ROMA – “Il popolo democrat ci darà ragione!”. Era partita così la campagna anti-governo, anti-Renzi, anzi-Jobs Act, da parte della Cgil, della Fiom e della sinistra Pd in tutte le sue correnti e i suoi spifferi. Era partita, la madre di tutte le battaglie nel mondo dem, con l’appello dei partigiani dell’articolo 18 e dell’intoccabilità delle norme sul mercato del lavoro alla solidarietà delle masse; con il richiamo della foresta rivolto alla mitica “base” contro la linea “destrorsa” del Rottamatore; con la certezza bersanian-cuperliana di trovare tra i militanti e gli elettori quella forza d’urto anti-Jobs Act che in Parlamento scarseggia. E invece, sorpresa.
Scrive Mario Ajello sul Messaggero:
Lì dove, nel popolo di sinistra, gli anti-Renzie si sentono forti si scopre che non lo sono affatto. Il sondaggio per il Messaggero, fornisce un quadro nitido: i due terzi degli elettori del Pd sono a favore della riforma del governo. In questa parte consistente di italiani (hanno votato per il Pd il 40,8 per cento alle ultime elezioni Europee), condividono la linea renziana sul Jobs Act il 63 per cento e il 53 per cento sono convinti che questa riforma «porterà vantaggi». Stanno dalla parte del sindacato, cioè della Camusso che ha definito Renzi una «Thatcher» o di Landini che è salito a sua volte sulle barricate, soltanto il 19 per cento.
Che gli elettori di Forza Italia siano al 56 per cento a favore della liberalizzazione del marcato del lavoro è quasi scontato. Anzi questa cifra poteva essere anche più alta, se non altro per l’antipatia che gli elettori berlusconiani nutrono nei confronti dei sindacati.
Più sorprendente il dato a proposito degli elettori del Movimento 5 Stelle. Il 20 per cento sono a favore della legge, il 30 per cento non lo è ma, soprattutto, c’è un 50 per centro di votanti grillini che risponde «non lo so» alla domanda: «Ha ragione il governo o il sindacato in materia di legge sul lavoro?».
Il dato sui 5 Stelle può essere letto come una sorta di smentita, da parte della base, alla linea dura anti-Jobs Act imposta da Grillo e Casaleggio ai propri parlamentari, a colpi di «vaffa» (a Renzi e a Napolitano) e di slogan come quello lanciato ieri da Beppe: «Con questa legge vogliono trasformare i lavoratori in schiavi». I politici pentastelluti dunque vanno a testa bassa contro l’esecutivo, il popolo grillino (basti vede anche i post in Rete) ha invece posizioni più variegate. Forse legate al fatto che molti elettori M5S sono giovani.
Vista dai giovani, secondo le cifre elaborate dall’istituto di sondaggio diretto da Enzo Risso, la legge sul lavoro è positiva: il 28 per cento degli under 24 condivide la posizione del governo (il 23 no e il 49 per cento non sa). Altra rilevazione-rivelazione: i più schierati a favore della riforma sono gli italiani del Nord-Est (48 per cento), mentre i più contrari sono gli abitanti delle Isole (…)