ROMA – Un compromesso che garantisce la “discontinuità” voluta da Matteo Renzi e allo stesso tempo accontenta Giorgio Napolitano che voleva un uomo di “esperienza”. Alla fine, per il ruolo di ministro degli Esteri, il nome che mette d’accordo Quirinale e premier è quello di Paolo Gentiloni.
Così sul Messaggero Paolo Conti spiega le ragioni della scelta:
Nella sfida per il ministero degli Esteri tra due cognomi pesanti della tradizione cattolico-democratica Gentiloni-Pistelli, la spunta Paolo e non perchè discendente della famiglia dei conti Gentiloni-Silveri, ma perché molto più affine al presidente del Consiglio.
Archiviata la quota-rosa, Matteo Renzi ha fatto oggi il nome al capo dello Stato dopo l’incontro di ieri. Un faccia a faccia molto dialettico, quello andato in scena giovedì pomeriggio al Quirinale, e la scelta fatta rappresenta un punto di compromesso tra palazzo Chigi e Colle.
La scelta di Gentiloni per la Farnesina conferma la linea di discontinuità, molto cara al presidente del Consiglio, ma al tempo stesso il nuovo ministro – malgrado non abbia un lungo curriculum internazionale – ha l’esperienza parlamentare e di governo che rappresenta per il Capo dello Stato il requisito necessario per ricoprire una poltrona delicata e particolarmente esposta al giudizio delle cancellerie.
Romano, sessant’anni, già portavoce di Francesco Rutelli e ministro delle Telecomunicazioni con il governo Prodi, Gentiloni ha giurato venerdì 31 ottobre alle 18 al Quirinale insieme ai colleghi deputati che verranno nominati sottosegretari Davide Faraone (Pubblica Istruzione) e Paola De Micheli (Economia). Inserendo una donna, come sottosegretario, Renzi conserva anche l’equilibrio di genere.
Resta di nuovo al palo Lapo Pistelli, attuale viceministro agli Esteri, e si chiude una faccenda nei tempi previsti dopo l’uscita di Federica Mogherini. L’ipotesi dell’interim, in pieno semestre europeo, era impraticabile.
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