Su Nunzia De Girolamo, ministro della Agricoltura prodiga di riferimenti a concimi naturali e inviti osceni e per questo e altro ritenuta da autorevoli commentatori indegna di rimanere ministro, continuano a emergere nuovi imbarazzanti dettagli.
Secondo Vincenzo Iurillo e Marco Lillo Nunzia De Girolamo e Felice Pisapia non si fidavano l’uno dell’altro e si sono registrati a vicenda:
“Felice Pisapia lo faceva e oggi lo ammette. Anche Nunzia De Girolamo, dopo avere gridato per giorni alle registrazioni abusive, non ha mai escluso di avere registrato la conversazione poi trasmessa parzialmente in tv”.
Questo porta alla misteriosa comparsa in una edizione del Tg5 di una registrazione in cui Pisapia avvertirebbe la De Girolamo di un complotto ai suoi danni ordito dal Pd:
“La modalità rocambolesca con la quale l’audio è giunto in via anonima al Tg5 lascia adito a molti sospetti. A Servizio Pubblico Michele Santoro ha detto: “Abbiamo chiesto l’audio ma l’ufficio diritti Mediaset ci ha spiegato che non poteva darcelo perché era di proprietà dei legali della De Girolamo”.
“Santoro ha chiesto ai telespettatori: “Di chi è allora l’audio? Fate voi delle ipotesi” per poi rispondersi più o meno così:
“La De Girolamo dice che ricorda la conversazione. E certo, gliel’ha data il suo avvocato”.
“Ieri è insorto proprio l’avvocato di Nunzia De Girolamo, Angelo Leone:
“L’affermazione secondo cui la registrazione sarebbe di proprietà della De Girolamo è falsa”.
A”nche l’altro legale del ministro, Gaetano Pecorella, dice di avere appreso dalla tv l’esistenza dell’audio.
“Il deputato del Pd Umberto Del Basso De Caro avanza un sospetto: “Mi è parso molto più netto e nitido il tenore delle parole pronunziate dal ministro. In genere, sono più nette e nitide le parole pronunciate da chi registra”.
“Certo la scena dell’incontro in quel caso ricorderebbe un incrocio tra una commedia anni Settanta tipo “Io registro perché so che tu registri” e un musicarello di tarda scuola napoletana: “I sorrici, a’ ministra e ‘o malamente”. Peccato non sia disponibile l’intero audio. La manina ignota ha trasmesso al Tg5 solo la parte nella quale Nunzia De Girolamo ascoltava la tesi bislacca del complotto ai suoi danni e poi faceva un ritratto di se stessa che nemmeno Madre Teresa di Calcutta”.
In questo turbine di registrazioni, riferisce il Fatto, il 30 novembre del 2012, ci fu un incontro a due fra Nunzia De Girolamo e Felice Pisapia, nel quale probabilmente entrambi gli interlocutori registrarono a futura memoria:
Vincenzo Iurillo e Marco Lillo hanno scritto:
“Anche la lotta contro i topi e le zanzare entra di diritto nel grande affaire De Girolamo. Tra le tante questioni trattate dall’allora coordinatore del Pdl a Benevento nelle sue conversazioni con l’ex direttore amministrativo della Asl Felice Pisapia c’è anche l’appalto della derattizzazione che di lì a poco la Asl stessa avrebbe dovuto assegnare”.
“Al Fatto però risulta che il colloquio prosegua e venga nominato per esempio il direttore generale della Asl Michele Rossi. Il ministro esprime qualche perplessità sulle modalità di gestione della gara sulla derattizzazione. La questione è interessante perché, stando a quanto risulta al Fatto , in una precedente registrazione del luglio 2012, Nunzia De Girolamo parla della disinfestazione realizzata a casa della sua famiglia, nella celeberrima villa di San Nicola Manfredi dove il “direttorio partitico-politico” come lo definisce il gip di Benevento (composto dal ministro, dai suoi due fidi collaboratori e dai manager dell’Asl) era riunito.
“Secondo quanto Felice Pisapia ha riferito alle tante persone con cui si è confidato, a svolgere il servizio a casa De Girolamo era stata la società Sigeco amministrata da Luigi Raia che poi si è aggiudicata l’appalto della derattizzazione della città. Se anche fosse vero, ovviamente, non vorrebbe dire nulla anche se Pisapia lo raccontava in giro ammiccando.
“Nella seconda registrazione, De Girolamo in verità sembrava perplessa su come stava andando la gara della derattizzazione di Benevento che poi consegnerà l’appalto alla società Sigeco. Comunque il 30 luglio il direttore generale dell’Azienda sanitaria locale, Michele Rossi, uomo fidato di Nunzia De Girolamo, firma la delibera per l’indizione della procedura negoziata in merito al servizio di disinfezione, disinfestazione e derattizzazione per il periodo luglio- dicembre 2013. L’importo dell’affidamento di sei mesi è di 605 mila euro più iva. […]
“Stando a quanto raccontato da Felice Pisapia alle persone con cui si sfogava (non ai pm) nei mesi precedenti alla misura cautelare contro di lui, su quella gara della derattizzazione c’era una contesa. Una società di Caserta aveva interrotto nel 2012 un lungo dominio nel settore delle due società Sigeco di Somma Vesuviana e Cidap di Avellino; e Sigeco, secondo Pisapia, avrebbe cercato un contatto con Nunzia De Girolamo”.
