MILANO – I negozi di via Monte Napoleone accusano: “Meno affari senza i contanti”. I clienti stranieri allontanati dai limiti di spesa in banconote. Cinesi, russi e arabi ormai vanno a fare gli acquisti all’estero.
Scrive Isidoro Trovato sul Corriere della Sera:
Provate a immaginare la scena. Un gruppo di turisti cinesi entra in uno dei negozi «griffati» di via Monte Napoleone a Milano e chiede di guardare una cinquantina di famose (e costose) borse da donna. Si tratta di pezzi speciali da circa cinquemila euro l’uno. Alla fine il conto è di più di 250 mila euro e i cinesi sono pronti a pagare in contanti. «Contanti? — sgranano gli occhi i commessi — In Italia non si può». A questo punto i diligenti turisti cinesi girano le spalle e vanno via senza acquistare. La scena (più o meno simile) si svolge più spesso di quanto si possa immaginare. «E poi sa come va a finire? — chiede Guglielmo Miani, presidente dell’Associazione commercianti di via MonteNapoleone — che i cinesi, come i russi e gli arabi i loro acquisti vanno a farli in Svizzera e non più in Italia. In particolare i turisti cinesi ricevono ordinazioni di parenti e amici che danno loro i soldi per gli acquisti. Per questo arrivano in Italia con grandi somme di contante, che però non potranno spendere a causa delle leggi attualmente in vigore».
In realtà la legge è quella arrivata col decreto Salva Italia del governo Monti e prevede che la soglia massima per i pagamenti in contanti sia di 999 euro, però i cittadini dell’Unione europea per gli acquisti al dettaglio godono di una deroga fino a un tetto massimo di 15 mila euro.
Intanto però a giugno è arrivato in Parlamento il «decreto competitività» (in approvazione alla Camera) che contiene deroghe anche in tema di pagamenti in contanti. In pratica il decreto, se approvato in questa forma, introdurrebbe soglie diverse per l’uso dei contanti a seconda del Paese di origine del turista che effettua il pagamento: dai 2.500 per la Spagna ai 1.500 della Grecia, mentre in Germania e Olanda non c’è nessun limite all’uso dei contanti. «Una Babele — protesta Miani — in pratica la legge si applica in 27 modi diversi, uno per ogni Paese dell’Unione europea».
Ma non basta. La nuova norma richiede anche una specie di schedatura del cliente: il commerciante dovrebbe chiedere un documento e inviarlo, insieme a una comunicazione preventiva, all’Agenzia delle Entrate. «Ma si immagina noi che chiediamo i documenti a un cliente russo o arabo? — sorride Miani — Scapperebbero a gambe levate». Inutile, però, far finta di ignorare che alla base di questi provvedimenti c’è una lotta al denaro sporco, al riciclaggio e all’evasione fiscale. «Certo — concorda il presidente dell’Associazione che conta 120 iscritti — ma davvero è questa la strada più efficace per la lotta al nero? Dall’entrata in vigore della legge sui contanti, i nostri incassi calano al ritmo di 2 miliardi l’anno e non solo per effetto della crisi, quella c’era anche prima. Si trattava di evasione? Ma chi compra in nero continua a farlo all’estero. E il fisco incassa 480 milioni in meno l’anno. Lo sa chi è il turista che in Germania spende più soldi dopo i russi? Gli Italiani. Altro che crisi». E altro che cinesi.