Martin Heidegger: “Gli ebrei si sono autoannientati”. Scritto inedito su Shoah

Martin Heidegger: "Gli ebrei si sono autoannientati". Scritto inedito su shoah
Martin Heidegger: “Gli ebrei si sono autoannientati”. Scritto inedito su shoah

ROMA – Gli ebrei si sono “autoannientati”. Perché la Shoah, il loro feroce e sistematico sterminio,  altro non sarebbe che un “autoannientamento”. Lo scriveva, tra il 1942 e il 1948 il filosofo tedesco Martin Heidegger.

Una interpretazione assurda e disturbante che è allo stesso tempo conseguenza inevitabile di quanto scritto in precedenza dal pensatore tedesco. Le nuove teorie, contenute nei “quaderni neri” che erano rimasti inediti sono evidentemente choccanti. Ma allo stesso tempo, come spiega in un lungo articolo per il Corriere della Sera Donatella Di Cesare, sono frutto delle posizioni antisemite espresse da Heidegger in tutta la sua produzione precedente.

Scrive Di Cesare:

Gli ultimi anni del conflitto planetario, la sconfitta della Germania, la presenza delle forze alleate sul suolo tedesco sono gli eventi che fanno da sfondo a quella che, anche altrove, Heidegger chiama «storia dell’Essere», il cammino della filosofia in grado di aprire un varco per la salvezza dell’Occidente. Dopo il 1945 il cammino non si interrompe, ma si ripiega su di sé, fra tornanti e vie traverse. Heidegger non smette di cercare l’«altro inizio», l’alba dell’Europa, sebbene orientarsi sia divenuto quasi impossibile. Le macerie della Germania attestano, senza equivoci, il fallimento della missione affidata al popolo tedesco. Insieme a questo naufragio epocale Heidegger vive anche il proprio tracollo accademico: l’ex rettore di Friburgo nel 1946 viene interdetto dall’insegnamento

(…)

Ma questo volume è destinato a lasciare il segno soprattutto perché cancella un luogo comune della filosofia del Novecento: il «silenzio di Heidegger» dopo Auschwitz. Se gli ebrei hanno un ruolo di primo piano nei precedenti Quaderni neri, che vanno dal 1931 al 1941, se la «questione ebraica» è strettamente connessa alla questione dell’essere — come ho cercato di mostrare nel mio libro recente — non può sorprendere che Heidegger parli della Shoah e la consideri sia sotto l’aspetto filosofico sia sotto quello politico.
Selbstvernichtung, autoannientamento è la parola chiave: gli ebrei si sarebbero autoannientati. Nessuno potrebbe allora essere chiamato in causa, se non gli ebrei stessi. Già nei quaderni del 1940 e del 1941, quando viene avanzata l’esigenza di una «purificazione dell’Essere», fa la sua inquietante comparsa il termine «autoannientamento».

E ancora:

Rigoroso e coerente, Heidegger non fa che trarre la conclusione da tutto quel che ha detto in precedenza. Gli ebrei sono gli agenti della modernità; ne hanno diffuso i mali. Hanno deturpato lo «spirito» dell’Occidente, minandolo dall’interno. Complici della metafisica, hanno portato ovunque l’accelerazione della tecnica. L’accusa non potrebbe essere più grave.

Solo la Germania, grazie alla ferrea coesione del suo popolo, avrebbe potuto arginare gli effetti devastanti della tecnica. Ecco perché il conflitto planetario è stato anzitutto la guerra dei tedeschi contro gli ebrei. Se questi ultimi sono stati annientati nei lager, è per via di quel dispositivo, di quell’ingranaggio che, complottando per il dominio del mondo, hanno ovunque promosso e favorito. Il nesso fra tecnica e Shoah non deve sfuggire. Ed è proprio Heidegger ad avervi fatto allusione altrove. Che cos’è infatti Auschwitz se non l’industrializzazione della morte, la «fabbricazione dei cadaveri»?
In linea con il suo antisemitismo metafisico, Heidegger vede dunque nello sterminio un «autoannientamento». La Judenschaft, la «comunità degli ebrei» — scrive nel 1942 — «è nell’epoca dell’Occidente cristiano, cioè della metafisica, il principio di distruzione». Poco più avanti aggiunge: «Solo quando quel che è essenzialmente “ebraico”, in senso metafisico, lotta contro quel che è ebraico, viene raggiunto il culmine dell’autoannientamento nella storia».
La Shoah avrebbe allora un ruolo decisivo nella storia dell’Essere, perché coinciderebbe con il «sommo compimento della tecnica» che, dopo aver usurato ogni cosa, consuma se stessa. In tal senso lo sterminio degli ebrei rappresenterebbe quel momento apocalittico in cui ciò che distrugge finisce per autodistruggersi. Culmine «dell’autoannientamento nella storia», la Shoah rende quindi possibile la «purificazione dell’Essere».

Per l’articolo integrale sul Corriere della Sera clicca qui

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