Pare, dico pare, che l’Imu sulla prima casa è un optional; rimborsi Iva, 2 miliardi in arrivo, no, anzi 4oo milioni; Monti sta studiando qualcosa: domani si vota e si offrono sogni mentre si evitano temi fastidiosi, Infatti dell’art.18 nessuno parla più; ma la Fornero non resiste e scrive, ma sull’art.55; il Pdl riscrive la concussione per salvare Berlusconi da Ruby; Martinelli da Bergamo è un eroe per Bossi, un volgare sequestratore da 2 mila euro per il Manifesto e Befera. Intanto si scaldano i muscoli a Milano per il derby Milan-Inter, che deciderà lo scudetto.
Consoliamoci, i mali non sono solo italiani. Dal settimanale tedesco Spiegel arriva un quadro fosco della Germania e del “costo salato del suo successo economico”. Solo pochi, scrive Spiegel in una inchiesta di migliaia di parole disponibile anche nella versione on line in inglese, beneficiano del boom, mentre retribuzioni stagnanti e precarie condizioni di occupazione rendono difficile per milioni di tedeschi di quadrare i conti. Ma allora ci stiamo americanizzando tutti? Il modello socialista europeo è in crisi? Che i problemi siano comuni può aiutare o deprimere?
Il Sole-24 Ore ci riporta con i piedi per terra, con la sua inchiesta sul “malessere” che sale “tra imprenditori piccoli e grandi”, cercando di riportare “i problemi e le voci di chi fatica a resistere”. Sotto il titolo “Imprese con le spalle al muro, i dieci nodi che le soffocano: dal credito al fisco alla burocrazia: la crisi diventa emergenza”.
I dieci “nodi”, nell’ordine definito dal Sole 24 Ore, sono: “1. Crediti con la pubblica amministrazione; 2. Crediti fiscali; 3. Credit crunch; 4. Autorizzazioni e burocrazia; 5. Pressione fiscale; 6. Obblighi fiscali; 7. Riscossione e controlli; 8. Imu sui capannoni; 9. Tempi dei procedimenti civili; 10. Mercato del lavoro e cuneo fiscale”.
Quasi in risposta a questo, ieri l‘Agenzia delle Entrateha annunciato 2,2 miliardi di rimborsi Iva: è la notizia con cui apre la Stampa, anche se, come precisa lo stesso Sole 24 Ore, “per ora” sono solo 400 milioni (una “boccata di ossigeno” secondo l’Agenzia), un altro miliardo e 800 milioni arriverà a metà maggio. Qualche dubbio al Sole 24 Ore viene che si tratti solo di acqua sul fuoco pre elettorale, perché afferma che è “un segnale, sperabilmente non solo un effetto-annuncio”, ricordando che “nel corso degli anni i rimborsi si erano sempre più assottigliati e il sistema produttivo attende la restituzione di almeno 7-8 miliardi in ragione d’anno”.
Ma non basta, e il Sole 24 Ore ricorda anche “il mancato pagamento da parte di Stato ed enti locali di quasi 100 miliardi ai fornitori privati che, alla fine, si abbatte come una tragedia soprattutto sulle piccole imprese. Quei 100 miliardi da soli “fanno” l’economia di un Paese. Che infatti si è bloccata, stretta tra credit crunch e committenti pubblici inaffidabili”. Per questo, “l’annuncio di uno “scongelamento” di circa 5 miliardi è una goccia in un mare di disperazione”.
La misura della disperazione è nel titolo che occupa mezza prima pagina del Secolo XIX: “La marcia delle vedove”, non vecchie velate e vestite di nero ma giovani, belle e bellicose signore, che si sono riunite ieri a Bologna, dove avvenne un suicidio col fuoco: “Disperati, non polli, i nostri mariti vittime del fisco”. Repubblica ha un titolo in prima: “L’ira delle vedove bianche, i nostri mariti morti di Stato”.
Morti non ce ne sono stati alla sede di Bergamo dell’Agenzia delle Entrate, ma il caso di Luigi Martinelli fa politica. Bossi, alla ricerca disperata di una immagine più padana e meno albanese, ha parlato di “rivolta giusta”, riporta il Corriere della Sera. Sullo stesso Corriere le parole di Attilio Befera, che ha scritto ai dipendenti queste parole: “I nostri uffici si stanno trasformando nel punto di emersione di conflitti e lacerazioni che segnano sempre più profondamente la società”. Un incrocio tra Hoover e Di Pietro con qualche libro in più e un disegno che forse lo porterà lontano.
Non si può dare torto a Befera quando afferma (Messaggero) :”Facciamo il nostro dovere”. Dietro ogni debito col Fisco ci sono altrettante storie individuali, di colpe altrui, di congiuntura, ma anche di errori e di dissipazioni. Se l’esattore deve considerarle tutte, le casse dello Stato restano vuote, come accadrà con l’Equitalia dei sindaci. Il modello di Befera non può che essere Dreverhaven, il protagonista del film nel 1978 vinse l’Oscar: tirò giù dal letto anche un moribondo: ma era inadempiente.
