ROMA – Strano che nessuno abbia ancora fatto una simulazione per immaginare come sarebbe il nuovo Senato – scrive Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano – pardon la “Camera delle Autonomie”. I 148 componenti, com’è noto, non sono più eletti: 42 sono membri di diritto (i presidenti delle regioni e delle province autonome di Trento e Bolzano, i sindaci dei capoluoghi di regione e di provincia autonoma), 80 cooptati (2 consiglieri regionali scelti da ogni consiglio regionale e 2 sindaci selezionati dai colleghi di ogni regione), 21 nominati dal Quirinale (“cittadini che abbiano illustrato la Patria per altissimi meriti”), e i 5 attuali senatori a vita (Cattaneo, Ciampi, Monti, Piano, Rubbia). Ora facciamo finta che la riforma Renzi fosse entrata in vigore da un paio d’anni.
E vediamo la formazione tipo della nuova “Camera Alta”. Governatori: il valdostano Rollandin (pregiudicato a 16 mesi per abuso d’ufficio, rinviato a giudizio per un appalto di parcheggi), il piemontese Cota (indagato per peculato con mutande verdi), il ligure Burlando (arrestato in passato e più volte indagato, sempre assolto), il lombardo Formigoni (rinviato a giudizio per corruzione), il veneto Tosi (pregiudicato per istigazione all’odio razziale), il bolzanino Durnwalder (indagato per peculato), il trentino Dellai (incensurato), il friulano Renzo Tondo (indagato per peculato), il toscano Rossi (indagato per falso), l’emiliano Errani (imputato per falso, poi assolto), l’umbra Marini (incensurata), la laziale Polverini (indagata per illecito finanziamento), il marchigiano Spacca (incensurato), il campano Caldoro (indagato per epidemia colposa), l’abruzzese Chiodi (indagato per truffa, peculato e falso), il molisano Iorio (condannato a 16 mesi e poi prescritto per abuso, indagato per uno scandalo di rifiuti), il pugliese Vendola (imputato per abuso e concussione), il lucano De Filippo (indagato per peculato), il calabrese Scopelliti (condannato in primo grado per abuso), il sardo Cappellacci (indagato per abuso e imputato per due bancarotte), il siciliano Lombardo (imputato per concorso esterno in associazione mafiosa). Due anni fa, su 21 governatori, solo 4 erano intonsi da problemi giudiziari. Anche fra i sindaci dei capoluoghi regionali, i guai con la giustizia (penale o contabile) si sprecavano: dal torinese Chiamparino (poi prosciolto) alla genovese Vincenzi, dal bolognese Merola al romano Alemanno all’abruzzese Cialente, dal potentino Santarsiero al napoletano De Magistris, dal palermitano Cammarata al cagliaritano Zedda. Per non parlare dei sindaci degli altri capoluoghi (mitico De Luca, collezionista di indagini e ras di Salerno). Poi ci sono i consiglieri regionali: lì, essendo 18 interi consigli regionali su 20 sotto inchiesta per Rimborsopoli, è quasi impossibile trovarne uno immune da imputazioni. Restano i 21 cittadini che hanno illustrato la Patria, a scelta di Napolitano, ed è facile immaginarli: Violante, Amato e un esercito di corazzieri presi di peso dalle liste dei “saggi” annata 2013 (i 10 incaricati ad aprile di scrivere il programma del nuovo governo e i 42 precettati per riscrivere la Costituzione). Quelli almeno, come pure i senatori a vita, dovrebbero essere immuni da avvisi di garanzia e rinvii a giudizio, a meno che il Colle non ricada nella tentazione di nominare gli indagati per i concorsi universitari truccati. Così il nuovo Senato vanterebbe una maggioranza schiacciante di inquisiti. Roba da far impallidire quello di Tangentopoli (che ne aveva solo un quarto) e da riabilitare perfino la Camera (che ne ha appena una sessantina). A questo punto però, siccome Renzi va di fretta, potrebbe risparmiare altro tempo prezioso affidando la selezione dei senatori alle questure e alle procure: si prendono i mattinali dei ricercati e i registri degli indagati, e si tira a sorte. O, ancora meglio: ci si porta avanti col lavoro e si pesca direttamente nei cortili dei penitenziari durante l’ora d’aria, con appositi ponti aerei verso Palazzo Madama. Alleviando, fra l’altro, il dramma del sovraffollamento delle carceri.