ROMA – “Letta costa più di Monti” titola e sentenzia Libero in prima pagina. Quanto? “Crescono moltissimo (5,8 milioni in più) – scrive Franco Bechis – gli stipendi dello staff di Palazzo Chigi. E il premier si prepara alla caccia al topo: balzo del 22,4 per cento nelle spese di pulizia e derattizzazione”.
I conti di Bechis:
Nulla di particolarmente esotico, e assai lontani da quelli prediletti da re Juan Carlos in Spagna, finito nel mirino del Wwf per qualche caccia all’elefante. In Italia siamo in tempi di spending review, e Letta dovrà ripiegare su qualcosa di meno ambizioso: la caccia al topo. Almeno questa è la sua intenzione, perché nel bilancio di previsione della presidenza del Consiglio dei ministri per il 2014 è proprio quella la voce di spesa che aumenta di più.
Il capitolo sulle grandi pulizie e la derattizzazione vede stanziati 4 milioni e 40 mila euro per l’anno, assai più dei 3,198 milioni previsti nel 2013 (quando nel passaggio delle consegne Monti-Letta qualche topolino deve averla fatta franca) e comunque superiori di 740 mila euro anche rispetto ai 3,3 milioni del 2012, anno interamente vissuto da Monti a palazzo Chigi. Percentualmente significa un rincaro del 22,4%, e il capitolo che comprende la caccia al topo è fra quelli che lievitano di più nel bilancio di previsione di quest’anno, pubblicato la scorsa settimana sulla Gazzetta ufficiale della Repubblica italiana.
Come già accaduto negli ultimi anni, cogliere eventuali benefici o fallimenti dei tagli di spesa annunciati nei bilanci pubblici è difficilissimo se non impossibile.I confronti sono impropri, perché ogni anno i bilanci dei vari ministeri subiscono un robusto restyling accorpando capitoli di spesa, creandone di nuovi, sopprimendone di vecchi e passando dall’uno all’altro dicastero alcuni fondi corposi. Accade anche a palazzo Chigi, dove alcuni fondi sono stati trasferiti al ministero dell’Economia e altri sono stati attribuiti magari solo temporaneamente alla presidenza del Consiglio. I perimetri 2012, 2013 e 2014 sono quindi diversi e non confrontabili in molte voci. Per quanto riguarda il funzionamento tradizionale della macchina centrale che guida il governo italiano, la spesa è senza dubbio cresciuta.
Il capitolo della segreteria generale di palazzo Chigi (è lì che sono contenuti stipendi del personale e i costi vivi di presidente del Consiglio, vicepresidente, ministri e sottosegretari senza portafoglio), è lievitato non poco. Oltre 7 milioni più del 2012 di Monti, ben 15,5 milioni in più rispetto alle previsioni di spesa fatte nel 2013, quest’anno il cuore della presidenza delConsiglio costerà ben 293,8 milioni di euro.
Anche in questo caso però a fare lievitare la spesa sono stati inseriti per la prima volta costi e fondi straordinari per pagare alcuni avvenimenti non ripetibili: ad esempio le strutture di missione create per celebrare i 100 anni della Prima guerra mondiale e per pagare le code del bicentenario della nascita di Giuseppe Verdi (con l’idea di allungare le celebrazioni e farle arrivare fino a Expo 2015). Fra i costi che risultano in salita e non avrebbero dovuto esserlo ci sono proprio quelli della squadra principale di governo. Ci si attendeva una robusta riduzione, visto che fra i primi provvedimenti di Letta c’è stato un decreto che eliminava gli stipendi per ministri e sottosegretari parlamentari (che oggi prendono gli stessi soldi dei loro colleghi alla Camera e al Senato). E in effetti il capitolo di spesa delle retribuzioni di premier, ministri e sottosegretari si è più che dimezzato, passando da 2,1 milioni di euro l’anno a 870.407 euro previsti per il 2014.
Il capitolo non si è azzerato, perché lo stipendio continua a correre per chi non è parlamentare: lo ricevono dalla presidenza del Consiglio tre ministri senza portafoglio (Enzo Moavero Milanesi, Graziano Delrio e Carlo Trigilia) e due sottosegretari (Sabrina De Camillis e Filippo Patroni Griffi). Ma per quel 1,2 milione annuo di risparmio ci sono ben 5,8 milioni di euro spesi in più per pagare staff e collaboratori. Il capitolodi spesa per i collaboratori di Letta, Alfano, Patroni Griffi, Legnini e Minniti passa dai 6,085 milioni di euro del 2012 ai 9,36 milioni di euro del 2014, con un incremento assoluto di 3,2 milioni (+76,32%). Il capitolo per pagare gli staff dei vari ministri senza portafoglio (Milanesi, Delrio, Trigilia, Franceschini, Quagliariello, D’Alia e Kyenge) e dei loro sottosegretari (De Camillis e Sesa Amici) passa da 3,5 milioni dell’epoca Monti a 5,02 milioni previsti per l’anno in corso, con un aumento di 1,52 milioni di euro (+43,43%).
Vero che diminuisce di 1,7 milioni rispetto ai 6.777.880 euro spesi nel 2013, ma a parte il passaggio fra i due governi che di solito fa lievitare le spese, nell’anno che si è chiuso si sono pagati per poco o tanto tempo anche gli staff di ministri e sottosegretari che poi si sono dimessi e non sono stati sostituiti: da Josefa Idem a Michaela Biancofiore, da Walter Ferrazza a Gianfranco Miccichè. Diminuiscono del 9% le spese per i voli di Stato e del 21,7% quelle per la rappresentanza di premier e vicepremier. Qualche taglio importante si vede anche sulle auto blu (-34,8%), ma in compenso salgono quasi tutte le bollette di palazzo. Cresce pure di 100 mila euro lo stanziamento per «acquisto di beni di consumo per decoro premier e vicepremier», che ammonta ora a 1,5 milioni di euro. Certo, dopo il grande safari della caccia al topo bisognerà pure docciarsi, profumarsi e rivestirsi.