Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano: “L’Assemblea Prostituente”

Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano: "L’Assemblea Prostituente"
Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano: “L’Assemblea Prostituente”

ROMA – “No, vabbé, ha fatto anche questo – scrive Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano – Oltre a Verdini, alla Rossi, a Quagliariello e a Romani, monna Maria Elena Boschi ha baciato pure Antonio Razzi”.

L’articolo completo:

Non è uno scherzo: è la foto che immortala per i posteri l’ultimo atto dell’alato dibattito sulla nuova costituzione (minuscola, s’intende) approvata l’altroieri in prima lettura dal Senato. Se l’ 11 marzo 1947 un grande laico e liberale come Benedetto Croce invocò l’assistenza dello Spirito Santo per illuminare i 556 Padri Costituenti recitando l’”inno sublime” del Veni Creator Spiritus, venerdì a Palazzo Madama risuonava il Veni Pregiudicate Silvi con tutti i suoi boys and girl. Esercizio per l’estate: cercare su Internet le foto, rigorosamente in bianco e nero, dei Padri Costituenti – quelli veri – solennemente impegnati fra il 1946 e il 1948 a scrivere la Costituzione Repubblicana, e confrontarle con lo Stracafonal di Umberto Pizzi sui pomicia-menti delle Boschi & Finocchiaro con la variopinta fauna di padri ricostituenti beotamente intenti ad abrogare se stessi (della qual cosa ci faremo una ragione); ma anche, quel che è più grave, 47 articoli della Costituzione per sostituirli con altrettante pippe prolisse, scombiccherate, confuse, insensate, contraddittorie che paiono scritte da un branco di analfabeti in evidente stato di ebbrezza. Una scena da commedia sexy anni 80, tipo “La ministressa ci sta col senatore” o “La relatrice della riforma costituzionale”, con l’aggravante dell’assenza di Gloria Guida ed Edwige Fenech e della presenza Zanda e Razzi al posto di Alvaro Vitali e Bombolo. Il corteo dei baciatori della ministressa e della relatrice era guidato dal capogruppo forzista Paolo Romani che, va detto a suo onore, appariva un filo imbarazzato dinanzi alle labbra protese della Boschi: avrebbe preferito un po ’ più di discrezione, ma l’effetto risucchio gli è stato fatale. Smack. Alle sue spalle anche il foltocrinito Verdini, uso a muoversi tra il lusco e il brusco, tentava di ripararsi dietro la chioma fulva di una deputatessa, ma la sua candida cofana cotonata a pelo lungo sbucava inequivocabilmente dalle foto nell’atto del bacio alla ministra, reduce da analoghe effusioni con il ricostituente Quagliariello. Doppio muah con scappellamento a destra. In zona limitrofa dell’emiciclo, frattanto, l’avvenente Schifani arpionava un braccio della Finocchiaro, che si voltava di scatto e gli stampava uno schiocco sulla guancia, irresistibilmente attratta dal fascino del 416-bis. Slurp. Alla vista della processione, Razzi smetteva di domandarsi che cazzo avesse votato fino a pochi istanti prima e avanza impettito verso Monna Boschi con l’aria di dire: “Sarà un’usanza di queste parti, vedi mai che sia l’inizio di un’ammucchiata: se questi si baciano tutti, un motivo ci sarà; nel dubbio, mi ci fiondo anch’io”. Bacione anche per lui. Da notare il dignitoso contegno del tanto vituperato Mimmo Scilipoti, che ha preferito un low profile davvero encomiabile. Alla festa di fine anno mancavano soltanto i gavettoni di pipì, le fiale con puzzetta, gli stronzetti di gomma e le gare di rutti, ma purtroppo B. non poteva entrare. Il clima comunque era quello liberatorio del grande coming out. E i ricostituenti pidinforzisti vanno compresi. Sono vent’anni che si vedono di nascosto, fra toccatine furtive e strusciamenti clandestini, polluzioni bicamerali e strizzatine di larghe intese, al massimo qualche occhiata lubrica e qualche pizzino da un banco all’altro. Ora che arriva il “liberi tutti”, possono finalmente limonare duro alla luce del sole, in favore di telecamera, e allora ci danno dentro come Buffon e la D’Amico. Finita la festa, il cameriere pieghevole Piero Grasso dà una pulitina ai locali e annuncia stremato la meritata vacanza low cost. Seguìto a ruota da Monna Boschi, che cerca affannosamente un volo last minute per le ferie, al solito tristi e solitarie. Beata gioventù: quest’anno s’è liberata Villa Certosa, a parte qualche capatina di Barbara Guerra. Se passano da zio Silvio a Cesano Boscone, magari le chiavi per qualche giorno gliele ammolla.

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