ROMA – Una lista di sistemi per scegliere il nuovo Senato, secondo Marco Travaglio tutti migliori di quelli inventati da Matteo Renzi e dai suoi amici è scodellata in 5 punti da Marco Tavaglio nell’editoriale di sabato 4 luglio 2015 sul Fatto intitolato “Chi vuol esser senatore”.
Marco Travaglio presenta così la sua proposta: “Non si vedeperché scartare altri sistemi di selezione dei senatori che a-vrebbero almeno il pregio della chiarezza e dell’originalità, oltreché del risparmio”. Eccola
1) Un talent showtipo la Corrida di Corrado, dal titolo “Chi vuol esser senatore”, dove ciascun cittadino possa mettere in mostra la sua abilità in ogni ramo settore dello scibile e sottoporsi al voto di una giuria altamente qualificata a cura di Maria De Filippi che in queste cose ci sa fare.
2) Abbinare il voto sul nuovo Senato alla riedizione del“Rischiatutto” (meglio: Raschiatutto) condotta da Fabio Fazio: le domande di cultura generale, con risposte in cabina e cuffie per evitare i suggerimenti dal pubblico, garantirebbero una qualità di scrittura mediamente comprensibile delle nuove leggi da tempo sconosciuta alla produzione normativa nazionale.
3) Mandare in Senato gli sconfitti – dal secondo classificato in giù, fino a esaurimento posti – di Miss Italia, del Festival di Sanremo e del Premio Strega: troverebbe finalmente una degna collocazione la presunta Elena Ferrante, risparmiandoci ulteriori piagnistei in suo favore di Roberto Saviano e Pigi Battista.
4) Selezionare i nuovi senatori sulle rubriche telefoniche di Buzzi e Carminati o sulle liste alleate di Vincenzo De Luca, che nei rispettivi ambiti hanno mostrato un fiuto rabdomantico per gli uomini del fare, all’insegna della concretezza e della praticità, scevri dalle fumisterie inconcludenti e dai vecchi steccati ideologici tipo destra-sinistra, legalità-illegalità, o peggio ancora mafia-antimafia: un Senato così formato non necessiterebbe neppure di incontri clandestini per le larghe intese, essendo la trasversalità inscritta nel Dna dei suoi membri.
5)Tirare a sorte.
Lo spunto alla pubblicazione della sua paradossale lista è dato a Marco Travaglio dalle ultime notizie sulla riforma del Senato. “Per carità, abbiamo visto anche di peggio”, si lascia scappare Marco Travaglio, ma è bene essere consapevoli dello scempio imminente. È infatti il momento della riforma del Senato, che, scrive Marco Travaglio,
“proprio a Palazzo Madama rischia di passare nella terza lettura. La minoranza del Pd s’è svegliata (meglio tardi che mai, dopo aver votato Sì una volta alla Camera e una al Senato) e con 25 senatori chiede che il Senato resti elettivo e mantenga, pur con funzioni diverse dalla Camera, un ruolo di controllo e garanzia. Se terranno duro, e senza il solito soccorso azzurro di Berlusconi e/o Verdini, Renzi dovrà piegarsi, perché senza quei 25 voti la sua boiata a Palazzo Madama non passa.Ma attenzione, perché è già pronta la truffa: la annunciava l’altroieri Repubblica col titolo squillante “Senato elettivo più vicino. Vertice Boschi-Finocchiaro”.
Naturalmente non è vero niente: l’ideona partorita dalle due Minerve non è affatto un Senato elettivo come l’abbiamo sempre conosciuto, ma – tenetevi forte – “semi-elettivo”.
Funzionerebbe così: i senatori sarebbero sempre nominati –come da legge Boschi-Verdini –dalle Regioni fra i consiglieri regionali e i sindaci, ovviamente coperti da immunità come se fossero eletti; ma al momento di votare alle regionali (e forse alle comunali, ma non si capisce) gli elettori si ritroverebbero in mano una seconda scheda, oltre a quella della Camera, con un “listino speciale” per scegliere quali consiglieri regionali (e forse sindaci, boh) potranno fare anche i senatori, nei fine settimana, a tempo perso. Una pagliacciata che farebbe il giro del mondo in 80 secondi, ma servirebbe a questi gaglioffi per poter raccontare nei talk show che così sarebbero i cittadini a scegliere (buona questa)”.