ROMA – “Gli auto-oppositori” è il titolo dell’editoriale a firma di Marco Travaglio sulle pagine del Fatto Quotidiano del 10 giugno:
Renzi l’ha capito subito: “Non si vive più di rendita”. Dopo il trionfo alle Europee, sa benissimo che quel 41% è irripetibile. Ora dovrà fare delle scelte, che accontenteranno alcuni e scontenteranno altri. Dunque, anche se vincerà ancora, lo farà con numeri più contenuti e gli avversari gli rinfacceranno quel 41 per gabellare ogni suo eventuale successo per una mezza sconfitta. L’antipasto è stato servito ieri, quando il Pd ha confermato il trionfo quasi dappertutto, ma ha perso alcuni capoluoghi importanti. Livorno è quello che brucia di più, perché lì è nato il Pci, perché da 68 anni governava la sinistra e soprattutto perché il nuovo sindaco è un 5Stelle (se fosse di centrodestra, nessuno farebbe un plissè: la Banda Larga destra-sinistra non ammette intrusi). L’elettorato italiano si conferma da 16 mesi liquido e fluttuante: nulla è scontato, ogni voto fa storia a sé, c’è speranza per tutti. Renzi la lezione l’ha capita, infatti è in perenne campagna elettorale anche dopo il voto. Purtroppo non si può dire altrettanto dei suoi oppositori – i 5Stelle e la sinistra raccolta attorno a Tsipras – che seguitano a litigare e a dividersi con cacofonie parallele degne della Prova d’orchestra felliniana.
È di ieri la notizia che a Parma un gruppo di iscritti M5S fedelissimi di Grillo e Casaleggio, non si sa quanto benedetti dai capi, sono passati all’opposizione del sindaco Pizzarotti. Per i 5Stelle, Pizzarotti non è uno qualunque: è il loro primo sindaco di una città capoluogo. Passato lo psicodramma dell’inceneritore (aveva promesso di bloccarlo, non c’è riuscito per motivi giuridici e burocratici che prescindono da lui), si è guadagnato in città e anche fuori una fama di amministratore onesto, corretto e anche capace, compatibilmente con il buco di bilancio che lo costringe alle classiche nozze coi fichi secchi e il boicottaggio dei poteri forti, che prima erano pappa e ciccia con i sindaci degli scandali. Se molti cittadini votano per un sindaco a 5Stelle, e addirittura a Livorno sono maggioranza, è anche perché “Pizza” ha smentito col suo lavoro faticoso e silenzioso il terrorismo delle leggende nere “M5S=caos e salto nel buio”, “sanno solo protestare, non governare”. Anziché stargli vicino e pungolarlo con critiche costruttive, i vertici stellati hanno aperto il tiro al bersaglio, minacciando la sfiducia degli iscritti e sbeffeggiandolo sul blog. Un cupio dissolvi da suicidio di massa.
Lo stesso, elevato all’ennesima potenza, si può dire di Tsipras: nemmeno il tempo di festeggiare il quorum del 4% raggiunto contro ogni previsione, ed ecco i partitocrati di Sel e in parte di Rifondazione – noti desertificatori di urne – avventarsi contro la prima artefice del successo: Barbara Spinelli, “rea” di aver prima annunciato la rinuncia al seggio e poi, mutate le condizioni di partenza, di aver accettato l’elezione. Una decisione maturata non certo per amore della poltrona (Barbara ha una storia di giornalista e intellettuale di respiro europeo che parla per lei), ma per la valanga di preferenze (64 mila) e per il pressing di Alexis Tsipras, che l’ha candidata a vicepresidente del Parlamento europeo (…)