Elezioni europee, le prime pagine dei giornali

Il Corriere della Sera: “Vince Renzi, Pd mai così forte, battuto Grillo”. Un credito personale. Editoriale di Massimo Franco:

Sono state vissute come le elezioni di Beppe Grillo. Ma in realtà il Movimento 5 Stelle è stato superato, persino surclassato dal Pd di Matteo Renzi: a conferma che il grillismo è una gigantografia della crisi del sistema, non la sua soluzione. La realtà è che l’Italia preferisce la promessa di stabilità e di cambiamento di Renzi, per quanto ancora indefinita. E le dà fiducia, mentre una porzione di opinione pubblica oltre il 40 per cento si astiene, in attesa di un’offerta politica nuova.
I tre partiti principali riflettono una semplificazione apparente degli schieramenti. In realtà, nascondono un disorientamento che prelude a un’ulteriore evoluzione dei rapporti di forza: lo sfarinamento del centrodestra è vistoso. A Silvio Berlusconi, condannato e incandidabile, è rimasta una quota di elettorato intorno al 16 per cento. Grillo pensava di vincere trasformando le elezioni in un referendum su se stesso. Ha imposto la sua agenda, ma l’esito paradossale è stato di rafforzare un Pd per il quale le Europee erano un’autentica incognita.
Insomma, se il compito del presidente del Consiglio era di respingere l’onda antisistema di Grillo, in buona parte ci è riuscito. Anche se la marea eurofobica esiste, e le percentuali oscillanti sullo scarto di voti tra Pd e M5S, descritti alla vigilia come i probabili «due vincitori», l’hanno fatta apparire minacciosa per giorni. Il terrore di una spallata grillina, di quella che era stata definita strategia del vetriolo, dice molto. Sottolinea non la potenza della sua narrativa distruttiva ma la debolezza delle certezze avversarie. Il disastro dei partiti al governo in Europa, Germania esclusa, sottolinea ancora di più un’affermazione del Pd superiore alle previsioni.

La Repubblica: “Il trionfo di Renzi, flop di Grillo. Terremoto Le Pen in Francia”.

La Stampa: “Renzi vola e doppia Grillo”.

Terremoto Le Pen. Il Front è il primo partito, socialisti mai così male. Scrive Alberto Mattioli:

La vittoria è annunciata dai tappi di champagne che saltano e dai militanti che saltellano cantando la Marsigliese. Le 20 sono passate da nemmeno un minuto, gli exit polls sono appena comparsi sugli schermi delle tivù e la Francia non è già più la stessa. Il Front national è al 25% e diventa il primo partito: un francese su quattro ha votato per l’estrema destra e mandato un sonoro «non» all’Europa. Tracima Marine Le Pen, va male la destra sarkozysta (intorno al 20%), frana o tracolla o collassa, scegliete voi il termine, non sarà mai abbastanza forte, il Partito socialista: 14,7, minimo storico. Se quello di madame Le Pen non è un successo, ma un trionfo, per François Hollande non è una sconfitta, ma una disfatta. Waterloo più Trafalgar nella stessa sera.
I giornalisti sono accorsi in massa alla brutta sede del Fn, a Nanterre, banlieue parigina ex rossa dove, ironia della sorte, le vie portano nomi tipo rue de Stalingrad o rue Maurice Thorez, il Togliatti francese. In sala stampa c’è una densità per metro quadrato da metropolitana di Tokyo all’ora di punta. Lei, la Marine nationale, appare alle 20 e 30 già ben inceronata per le tivù e chiaramente desiderosa di godersela. Il poster con la scritta «Front national – Primo partito di Francia» era già pronto.

Europee 2014, lo speciale di Blitz quotidiano

Il Giornale: “Grillo asfaltato”. Editoriale di Alessandro Sallusti:

La Le Pen in Francia, Tsi­pras in Grecia, ma anche in Gran Bretagna, Austria, Irlanda, Danimarca, Olanda. L’Europa del­l’euro e degli eurocrati crolla sotto i colpi dei partiti della protesta. So­lo in Italia i partiti «par­lamentari »reggono l’as­salto dei nuovi sfascisti. Renzi mette le ali e arri­va al 40 per cento, Grillo paga le sue buffonate e arretra. Forza Italia pa­ga pegno ma non crolla e senza la sciagurata scissione di Alfano (falli­mentare il suo risultato, un disastro se si tiene conto che era pure allea­to all’Udc di Casini) l’ex Pdl avvicina i risultati delle ultime politiche. Insieme, centrodestra e centrosinistra, supera­no di slancio il 60 per cento dei consensi. Un miracolo, visto quello che è successo fuori dai nostri confini.
In Italia lo sconfitto è Grillo, che aveva scom­messo sul sorpasso. Al comico comunista non è riuscito ciò che la Le Pen ha ottenuto in Fran­cia: alle ultime politi­che il Movimento Cin­questelle era risultato il primo partito, oggi, un anno dopo, non lo è più. In Europa la vera scon­fitta è la signora Merkel, che resiste solo in casa sua, anche se ci sono chiari segnali che pure in Germania l’opposi­zione interna prende forza. Col senno di poi, se tre anni fa la Merkel e i suoi sciocchi alleati (Sarkozy in testa) aves­sero ascoltato – invece di cacciarlo a suon di sorrisetti ironici – l’allo­ra premier Berlusconi, che – unico tra i leader ­predicava un drastico stop alle ricette del rigo­re e supplic­ava una mag­giore elasticità dei para­metri dell’euro, oggi il quadro sarebbe com­pletamente diverso. Hanno invece preferito lasciare alla piazza e ai partiti estremisti (di ul­trasinistra in Grecia, di ultradestra in Francia) tutto lo spazio e il tem­po di incanalare a loro favore la rabbia e la di­sperazione degli euro­pei per le politiche di ri­gore. E adesso sono guai. La Merkel, a brac­cetto con la sinistra eu­ropea, è riuscita nell’im­possibile impresa di ri­dare fiato e corpo a neo comunisti, post fascisti, movimenti antagonisti alla Grillo, nazionali­smi vari e financo ai na­zisti in casa sua. Un ca­polavoro. È vero che i partiti della protesta non hanno niente in co­mune tra di loro e mai potranno allearsi per contare numericamen­te come unica forza nel Parlamento europeo. Ma sono gli effetti sulle politiche interne dei sin­goli Stati il vero terremo­to.

 

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