ROMA – “Le invasioni barbaria” scrive Marco Travaglio, “La scena di Enrico Letta in missione-petrolio negli Emirati che replica da pari a pari a Rocco Casalino (che non è il diminutivo di Casa-leggio: è proprio quello del Grande Fratello) e parla agli emiri di Daria Bignardi (che non è omonima della presentatrice del Grande Fratello: è proprio lei) resterà nelle cineteche accanto ai film dei Monty Python, a Totò le Mokò, Totò sceicco e Totò d’Arabia”.
L’editoriale sul Fatto Quotidiano:
Se il nostro valoroso premier si portava pure Saccomanni pittato col lucido da scarpe come Nino Taranto in Totòtruffa, magari rimediavamo pure un ponte a gittata unica col Katonga. Invece i titoli dedicati all’Editto di Doha dalla stampa di regime, che traducono l’espressione maccheronica del premier “è una barbaria, è una barbaria” nell’italiano “barbarie”, vanno ad aggiungersi alla lunga tradizione dell’eterno Minculpop nazionale. Mentre proviamo a reprimere un fastidioso rimpianto per le missioni internazionali del Cainano, improntate a ben altra statura e pregnanza, proviamo ad affrontare il merito del “caso Bignardi-Casalino”, trattenendo a stento le risa. Dunque la Daria, nel suo sempre più clandestino presepietto televisivo, invita il deputato M 5 S Alessandro Di Battista e, non trovando di meglio, lo inchioda a una colpa gravissima, un’onta indelebile: “Non prova imbarazzo ad avere il padre fascista?”.
Mai prima d’ora le idee politiche dei genitori dei politici, come dei giornalisti, come dei vigili urbani, come di chiunque altro, avevano fatto notizia, anche perché né colpe né meriti si trasmettono di padre in figlio. Ma per i 5 Stelle si fa volentieri un’eccezione: se già Casaleggio è massone, satanista, esoterista, dedito forse a sacrifici umani, e Grillo è perlomeno nazista, che dobbiamo mai aspettarci dal loro discepolo Di Battista che è pure figlio di un fascio? Tout se tient. A quel punto il Casalino, che lavora alla comunicazione del M 5 S, butta lì un tweet piuttosto pertinente: ma la Bignardi non proverà imbarazzo per il suocero Adriano Sofri, condannato a 22 anni perché mandante del delitto Calabresi?
Il Casalino non lo sa, ma pure il padre della Bignardi era fascista, come ha rivelato lei stessa nella sua appassionante autobiografia romanzata. Ergo nessuno meglio di lei può raccontare, visto che è così interessata, cosa si prova ad avere un fascista e un assassino in famiglia. Dunque che le salta in mente di chiederlo ai suoi ospiti? Anzi a uno solo, Di Battista il giochino, esteso ad altri ospiti del presepietto ben più graditi, potrebbe innescare scene davvero imbarazzanti, visto che fino al 1945 gli italiani erano quasi tutti fascisti: compresi il fondatore del giornale su cui scrive Sofri e, absit iniuria verbis, il presidente della Repubblica in carica e in ricarica.
La polemicuzza potrebbe finire lì, fra un Casalino e una Bignardi, eventualmente anche un Sofri (nel senso del padre del marito della Bignardi, il quale comunica sul Foglio che lui è, sì, un condannato per omicidio, ma non è un omicida: un po ’ come Berlusconi che è, sì, un pregiudicato per frode fiscale, ma non è un frodatore fiscale). Invece, da Doha, si fa inopinatamente vivo – si fa per dire – il presidente del Consiglio, per stigmatizzare a nome del governo e delle più alte cariche dello Stato il tweet del Casalino e solidarizzare con la famiglia Bignardi-Sofri, parlando di “frasi folli” e di “barbaria senza fine”, poi tradotta in “barbarie”. Escludendo che si riferisse al programma della Daria, Le invasioni barbariche, si apprende che ce l’aveva proprio col tweet di Casalino. E doveva pure essere sobrio, visto che l’uso e abuso di alcolici nei paesi islamici è severamente vietato. Il che spiega lo sguardo interrogativo e allarmato degli emiri presenti alla scena. Anziché scompisciarsi, la stampa italiana ha subito rilanciato l’Editto di Doha a edicole unificate, con uno sdegno mai visto neppure ai tempi dell’Editto bulgaro. Quando non un Casalino, che non possiede né controlla nemmeno una tv di quartiere, ma Silvio Berlusconi attaccò da Sofia due giornalisti e un comico, ottenendone l’immediata radiazione da tutte le tv del Paese. A proposito: cosa prova Letta ad avere quello zio?
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