ROMA – Autoriciclaggio all’esame dell’aula della Camera dei Deputati il 10 ottobre, dopo un lungo stallo in Commissione Finanze della stessa Camera. La norma uscita dal tira e molla non piace a molti e Marco Travaglio è tra loro.
“La norma che introduce l’autoriciclaggio (con soli 15 anni di ritardo sulla Convenzione di Strasburgo, sottoscritta dall’Italia nel 1999 e mai tradotta in legge) stabilisce che chi ricicla personalmente i proventi dei suoi delitti commette reato, ma con un’eccezione: “quando il denaro, i beni o altre utilità vengono destinate all’utilizzazione o al godimento personale”.
Ecco: di fronte al godimento, lo Stato pudicamente si arrende. Godete dunque e moltiplicatevi. Purché lo facciate personalmente. Il godimento di gruppo, diversamente che per le droghe, non è previsto.
L’uso personale invece sì, e non solo in modica quantità: si può godere come ricci, ma da soli. Chapeau: la trovata è davvero strepitosa. Infatti c’è voluto un trust di cervelli e giureconsulti mica da ridere per partorirla. Si son messi d’impegno la ministra Boschi, con i suoi consulenti giuridici Ghedini&Verdini, e il ministro Orlando, con il suo staff di scienziati (gli stessi che non s’erano accorti dell’ineleggibilità di Teresa Bene al Csm per totale mancanza di requisiti).
I deputati della commissione Finanze, che avevano stilato un buon testo sulla base della proposta di Grasso e dei consigli del pm Greco, sono stati prontamente esautorati dal governo. Che del Parlamento fa volentieri a meno: i parlamentari sono mille, meglio non informarli tutti del Patto del Nazareno. Se no poi qualcuno parla.
Oggi chi fa soldi delinquendo (con evasioni o frodi fiscali, truffe, estorsioni, traffico di droga o armi o esseri umani, prostituzione, gioco d’azzardo, tangenti, furti, rapine, omicidi su commissione) e poi li ripulisce personalmente investendoli in attività lecite per poterli usare senza destare sospetti è punito solo per il reato-presupposto (quello usato per far soldi), ma non per quello finale (il riciclaggio).
Se invece li affida a un riciclatore, questo risponde di riciclaggio. Un buco normativo devastante che impedisce ai giudici di sequestrare enormi capitali sottratti al fisco e di punire chi li fa sparire.
Di qui l’esigenza dell’autoriciclaggio, previsto in tutto il mondo civile fuorché da noi.
Di qui il terrore nei partiti per una norma che porterebbe miliardi allo Stato, consentirebbe di far pagare le tasse a chi non le paga e ridurle ai fessi che le pagano, ma colpirebbe le lobby criminali degli amici degli amici.
La Francia, che pure non ha il 40% dell’economia in nero, né 170 miliardi di evasione fiscale annua, né tre mafie e mezza che accumulano 150 miliardi esentasse l’anno, ha recuperato già 2 miliardi dall’effetto-tenaglia fra autoriciclaggio e voluntary disclosure (l’accordo con la Svizzera per il rientro dei capitali illegalmente esportati).
L’Italia incasserebbe almeno il triplo. Altro che vendere qualche auto blu su Ebay.
Quindi si sa benissimo quel che si deve fare, ma non lo si vuole fare.
Forza Italia, Ncd e mezzo Pd fanno di tutto per rendere impunibile il nuovo reato. Con due codicilli. Uno è quello che diversifica le pene: se il reato-presupposto è punito oltre i 5 anni, l’autoriciclaggio va da 2 a 8; se è punito sotto i 5 anni, la pena è solo da 1 a 4, senza custodia cautelare né intercettazioni, inclusi i delitti finanziari ed economici, cioè i più diffusi.
Trovato l’inganno, fatta la legge.
L’altro trucchetto è quello del godimento personale, semplicemente ridicolo perché non s’è mai visto uno che autoricicli il suo bottino per farlo godere a qualcun altro. In pratica, l’autoriciclaggio sarà punibile solo se il delinquente, colto da crisi mistica, devolve la refurtiva a Emergency o alla Caritas.
Quando invece si tiene i soldi autoriciclati per goderseli, cioè sempre, non commette autoriciclaggio. E se uno spallone e un banchiere gli han dato una mano, non sono punibili neanche loro per riciclaggio. Così la legge che dovrebbe punire l’autoriciclaggio cancella anche il riciclaggio. Non è meraviglioso? Fra i due riciclanti, il terzo gode”.
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