“Nelle registrazioni di Pisapia non consegnate ai pm, secondo il ricordo di chi le ha ascoltate, dovrebbe esserci anche un riferimento a un incontro realmente avvenuto tra Nunzia De Girolamo e un esponente della famiglia Raia. Probabilmente non si parlava di ratti però, ma di politica. La famiglia Raia, infatti esprime anche un consigliere regionale di Forza Campania: Paola Raia. Lei però al Fatto dice: “Non ho da tempo rapporti stretti con mio fratello. Non c’entro nulla con la società di famiglia e ho visto una sola volta in un convegno il ministro”.
Su Repubblica c’è la cronaca di Conchita Sannino. Felice Pisapia, interrogato dal magistrato inquirente, il pm Giovanni Tartaglia Polcini ha svelato
“le gravi anomalie legate a truffe e parcelle milionarie all’interno della Asl, per 10 milioni di euro, e confermato la consuetudine di riunioni e discussioni tra l’inquisito Pisapia e l’allora deputata Pdl. Almeno fino ai primi del 2013”.
“Intanto […] numerosi imprenditori e professionisti vengono sentiti dagli inquirenti su transazioni milionarie. Tra le altre vicende che imbarazzano l’entourage del ministro, spunta uno scambio di favori tra Asl e un’azienda di derattizzazione e sanificazione di Franco Raia, guarda caso fratello di una consigliere regionale Pdl, Paola. Ma quest’ultima oggi replica: «Non parlo, non so, non amministro più da anni la società»”.
Il verbale più recente, scrive Conchita Sannino, è del 30 dicembre. Felice Pisapia
“risponde al gip Flavio Cusani, alla presenza del legale e del pm, è accusato di truffa e peculato. E, alla domanda suldirettorio,risponde:
«Io venivo invitato a partecipare a riunioni in case private. Le riunioni erano organizzate da Luigi Barone. Si trattava di rispondere ad alcune esigenze politico-territoriali ». Il pm allora incalza Pisapia sul tentativo di strumentalizzare la vicenda mediaticamente cita il primo servizio (la Repubblica, 18 dicembre 2013) in cui, quando non c’è neanche una misura cautelare, si parla del ministro registrato e del caso pronto ad esplodere, Pisapia ribatte: «Non ho inteso attaccare nessuno, non hodato interviste aRepubblica, non partecipo a “operazioni”». Più avanti dice che lui ha solo consegnato i file audio, e aggiunge: «Forse la stampa ha inteso strumentalizzare».
“Un altro interrogatorio risale a un anno fa: 18 gennaio 2013. Pisapia risponde al pm. Si tocca il nodo dell’affaire: anomalie su 87 mandati di pagamento, tutti emessi nella stessa data, quasi tut-ti da Pisapia, per 8 milioni, come da esposto del direttore generale Michele Rossi. Lo stesso Rossi, settimane prima, era stato denunciato dal rivale Pisapia per clamorose irregolarità su altri mandati. Qui, in particolare, Pisapia ipotizza violazioni del proprio pc e accessi misteriosi in stanza.
“Pm Tartaglia Polcini: «Ora noi abbiamo due versioni di un fatto gravissimo: o c’è l’emissione di mandati in violazione di legge che, avendo favorito la sua persona e una a lei vicina (l’avvocato Giovanna Perna), costituiscono abuso d’ufficio se non peculato. O, seconda tesi: qualcuno viene a seminare prove a suo carico perché lei era scomodo all’interno della Asl e bisognava farla fuori, ok? (…) Mac-chinazione in suo danno?».
“Pisapia: «Sì, (della macchinazione) mi fu riferito anche da… « Pm: «Ma scusi: siamo laureati, specializzati e pure intelligenti. Se era deciso che lei doveva andar via da direttore del bilancio, io la posso sostituire, esautorare, perché sono il direttore, che bisogno ho di screditarla?».
“Pisapia: «Mi si voleva rimuovere da quella Asl».
“Pm: «E perché?».
“Pisapia: «Perché sono un personaggio scomodo. Perché cerco di fare il mio lavoro al meglio, poi non mi volevo piegare… «.
“Pm: «Ad alcune violazioni?».
Pisapia: «Assolutamente. Posso riferire di altre persone in grado di confermare la volontà del dg Rossi di esautorarmi non solo dalla direzione Bilancio ma da qualsiasi altro incarico in Asl. Parlo di accanimenti ». […]
“Sarà il gip Cusani a far deflagrare il caso, il 27 dicembre. Per lui, operava il «direttorio politico-partitico costituito al di fuori di ogni norma di legge da componenti esterni all’amministrazione che si occupava, con modalità a dir poco deprimenti e indecorose, di ogni aspetto della funzione della Asl, in funzione di interessi privati e ricerca del consenso ». Direttorio che, a detta del ministro nella sede del Parlamento,«non esiste»”.
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