ROMA – Manlio Cerroni, “supremo” della spazzatura a Roma, al centro di una clamorosa inchiesta giudiziaria, è stato interrogato per tre ore dal Gip Massimo Battistini che ha in mano in questa fase l’ultima parola sull’inchiesta e sui provvedimenti di arresto.
L’interrogatorio di Manlio Cerroni è stato ricostruito da Francesco Salvatore e Maria Elena Vincenzi su Repubblica.
Si è seduto davanti al magistrato e, senza alcun tentennamento, ha descritto il sistema di gestione dei rifiuti a Roma e nel Lazio, respingendo tutte le accuse addebitategli. Oltre trenta i capi di imputazione a suo carico, a cui l’avvocato ha fornito la sua spiegazione, descrivendosi come l’unico capace di districare «la situazione che ha attanagliato Roma, vittima di una burocrazia infernale in tema di rifiuti».
Cerroni ha prima di tutto respinto, con forza, l’accusa di essere il vertice dell’organizzazione che sfruttava l’emergenza di Malagrotta, per ottenere il via libera al sito alternativo di Monti dell’Ortaccio e per aggiudicarsi la gestione ad Albano Laziale del trattamento dei rifiuti senza altri concorrenti. Ha raccontato gli iter burocratici dei provvedimenti che i magistrati gli contestano e risposto alle domande “spot” sulle sue frequentazioni politiche, locali e nazionali (l’ordinanza mostra come fossero molti gli “onorevoli” ad avere contatti con lui). Difeso dagli avvocati Giorgio Martellino e Bruno Assumma, Cerroni si è sfogato davanti al giudice Battistini: «Dovreste farmi un monumento per quello che in questi anni ho fatto in tema di rifiuti. Nonostante un sistema burocratico folle, ho evitato che nella capitale si creasse una emergenza come quella vissuta in Campania ». Insomma, secondo il re delle discariche la Città Eterna avrebbe fatto la fine di Napoli, non fosse stato per lui.
Una versione, quella del patron di Malagrotta che dopo la sua audizione è sfuggito da una porta secondaria per evitare l’assalto dei cronisti, in linea con le interviste rilasciate in passato ai giornali e gli interventi nelle poche, pochissime uscite pubbliche. Un’autoinvestitura a ruolo salvifico, in materia di rifiuti, ribadita più volte al giudice: «È inutile parlare con consulenti e specialisti: basta parlare con me, sono un oracolo in tema di rifiuti ». E questo, probabilmente, nessuno glielo può contestare. Quello che gli inquirenti gli contestano è come è diventato e continuasse ad essere «un oracolo» (…)