ROMA – Lo scandalo del contributo di solidarietà sulle pensioni d’oro, d’argento e di latta è aggravato dalla scelta del Governo di lasciare stare i parlamentari.
Scrive Salvatore Cannavò sul Fatto Quotidiano:
Le pensioni d’oro verranno tassate da un “contributo di solidarietà”. Misura di equità sociale, sostiene il governo, che colpisce assegni da 6.900 euro al mese in su. Solo che, nel predisporre il provvedimento, l’esecutivo ha dimenticato una categoria. Se state pensando male, fate pure peccato perché avete indovinato: le pensioni dei parlamentari.
Il testo specifica che “sugli importi dei trattamenti pensionistici corrisposti da enti gestori di forme di previdenza obbligatorie” si applicherà un “contributo di solidarietà” del 6 per cento sugli importi superiori ai 90 mila euro l’anno che sale al 12 per cento sopra i 128 mila euro e al 18 per cento per la quota eccedente i 193 mila euro l’anno. La lista delle forme di previdenza obbligatorie è consultabile sul sito dell’Inps. C’è di tutto: i fondi del super-ente pensionistico (Inps, ex-Inpdap ed ex-Enpals) le varie Casse autonome (avvocati, ingegneri, medici, commercialisti) l’Inpgi dei giornalisti. Ne manca una, il sistema che regola i vitalizi parlamentari degli ex onorevoli. Gente come Giuliano Amato, che dal Parlamento percepisce oltre 9.000 euro al mese oppure lo stesso Silvio Berlusconi che da ieri è titolare di un vitalizio di 8.000 euro. Per loro niente contributo. Come spiega anche l’Inps, “il vitalizi non costituiscono una pensione”.
Sentito dal Fatto il viceministro dell’Economia, Stefano Fassina, Pd, ha ammesso l’errore: “Non ce ne siamo accorti ma rimedieremo con un emendamento alla Camera. Sarebbe un drammatico problema di equità”. Lo Spi-Cgil, che per domani ha indetto una manifestazione unitaria con Cisl e Uil, va su tutte le furie: “È una vergogna, la Camera deve assolutamente rimediare a questo grave danno” dice il sindacato dei pensionati, sottolineando l’ingiustizia rappresentata dalla non realizzazione della rivalutazione piena per le pensioni oltre tre volte il minimo, cioè sopra i 1500 euro lordi al mese. “I pensionati saranno ancora una volta sacrificati mentre i privilegi di pochi restano inalterati”. Il problema dei vitalizi si trascina dietro, infatti, il problema dell’equità complessiva delle forme di tassazione o di “contributo”. Se a essere tassate sono le pensioni “d’oro”, lo stesso non avviene con gli “stipendi d’oro”, quelli dei grandi manager pubblici o privati. Questo squilibrio è già finito sotto la lente della Corte costituzionale che ha bocciato il “contributo di perequazione” del 5, 10 e 15 percento deciso dal governo Berlusconi nel 2011 e poi ripreso da Mario Monti nel dicembre dello stesso anno (…)
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