Dolce & Gabbana “indignati speciali” contro l’Italia ma fanno male a tutti noi

Dolce & Gabbana "indignati speciali" contro l'Italia ma fanno male a tutti
Dolce & Gabbana

Dolce & Gabbana hanno esagerato: l’eleganza non è soltanto una maniera per confezionare vestiti, è anche una buona maniera per esprimere idee”. Non si può non essere d’accordo con Aldo Grasso, che lo ha scritto sul Corriere della Sera.

Domenico Dolce e Stefano Gabbana non sono nuovi a reazioni un po’ estreme quando entra in campo la loro vicissitudine fiscale. Alcuni anni fa, quando la notizia che avevano grane con il Fisco, tolsero la pubblicità a Repubblica e all’Espresso perché avevano dato la notizia. Durò mesi, costò due lire ai due giornali, che rifiutarono di andare a Canossa, fino a quando i due geniali creatori di moda si resero conto che senza immagine i loro prodotti non si vendono e a Canossa ci andarono loro.

Poi sembrava che Dolce & Gabbana avessero accettato la realtà delle cose: dei loro problemi con il fisco i giornali hanno parlato più volte senza notizie di rappresaglie.

A fare uscire dai gangheri i due stilisti è toccato, nel caldo del luglio del 2013, a un assessore del Comune di Milano Federico D’Alfonso, non nuovo a intemperanze comportamentali che hanno generato controversie. Aldo Grasso lo ha definito:

“indignato speciale tra gelati vietati e alta moda”

rievocandone i precedenti e sparando a zero su di lui:

“Le attività commerciali languono, solo il mercato dell’indignazione fiorisce. Com’è noto, piccati per un commento «improvvido» dell’assessore al Commercio Franco D’Alfonso («Non bisognerebbe concedere spazi simbolo della città a personaggi famosi e marchi vip che hanno rimediato condanne per fatti particolarmente odiosi in questo momento di crisi economica come l’evasione fiscale»), Dolce & Gabbana hanno chiuso i loro negozi. Tweet di fuoco, tre giorni di serrata, cartelli con la scritta «Chiuso per indignazione», comunicati stampa per spiegare di «essere stanchi delle diffamazioni che stanno togliendo serenità al nostro lavoro»”.

Qui Dolce & Gabbana hanno fatto una mossa che, tasse pagate o evase, è la più odiosa di tutte: hanno comprato una pagina di pubblicità sul Wall Street Journal per sputtanare l’Italia. L’idea di andare all’estero a parlare male dell’Italia è una cosa tipicamente italiana.

Ai tempi della guerra a Berlusconi ci fu chi prese l’aereo per andare a spiegare agli inglesi che in Italia non c’è libertà di stampa, proprio agli inglesi che fino a pochi anni fa ricevevano la velina non dal Minculpop ma dal ministero della Difesa che gli spiegava quali notizie pubblicare e quali no e il cui Governo, proprio di questi tempi, sta studiando misure che aggraverebbero la già limitata libertà dei giornali e che farebbero impallidire tutte le leggi bavaglio che Berlusconi e i suoi seguaci hanno studiato e studiano.

Queste non sono idee di Aldo Grasso, va detto con onestà, ma sono concetti di puro buon senso. Aldo Grasso si dedica poi all’assessore D’Alfonso,

“portabandiera dei grandi indignati del popolo arancione, […] l’uomo più vicino in giunta al [sindaco di Milano Giuliano] Pisapia: «È il “retropensiero” della giunta (o almeno di una parte della giunta, sindaco in testa). Quello che non si può dire pubblicamente ma che è pensato privatamente»”.

Questo i profilo di D’Alfonso come lo traccia Aldo Grasso:

“Ex manager Fininvest, ex socialista, D’Alfonso entra con successo nel settore del mercato del turismo e del marketing turistico. Con alcuni soci, si occupa anche del settore ristorazione col marchio «Shri Ganesh». È il coordinatore e organizzatore della Lista Milano Civica per Pisapia Sindaco (contro il candidato espresso dal Pd Stefano Boeri) e quando gli arancioni vincono, D’Alfonso diventa subito assessore al Commercio, Turismo e Marketing.

“Già noto per le gaffe delle salamelle e del gelato vietati a mezzanotte (e per il modo sprezzante con cui ha risposto ai cittadini), per le sparate contro Boeri, non disdegna le accuse di incapacità rivolte ai consiglieri di maggioranza (di cui fa parte) e se ne frega del garantismo. I maligni insinuano che il sindaco sia troppo sensibile all’invadenza dell’assessore: avanti così, facciamoci del male! Ex capitale morale d’Italia (senza più capitali e giù di morale), Milano si crogiola ora nell’indignazione, l’ultimo entusiasmo degli immoralisti”.

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