ROMA – “Polizia italiana sempre più europea – scrive Riccardo Tagliapietra del Messaggero – Fascette di sicurezza in velcro per ammanettare i polsi, bodycluff come quelli in dotazione alle carceri di molti Paesi per bloccare braccia e caviglie mediante una cintura fissata alla vita dell’arrestato, spray urticanti al peperoncino a getto balistico, lacrimogeni da lanciare a mano nelle situazioni più complicate”.
L’articolo di Riccardo Tagliapietra:
La prima novità sulle nuove procedure riguarda la distanza di sicurezza tra manifestanti e cordone di polizia. «Non meno di 15 metri», prevede il manuale. Al contrario, spiega «attiva automaticamente il passaggio della squadra dallo stato di riposo a quello di preallarme». Anche se non determina «alcuna reazione automatica». Che spetta al funzionario responsabile. Ma è sull’uso dello sfollagente che le schede operative danno precise istruzioni: nessun colpo su organi vitali, ovvero testa, cuore, fegato, collo. Potrà essere usato solamente sugli arti, senza colpire però le articolazioni, polsi e caviglie. Anche l’impugnatura è descritta con precisione: la cinghietta va girata attorno al polso e lo sfollagente non va tenuto «rovescio».
Lo spostamento di persone durante manifestazioni o sit-in non potrà più avvenire con il trascinamento. I poliziotti dovranno alzare i fermati, facendo una sorta di seggiola con braccia e sfollagente, evitando che il soggetto strisci sull’asfalto. In caso di reazioni violente «gli operatori possono fare uso di mezzi di coazione fisica». Ma c’è dell’altro. «Salvo casi eccezionali e motivati – spiega il manuale – il personale di polizia in abiti civili non deve prendere parte all’intervento». Lasciando il lavoro a chi è in divisa (…)
La protesta dei sindacati:
«I protocolli operativi sono stati concepiti per sollevare i vertici del dipartimento della pubblica sicurezza da critiche». Sono parole dure quelle usate dal Gianni Tonelli, segretario generale del Sap, il sindacato autonomo di polizia. «Queste schede non dicono nulla – aggiunge Tonelli – ma condannano l’operatore e non aiutano i cittadini a chiarire i limiti». Per il Sap servono meno norme e più chiarezza. «Se io entro in locale pubblico – spiega Tonelli – con all’interno una persona gravata da problemi psichiatrici, o sotto l’effetto di sostanze psicotrope, che sta facendo male a se stesso o ad altri, secondo il protocollo, io dovrei chiamare il 118 o congelare la situazione. Ma in questo modo vuol dire essere già condannati dal magistrato a rispondere di omissione di atti d’ufficio». Sotto accusa anche le norme che regolano l’uso dello sfollagente. «Un poliziotto in ordine pubblico – continua il segretario – deve colpire persone che, in assetto da guerriglia, stanno aggredendo gli agenti, i quali a loro volta devono stare attenti a dove colpiscono con sfollagente». E conclude: «Ogni volta che esce per strada, un poliziotto è già condannato e rischia di finire sotto procedimento a ogni intervento».
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