Sul filone morti, Libero apre con: “Italiani alle corde: Sono figlio di un suicida e Monti mi ruba la casa. Dopo la tragedia di mio padre, ho salvato solo l’abitazione di famiglia in cui potrebbe morire mamma, malata di Alzheimer. Ma con l’Imu dovrò venderla”.
Il resto dei titoli è fatto di sogni. Messaggero: “Imu, battaglia elettorale”; Corriere della Sera: “Prima casa, Imu facoltativa. Ipotesi dei tecnici del Tesoro: dal 2013 decidono le città”. Ma è solo una “ipotesi, alla quale stanno lavorando gli esperti del Ministero”. Se pensiamo che tutte le manovre fiscali di cui Monti si è preso il merito in realtà erano state studiate per mesi dai vari funzionari guidati da Giulio Tremonti, capiamo che è solo polvere nei nostri occhi.
Sulla stessa linea è Repubblica: “Deficit, il piano di Monti alla Ue”. Ma dov’è il piano, in cosa consiste? Monti è lì da novembre, ma, scrive Repubblica nel sommarietto in corpo 8, che ricorda le clausole illeggibili delle assicurazioni, “il Governo Monti sta studiando un piano da proporre all’Unione europea per ridurre l’impatto del nostro debito pubblico”.
Il senso è chiaro: dato che il fiscal compact prevede un rientro forzato del debito pubblico che per noi significa 20 anni di stangate da 30 miliardi all’anno, togliere dal monte del debito gli investimenti pubblici (magari, perché no? anche il ponte di Messina) e i rimborsi alle imprese può lasciare un po’ di spazio di manovra in più al Governo sempre più nell’angolo per i suoi errori. Però non siamo un po’0 fuori tempo massimo? Monti poteva puntare i piedi a gennaio, quando in tanti gli chiedevano di non firmare il fiscal compact: ora può solo buttare sul tavolo suicidi e sequestri e il voto di ratifica del Parlamento che ancora non c’è.
Anche il Giornale sembra infilarsi nel filone dei sogni (a meno che non si tratti di un segnale di distensione di più ampio significato): “Miracolo: Monti si sveglia. Il Governo si decide a sbloccare i rimborsi Iva”.
Ma che non ci si possa aspettare molto da questo Governo, lo conferma la prima pagina del Corriere della Sera, con due titoli a una colonna, pesanti come a 9: una lettera di Elsa Fornero, senza apparente legame col contenuto del quotidiano. Sotto il titolo “Dimissioni in bianco. Perché non è solo una questione di donne”, la Formero firma una lettera che probabilmente qualcuno al Ministero le ha scritto, dove si salta dal maschile al femminile come nel femminismo anni ’70, si parla dell’articolo 55 del disegno di legge sul lavoro che consente alle lavoratrici (ma si presume valga anche per i lavoratori) di annullare le dimissioni in bianco. Vien da pensare che la Fornero, dopo una vita nelle nebbie di Torino, tutta casa e università, abbia gustato a tal punto le luci della ribalta da non potere stare troppo a lungo assente. Amarezza. L’altro titolo è su un articolo di Enrico Marro sul versante dipendenti pubblici della riforma del lavoro. Marro avverte che con questo Governo si va indietro, non avanti. Leggiamo la sua conclusione: “La riforma del mercato del lavoro non sarà uguale per tutti. E come se non bastasse non va nella direzione di una pubblica amministrazione che premi i più bravi e punisca i fannulloni”.
Unico sogno che sembra doversi realizzare è quello del Manifesto sulla elezione di Marco Doria a sindaco di Genova : “Genova per noi”, con una foto di Doria che se l’avessero scelta con un sorriso un po’ meno inquietante. (Corriere della Sera: “Doria a Genova tra Tucidite e il vecchio Pci”.
Queste ultime parole ci devono un po’ allarmare, perché il sistema dei partiti è unico, non ci sono buoni e cattivi, onesti e disonesti. Francesco De Vito Piscicelli conferma: “Ho dato tangenti a destra e sinistra”. E certo leggere il Fatto Quotidiano, non aiuta, col verbale dell’interrogatorio della moglie di Lusi: “Ecco dove sono finiti i milioni”.
Tiriamoci su col calcio e il derby Milan-Inter che domina la Gazzetta dello Sport, o con il Giornale che, con una settimana di ritardo rispetto a Blitz, ci porta all’ultima frontiera dell’amore per gli animali: “Nasce la prima tv solo per cani” in Usa, si chiama DogTv, trasmette dalla Califormia, 24 ore su 24, programmi di cani che giocano.