Mps, i Monti bond su misura per la banca senese

ROMA – I Tremonti bond erano nati per tutte le banche. I Monti bond, invece, sembrano fatti su misura per la Monte dei Paschi di Siena. E’ quello che sostiene Isabella Bufacchi sul Sole 24 Ore in un articolo metà politico e metà ultra-tecnico che non fa sconti a Mario Monti.

È quindi inevitabile, e comprensibile, che vi siano differenze anche sostanziali tra i Monti-bond (con interessi che potranno essere pagati parzialmente o totalmente con azioni o con gli stessi ibridi) e i Tremonti-bond (con cedola pagata in cash). Gli strumenti ibridi che l’assemblea del Monte ha approvato ieri riflettono l’impostazione del “buffer convertible capital securities” predisposta dall’Eba per alzare il Core Tier 1 al 9%: l’Autorità bancaria europea lo scorso ottobre aveva indicato il “backstop” del Montepaschi attraverso la sottoscrizione da parte del Mef di speciali convertibili subordinate, per colmare «l’ammanco patrimoniale» senza far scattare gli aiuti di Stato. Il Governo Monti, sotto copertura europea, ha dunque aperto a Mps nuovamente l’accesso alle casse dello Stato a condizioni straordinarie, su misura: i Tremonti-bond erano stati concepiti come rete di sicurezza in più a un sistema bancario italiano comunque solido, quando invece quello di molti altri Stati era andato in mille pezzi. I Monti-bond sono serviti a rafforzare il patrimonio di una banca in particolare, il Monte, così come indicato dall’Eba (che ha valutato le singole situazioni patrimoniali in Europa attraverso le banche centrali nazionali). Così i nuovi ibridi, sostituendosi ai vecchi, consentiranno al Montepaschi – nel caso di esercizio non in utile – di pagare interessi in azioni.

Gli ibridi varati a firma del Governo Monti impegnano Mps a non procedere a riduzioni di capitale e a comunicare tutte le variazioni con impatto negativo rilevante sulla propria situazione patrimoniale finanziaria o reddituale «che dovessero intervenire prima della sottoscrizione dei titoli» e successivamente al 30 giugno 2012.Il Monte dovrà inoltre rispettare una politica di remunerazione e incentivazione concordata con la Banca d’Italia e «non fare riferimento alcuno nelle proprie campagne pubblicitarie alla sottoscrizione da parte del Ministero dei Nuovi strumenti» e anche a non intraprendere «politiche commerciali aggressive che non sarebbero state effettuate senza la sottoscrizione da parte del Mef di questi nuovi strumenti».

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