ROMA – In primo piano, a Roma, c’è l’acceso scontro sull’articolo 18, con la sinistra interna al Pd che tenta di coagularsi contro Matteo Renzi. Sullo sfondo però, cioè in tutta Italia, la (ex?) ditta dalemian-bersaniana non molla la presa sul partito, potendo contare sul controllo di gran parte dell’apparato locale, e confida di piazzare suoi uomini alle regionali.
Scrive Giovanni Bucchi su Italia Oggi:
La rivincita e la reconquista sono dietro l’angolo, e passano dalle elezioni regionali di autunno e primavera.
Una rapida carrellata lungo la Stivale aiuta a comprendere la situazione. Partendo dal sud, il caso della Basilicata è esemplificativo. Il congresso regionale del Pd ai primi di agosto è stato vinto da Antonio Luongo, uno di quelli che secondo la vulgata renziana doveva essere rottamato; già segretario regionale dei Ds, parlamentare per tre legislature, Luongo è vicino al capogruppo Roberto Speranza, leader della minoranza bersaniana Area Riformista. Sconfitto, invece, il renziano duro e puro Luca Braia.
Un copione simile, seppure per le primarie delle regionali, potrebbe ripetersi in Calabria, dove il 5 ottobre si sfideranno il candidato favorito e sostenuto dalla ditta, ossia il presidente della Provincia di Cosenza nonché storico dirigente del partito di fede bersaniana, Mario Oliverio, e il rottamatore 32enne Gianluca Callipo, per il quale però ci ha messo la faccia l’altro vicesegretario nazionale, Debora Serracchiani. Restando al Mezzogiorno, c’è una singolare situazione in Puglia: il probabile vincitore alle primarie del centrosinistra è Michele Emiliano, che è sì un renziano, ma sui generis, essendo stato per dieci anni sindaco di Bari (quindi non proprio nuovo alla politica), personaggio intemperante e ingombrante, con un profilo marcato a sinistra oltre che giustizialista. Non proprio un rottamatore degli inizi, insomma.
C’è poi la Campania: per le primarie scalpita da tempo il sindaco di Salerno Vincenzo De Luca, pure lui renziano sui generis, che sta stringendo accordi con l’area dell’eurodeputato dalemiano Andrea Cozzolino e dell’ex governatore diessino Antonio Bassolino per indebolire l’eventuale candidatura della giovane renziana, Pina Picierno.
Le regioni rosse, manco a dirlo, resteranno saldamente nelle mani della ditta. La Toscana innanzitutto, perché qui lo stesso premier ha benedetto la ricandidatura del suo avversario interno nel Pd, il governatore Enrico Rossi, del quale tutto si può dire tranne che sia un renziano.
Nelle Marche, tra gli aspiranti candidati alla regione c’è l’ex diessino, ed ex sindaco di Pesaro, Luca Ceriscioli. Ma la partita delle primarie sarà gestita dal segretario regionale, quel Francesco Comi cresciuto nella sinistra giovanile e figlio di un sindaco comunista di Tolentino.
Alcuni renziani della prima ora, invece, tirano la volata al governatore uscente in quota Pd, il lettiano Gian Mario Spacca, che spera nel terzo mandato ma ha contro, guarda un po’, la ditta che controlla il partito (…)
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