Francesco Schettino fa campagna elettorale per il Pd a Meta

L'articolo del Fatto Quotidiano
L’articolo del Fatto Quotidiano

ROMA –  Francesco Schettino fa campagna elettorale per il Pd. E il Fatto Quotidiano ironizza: il Pd è in buone mani. Succede a Meta, dove Schettino che è sotto processo per il disastro della Costa Concordia, vive.

E Schettino, a casa sua, è evidentemente popolare visto che partecipa alla campagna elettorale per le amministrative e fa in pubblico appelli per sostenere il candidato sindaco del Partito Democratico. 

“Meta – scrive Fabrizio d’Espostio per il Fatto Quotidiano – è il primo paesino della costiera sorrentina dopo i tornanti di Punta Scutolo, che formano un belvedere strepitoso sul golfo di Napoli. Qui domenica prossima si vota anche per le amministrative e la battaglia elettorale, tra porta a porta e comizi e cene sulla spiaggia, ha coinvolto il cittadino metese più noto dell’ultimo lustro: il comandante Francesco Schettino, quello della Concordia e dell’Isola del Giglio, quello dell’inchino e del “salga a bordo, cazzo”.

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Giacca e camicia sbottonata, Schettino non si è limitato a presenziare alle iniziative del candidato-sindaco del Pd, Giuseppe Tito, ma ha rivolto addirittura un appello pubblico per farlo votare. Un testimonial, in piena regola. Dal sito Politica in Penisola del giornalista Vincenzo Califano: “In Tito non si è mai assottigliato l’entusiasmo di sentirsi utile, lo ricordo sempre presente, dove la sola gratificazione è stata l’elemento trainante della sua irrefrenabile attività del sapersi mettere a disposizione degli altri. Un giovane al servizio della comunità, e non il contrario, un concetto pratico da lui sempre applicato con entusiasmo”.

IL TRASPORTO di Schettino, oggi sotto processo per il naufragio della Concordia (trentadue vittime) si spiega così. Quando il suo nome fece il giro del mondo, come sinonimo dei peggiori difetti italici, il suo paesino lo difese e Tito era in prima fila. Ecco perché l’appello si conclude in questo modo: “Colgo l’occasione per esprimere a tutti i Metesi indistintamente la mia sincera gratitudine per l’affetto dimostratomi in questi due anni, allo stesso modo non posso esimermi dal sottolineare le doti umane, che ho avuto modo di riscontrare personalmente in Giuseppe Tito, integrità morale e la sensibilità che lo contraddistingue assieme all’intera famiglia”. Ma l’endorsement di capitan Schettino per il candidato sindaco del Pd è dentro un’incredibile matrioska di autolesionismo a sinistra. Le sorprese non finiscono mai. A Meta, infatti, il processo di democristianizzazione del partito renziano ha raggiunto vette insuperabili. Il Pd si è spaccato fra due liste civiche (una è quella di Tito, l’altra fa capo all’Udc) e si è scatenata una gara per avere la benedizione ufficiale dai vertici regionali e nazionali. Risultato: non bastasse Schettino, ai comizi di Tito sono arrivati due impresentabili del Pd. Il primo è il sannita Umberto Del Basso De Caro, ex socialista craxiano oggi sottosegretario alle Infrastrutture del governo Renzi. Sospettato di essere tra i mandanti del presunto complotto contro Nunzia De Girolamo per la vicenda Asl di Benevento, Del Basso De Caro è indagato per la rimborsopoli della Regione Campania: peculato. Il secondo, invece, è il viceministro dell’Interno Filippo Bubbico, rinviato a giudizio per abuso d’ufficio. In un albergo sul mare, e tra gli applausi di Schettino, Bubbico ha tenuto un pistolotto sulla sicurezza. Surreale. Con lui, anche il deputato Massimo Paolucci, candidato alle Europee. Ulteriore dettaglio: se Paolucci viene eletto si dimette da Montecitorio e gli subentra Anna Maria Carloni, moglie di Antonio Bassolino. Alla fine Bubbico ha pure promesso di portare Renzi a Meta qualora Tito dovesse vincere le amministrative. Ovviamente Schettino ci sarà, pronto a scambiare due chiacchiere con lui come ha fatto con Bubbico e Paolucci.

LA CAMPANIA è il laboratorio ideale per osservare la deriva del Pd. La scoperta del partito padronale è una sorta di Tana liberi tuttiall’insegna dell’anarchia. Una volta, quando c’era il centralismo democratico, casi come quelli di Meta (partito spaccato in due liste) sarebbero stati impossibili. Del resto, a venti chilometri dalla costiera, a Pompei, il Pd si è alleato con Forza Italia. Si imbarca di tutto, compreso Schettino.

(foto LaPresse)

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