Mario Deaglio ha provato, sulla Stampa di Torino,
“a fare un esercizio di ottimismo”
immaginando alcune iniziative per aiutare l’Italia a uscire dal tunnel.
Una cosa da fare, secondo Mario Deaglio, è
“un uso più intenso dei fondi di ricerca e dei fondi regionali europei […e…] dopo le elezioni tedesche, [cercare di ottenere dai tedeschi] un trattamento analogo a quello ottenuto da Francia e Spagna, ossia in uno slittamento di due anni degli obiettivi per il bilancio pubblico, il che aprirebbe un polmone valutabile in almeno dieci miliardi di euro l’anno”.
Se poi il Governo di Enrico Letta fosse in grado di fare quello che il Governo di Mario Monti non è stato capace,
“un accordo con la Svizzera sulla tassazione dei capitali italiani investiti in quel Paese, potrebbe provenire un vero e proprio gruzzoletto del valore di qualche decina di miliardi. Non va poi trascurato il notevole risparmio di interessi sul debito pubblico, derivante dalla sensibile riduzione dello spread”.
Il Governo Letta
“non deve (e politicamente non può) limitarsi a una politica difensiva; può, e deve, insieme alle forze politiche che lo sostengono, mettere a punto e realizzare una politica di sviluppo. Ma, di questa politica di sviluppo ancora non si vedono tracce sicure”.
Scrive ancora Mario Deaglio che
“l’Italia del governo Letta assomiglia a un paziente che risvegliandosi da un lungo coma si trova in un mondo diverso. Riuscirà a capirlo, a interagire con una realtà globale in movimento che non perde tempo ad aspettarci? La risposta deriverà in gran parte dall’uso che il governo saprà fare di questo non pingue tesoretto che si renderà disponibile gradualmente nei prossimi dodici-diciotto mesi. E nel decidere come usarlo si troverà di fronte a scelte molto scomode perché dovrà tirare da una parte o dall’altra una coperta troppo stretta”.