MILANO – “Buoni cristiani, ma non fessi”. Così Matteo Salvini risponde all’arcivescovo di Milano Angelo Scola “colpevole” a suo dire di aver offeso “la scelta di milioni di italiani”. Quelli che avevano votato Lega. Il riferimento di Salvini è alle parole di Scola secondo cui “ciò che tiene in politica è la capacità di parlare agli uomini, a tutti gli uomini. Se qualcosa ha un orizzonte più ristretto, magari sul momento può avere impatto, ma poi bisogna anche guardare e progettare il futuro”.
Riferimento alla Lega evidente anche secondo Marco Bresolin de La Stampa che parla allo stesso tempo di un Salvini sempre più lanciato verso il suo sogno di diventare sindaco di Milano nel 2016. Partita incerta, in cui Salvini parte tutt’altro che battuto. Ma c’è anche chi teme che una candidatura così radicale possa essere in qualche modo un regalo al Pd. Scrive Bresolin:
Ancora non sappiamo come andrà a finire. Quel che è certo è che «Milano sarà un laboratorio dei cambiamenti della politica italiana» dice il sociologo Aldo Bonomi. E nel centrodestra potrebbe davvero essere la volta buona per le primarie. Ieri le hanno chieste tutti: da Giulio Gallera, coordinatore cittadino di FI, fino a Roberto Maroni, che addirittura le vuole «entro luglio» Giovanni Toti non è contrario. E se le primarie – dove l’attivismo fa la differenza – incoronassero proprio Salvini?
Nei salotti della politica e della borghesia milanese, il discorso sta iniziando a circolare. E a qualcuno l’immagine del sindaco con la ruspa, parcheggiata in piazza della Scala, un po’ spaventa. «A me un sindaco leghista non fa paura, lo abbiamo già avuto – dice Ignazio La Russa, deputato di Fratelli d’Italia e da sempre nella stanza dei bottoni del centrodestra milanese -. Ma la mia impressione è che non sia questo il vero obiettivo di Salvini». Eppure a sentire il leader del Carroccio, galvanizzato dalle Regionali, sembra che ci sia qualcosa di più di un’idea. «Il problema è che a Milano il centrodestra è sotto di 20-22 punti rispetto al centrosinistra – fa i conti Riccardo De Corato, già vicesindaco con Albertini e Moratti, passato a Fratelli d’Italia -, la mia domanda è: Salvini è in grado di recuperarli? Servono 470 mila voti, in gran parte di gente che non va più ai seggi. Considerato che tra gli astenuti c’è il ceto medio moderato, ripeto: Salvini è in grado di riportarli alle urne?». L’impresa non è facile.
Il problema per Salvini, spiega sempre Bresolin, è che Salvini potrebbe fare fatica a intercettare gli indecisi al ballottaggio:
Per Nicola Pasini, docente di Scienza Politica alla Statale, bisogna fare molta attenzione alla legge elettorale, che è diversa dalle Regionali. «Al ballottaggio, di norma, una compagine “di pancia” fatica a intercettare ampi settori dell’elettorato. Però va detta una cosa: Salvini ha grandi capacità di comunicazione, sa parlare ai cittadini dei problemi concreti. Questo potrebbe permettergli di intercettare quell’elettorato non radicato, silente, che è molto fluttuante». Piuttosto scettico Manfredi Palmeri, che nel 2011 si era candidato sindaco con il terzo polo. «Alle Europee, qui il Pd ha pescato parecchio nell’elettorato di centrodestra. Per evitare che ciò si ripeta, serve un’offerta politica moderata».
Ammesso anche che riesca a conquistare gli elettori, che sindaco sarebbe Salvini? «Di solito le istituzioni arrotondano gli spigoli – riflette Basilio Rizzo, presidente del consiglio comunale e veterano della sinistra milanese -. E conoscendo Salvini, il suo modo di fare, molto utilitaristico, so che lui quando ha un obiettivo è disposto a tutto pur di ottenerlo. Anche a cambiare atteggiamento». Ma per De Corato il problema è un altro: «Salvini dovrebbe dimostrare di saper amministrare, cosa che in vita sua non ha mai fatto».