Conti in rosso per i siti di news. Claudio Plazzotta, Italia Oggi

Conti in rosso per i siti di news. Claudio Plazzotta, Italia Oggi
Conti in rosso per i siti di news. Claudio Plazzotta, Italia Oggi

ROMA – “I siti indipendenti di informazione online – scrive Claudio Plazzotta su Italia Oggi – non riescono a sistemare i conti, e pure nel 2013 producono perdite di bilancio a raffica”.

L’articolo completo:

Il Post di Banzai ventures e Luca Sofri (ma pure del neosindaco di Bergamo, Giorgio Gori), per esempio, ha chiuso l’esercizio 2013 con un rosso di 468 mila euro, dopo la perdita di 480 mila euro del 2012 e di 360 mila euro del 2011.

Insomma, 1,3 milioni di euro sono stati bruciati in tre anni, a fronte di un fatturato ancora molto piccolo, che nel 2013 si è attestato appena a quota 315 mila euro.

Le cose vanno un po’ meglio a News 3.0 (Lettera 43 e dintorni) di Paolo Madron e Matteo Arpe, perlomeno dal punto di vista dei ricavi: nel 2013 siamo a 2,2 milioni di euro, ma c’è sempre una perdita di 621 mila euro. Un risultato tuttavia in crescita rispetto al rosso di oltre un milione di euro del 2012, e a quello di 770 mila euro del 2011.

All’Huffington Post Italia (di cui comunque il gruppo Espresso controlla il 49%) il primo esercizio completo, quello del 2013, ha portato un fatturato di 815 mila euro, ma perdite per 847 mila euro. Il direttore Lucia Annunziata e la concessionaria Manzoni, quindi, non hanno ancora trovato il bandolo della matassa.

E anche Blitz quotidiano non ce la fa a produrre utili sul web: 184 mila euro di fatturato 2013 (in crescita rispetto ai 117 mila euro del 2012), ma perdite per 118 mila euro (erano 142 mila nel 2012).

La società messa peggio sul fronte dei siti indipendenti di news è comunque l’Editoriale Linkiesta.it, partecipata da un azionariato diffuso: qui il fatturato resta piccolissimo (189 mila euro nel 2012, non ancora disponibile il dato 2013), mentre le perdite volano.

Nel 2013 il rosso avrebbe toccato quota 1,8 milioni di euro, dopo il rosso da un milione nel 2012 e da un altro milione nel 2011. Bruciati, insomma, quasi quattro milioni di euro in tre anni per un giochino magari divertente per qualche giornalista ma senza alcun senso da un punto di vista del business editoriale. Chissà se Marco Alfieri, affermato giornalista economico, si è pentito della scelta fatta a inizio 2013, quando ha deciso di lasciare il posto di inviato alla Stampa per passare a guidare Linkiesta, dove nel frattempo è uscito tutto il nucleo storico di giornalisti-fondatori: Jacopo Tondelli, Massimiliano Gallo, Jacopo Barigazzi, Fabrizio Goria.

Quanto ai conti dei siti di informazione indipendente, anche nel 2013 potrebbe essere ancora Dagospia a unire la capacità di attirare traffico e investitori pubblicitari, e di produrre margini: nel 2012, per esempio, il giornale di Roberto D’Agostino aveva chiuso con un fatturato di 928 mila euro, per 220 mila euro di utili.

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