofondano, con i titoli delle banche a picco. Tanti spettri agitano l’Europa: i rischi di un nuovo declassamento dell’Italia da parte di Moody’s e i timori di altri prelievi forzosi sui conti correnti di banche europee, alimentati in un primo momento dallo stesso presidente dell’Eurogruppo. Poi la minaccia che la Slovenia (7 miliardi di asset tossici) possa essere il sesto Paese a chiedere aiuti per le banche. Il panico tra gli operatori si diffonde come un virus alle 16, secondo alcuni rumors, Moody’s potrebbe tagliare il rating sul debito dell’Italia”.
Il Giornale: “L’ultimo agguato, arrestate Dell’Utri”. Editoriale di Salvatore Tramontano:
Leggi anche: Mafia, Marcello Dell’Utri condannato a 7 anni in Appello. Chiesto anche arresto
“Marcello Dell’Utri è stato condannato in appello per concorso esterno in associazione mafiosa. Sette anni. Si parla già di arresto, per scongiurare ogni pericolo di fuga. Quella sul senatore bibliofilo sembra una storia con la sceneggiatura già scritta da tempo. In un Paese normale bisognerebbe solo prendere atto del verdetto dei giudici. Solo che in Italia i processi non appaiono più tanto normali. Il timore che dietro una sentenza ci sia anche una motivazione politica è difficile da scongiurare. Il rischio che l’indipendenza si stia evolvendo in accanimento purtroppo c’è.I tempi non sembrano mai casuali.Dell’Utri è il modo più semplice per colpire Berlusconi. Non è più in Parlamento. La stampa da anni lo ha già condannato e appena cominciano le trattative per il nuovo governo scatta subito l’arresto. Tutto casuale?Se si guarda il lavoro delle procure dall’alto i due pesi e le due misure appaiono più evidenti. A volte il confronto aiuta”.
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