ROMA – I rigurgiti di peronismo continuano a tormentare il Governo di Matteo Renzi e un campo dove la demagogia e l’odio sociale unti al cinismo dei politici si esErcitano meglio è quello delle pensioni e in particolare quello delle pensioni d’oro. Torna in discussione l’idea di imporre una sovrattassa sulle pensioni più elevate, già colpite da aliquote fiscali più alte di tutti.
I pensionati in quelle condizioni sono poche migliaia, nessun partito né sindacato li rappresentano, anni di campagne dei giornali i cui giornalisti hanno aizzato e aizzato un odio sociale che gli stessi giornalisti pagano e pagheranno.
Il risultato è i due articoli del Messaggero di Roma, uno di Andrea Bassi sulle elucubrazioni del Ministero dell’Economia e uno con tutti i numeri dei pensionati, a firma Michele Di Bin cui si dimentica un dato fondamentale: che le pensioni corrispondono in prevalenza a contributi versati nel corso di una vita di lavoro. Ci sono eccezioni, poche, frutto di leggine scandalose, ci sono eccezioni, molte, di contributi figurativi versati a fronte di uscite anticipate dal lavoro su cui lo Stato aveva assunto precisi impegni.
Assurdo ma anche pericoloso per quel minimo di legalità che ancora resta in Italia è rovesciare il principio delle Br e colpirli tutti per educarne pochi.
Scrive Andrea Bassi:
Ha ventilato l’ipotesi di un contributo sulle pensioni d’oro, intendendo quelle superiori ai 10 mila euro netti mensili. Un tema delicato, sul quale il governo è molto prudente. Soprattutto per la levata di scudi che si è sollevata dopo che il commissario alla spending review, Carlo Cottarelli, aveva ipotizzato nelle sue slides che il prelievo potesse essere introdotto anche sugli assegni previdenziali di 3.000 euro lordi al mese. Così, quando ieri da Atene il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, pur escludendo ogni intervento sulla previdenza ha parlato di una discussione sui «dettagli» di quelle più alte, a molti si sono drizzate le antenne. Il tema, del resto, è da tempo all’attenzione del governo. Matteo Renzi ha più volte attaccato i meccanismi retributivi delle pensioni più alte, puntando l’indice contro chi incassa più di quanto dovrebbe in base ai contributi che ha versato. E anche il suo braccio destro, Delrio, solo qualche giorno fa ha ribadito che «il tema del contributo straordinario di chi prende una robusta pensione c’è».
LA PROPOSTA
Sia da Palazzo Chigi che dal Tesoro gettano acqua sul fuoco. «Nella prima fase della spending review», dicono fonti della presidenza, «non ci sarà nessun intervento». Se ne potrebbe parlare nel 2015. Anche perché, si fa notare, un contributo di solidarietà già esiste. Lo ha introdotto Letta e prevede un prelievo del 6% per le pensioni da circa 7 mila fino a 10 mila euro al mese, del 12% per quelle fino a 14.800 euro al mese e del 18% per quelle superiori a questa cifra. L’ipotesi è che questo meccanismo possa essere in qualche modo affinato. «Sul tema delle pensioni d’oro», spiega il sottosegretario all’Economia, Enrico Zanetti, «non si può far finta di niente. In questa fase», aggiunge, «è impensabile non andare ad incidere su chi ha dei privilegi, e proprio per questo il meccanismo indicato dal governo Letta deve essere cambiato, perché è iniquo, produce poco gettito e probabilmente non reggerà all’esame della Corte Costituzionale». Zanetti ha una sua proposta, depositata in Commissione lavoro alla Camera. L’idea è di non tassare tutte le pensioni d’oro, ma solo quelle calcolate con il metodo retributivo, ossia senza tener conto dei contributi effettivamente versati. «Se una persona ha una pensione da 10 mila euro al mese ma questa è frutto del suo risparmio previdenziale, dei suoi contributi», dice Zanetti, «non vedo perché dobbiamo imporgli un contributo di solidarietà. Diverso», prosegue, «è il caso di una pensione retributiva, solo in parte coperta dai contributi. Sulla parte non guadagnata», secondo il sottosegretario all’Economia, «può essere ipotizzato un prelievo». La proposta Zanetti prevede che il «balzello» venga applicato solo sulla differenza tra la pensione che si sarebbe incassata con i contributi versati e la pensione effettiva. Se questa differenza è superiore a 10 mila euro, il contributo sarebbe del 10%; da 10 mila a 50 mila euro del 20%, da 50 mila a 100 mila del 30% e oltre i 100 mila euro il balzello salirebbe al 40%. Zanetti ha intenzione di portare avanti la sua proposta. Anche perché coerente con le indicazioni date dallo stesso Renzi.
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