ROMA – A poco più di due settimane dal voto l’interesse per le Europee si mantiene piuttosto modesto: solo un elettore su due si dichiara molto (19%) o abbastanza (34%) interessato.
La nostra presenza in Europa continua a essere considerata positivamente da due terzi degli italiani mentre gli atteggiamenti nei confronti della moneta unica sono molto più variegati e critici: il 35% ritiene positivo l’utilizzo dell’euro da parte dell’Italia, il 32% pur senza mostrare entusiasmo lo considera una scelta necessaria, il 31% al contrario lo giudica negativamente.
Scrive Nando Pagnoncelli sul Corriere della Sera:
Il voto del 25 maggio rappresenta una sorta di inedito doppio referendum, solo in parte sovrapposto: il primo pro o contro l’Europa, il secondo pro o contro il governo. Durante la campagna elettorale si è parlato sì di Europa, ma perlopiù in termini negativi, sia pure con gradazioni diverse: le proposte più radicali riguardavano l’uscita dall’euro o un referendum sulla nostra permanenza nell’Ue; quelle più blande proponevano di rivedere i parametri ed evocavano l’intenzione di far contare di più l’Italia in sede europea, trasmettendo implicitamente l’immagine di una Ue che penalizza il nostro Paese e ne limita la crescita. Si è parlato poco dei valori positivi dell’Europa e del senso della nostra appartenenza. Mancano gli argomenti. Anche tra i sostenitori che, peraltro, spesso fanno dichiarazioni apodittiche («dobbiamo rimanere in Europa»). Di certo in queste settimane la capacità di mobilitazione degli elettori da parte dei partiti antieuropeisti è apparsa nettamente superiore. Il secondo referendum (pro o contro il governo) finora non è stato certamente caratterizzato da temi e toni più pacati rispetto a primo. E sullo sfondo permane la crisi.
Nell’ultimo sondaggio prima del divieto di pubblicazione previsto nelle due settimane antecedenti il voto, emerge il fenomeno classico (e apparentemente paradossale) che si riscontra all’avvicinarsi del momento del voto: la crescita dell’incertezza. Una quota non irrilevante di elettori infatti, se fino a ieri indicava un partito, oggi tende a prendersi un momento di riflessione per verificare più a fondo le proprie scelte.
Troviamo infatti circa un terzo di elettori che sicuramente si asterrà e più del 10% che si dichiara incerto. Di questi ultimi è probabile che la gran parte alla fine scelga di non votare, ma almeno una parte (circa un terzo) si recherà alle urne. Questo, pur senza terremoti, potrebbe in parte cambiare i risultati attualmente stimati. Il voto vede saldamente in testa il Pd, che si attesta al 33,8%, in lieve calo rispetto al dato della scorsa settimana. Il Movimento 5 Stelle, al 23%, si colloca al secondo posto e conferma la tendenza ad incrementare il proprio risultato. Forza Italia continua a mantenersi al di sotto del 20%. La massiccia presenza di Berlusconi in televisione sembra non avere ancora prodotto risultati visibili. L’alleanza Ncd-Udc-Ppe si colloca a più del 6% e la Lega a poco più del 5%. Fin qui i partiti che ragionevolmente entreranno nel Parlamento europeo. Più difficile affermare con sicurezza che entrerà Fratelli d’Italia, che nel nostro sondaggio viene stimato ad un 4% tondo. Ma i margini di errore non consentono certezze. Più distanti Scelta europea e la lista Tsipras, entrambe al 3%, anche se teoricamente per queste formazioni non è detta l’ultima parola.