“Rischiamo la vita per 1.400 euro al mese”, la protesta dei poliziotti

di Redazione Blitz
Pubblicato il 5 Settembre 2014 - 09:22 OLTRE 6 MESI FA
"Rischiamo la vita per 1.400 euro al mese", la protesta dei poliziotti

“Rischiamo la vita per 1.400 euro al mese”, la protesta dei poliziotti

ROMA – “Rischiamo la vita per 1.400 euro al mese, ora basta umiliazioni”: è un virgolettato di uno dei tanti agenti di Polizia il titolo dell’articolo di Alberto Custodero per Repubblica, articolo che parla dello sciopero minacciato dalle forze dell’ordine dopo il blocco degli stipendi statali deciso dal Governo Renzi.

«Un poliziotto, in stato di indigenza, è stato costretto a dormire in macchina».

Franco Maccari, segretario del Coisp, racconta la vita in diretta dello “sbirro” costretto alla povertà. «È un “agente scelto” di Milano, 20 anni di anzianità, 1400 di stipendio, il salario bloccato d 5 anni, l’impossibilità di fare un secondo lavoro. Dopo la separazione, è rimasto senza casa, assegnata alla moglie e ai figli, e con mezzo stipendio. Abbiamo dovuto soccorrerlo. E trovargli una stanza di emergenza». Come l’”agente scelto” di Milano, ce ne tanti, tra le forze dell’ordine.

La guardia di finanza ha addirittura creato un sistema di welfare interno per soccorrere chi non ce la fa ad arrivare alla fine del mese. A farne le spese anche un leader sindacale come Giueppe Tiani, del Siap. «Sono stato promosso da ispettore capo a ispettore superiore. Mi hanno “rapinato” 200 euro al mese su uno stipendio, dopo 29 anni di servizio, di 1800. Noi rischiamo la vita per pochi soldi al mese. Facciamo straordinari che non ci pagano, prendiamo le botte degli immigrati».
Le divise sono in subbuglio e «chiedono le dimissioni dei ministri della Difesa Roberta Pinotti e dell’Interno Angelino Alfano». A farle infuriare è stato l’ulteriore proroga del blocco dei tetti salariali previsto da una legge dell’ultimo governo Berlusconi che avrebbe dovuto congelare i salari solo per il triennio 2010-13. «Poi, però — si lamenta Tiani — il blocco è stato prorogato per il 2014 e ora il ministro Madia lo ha annunciato per il 2015. Ciò che era provvisorio, sta diventando perpetuo». Maccari risponde a Renzi, che accusa i poliziotti di fare ricatti. «Noi non chiediamo — spiega — il rinnovo del contratto, fermo dal 2009. Ma lo sblocco dei tetti salariali, ovvero quel meccanismo perverso per il quale non possiamo guadagnare più dell’anno precedente. Questo vuol dire che se uno viene promosso, guadagna come quando aveva il grado inferiore». Dal 2010, da quando è entrata in vigore la norma, 125 dirigenti superiori (questori o dirigenti di compartimento), hanno assunto l’incarico, le responsabilità, gli oneri, ma con lo stipendio che avevano prima. Tra queste vittime del blocco che non percepiscono lo stipendio adeguato al loro attuale incarico, anche funzionari che oggi fanno i questori a Crotone, L’Aquila, Isernia, Arezzo, Siracusa, Catanzaro, Cagliari, Genova, Perugia, Cosenza, Matera, Pistoia, Reggio Emilia e Varese.
«Dal 2010 — rincara la dose Lorena La Spina, segretario dei Funzionari — al comparto sicurezza sono stati tagliati 5 miliardi di euro, 3,2 dei quali riguardano i nostri stipendi». Lo sciopero, va detto, è vietato per legge agli uomini in divisa e con le stellette. Ma fatta la legge, trovato l’inganno. Lo spiega Felice Romano, leader del Siulp. «Vero. Non possiamo fare sciopero. Ma è nostro diritto, però, applicare il contratto. E noi chiederemo di applicarlo alla lettera, senza più concedere deroghe». Così, si bloccherà la giustizia. Ecco un esempio che spiega come e perché. «Da Reggio Calabria – dice Romano – parte un pullman con 50 migranti e 4 poliziotti diretti al Nord, un viaggio a volte di 18, 20 ore. Visto che Renzi e Madia sostengono che noi siamo statali come tutti gli altri, ci comporteremo da tali. Anziché fare il viaggio tutto in una volta, allo scadere del nostro orario, dopo sei ore, ci fermeremo. E quindi, il viaggio di un giorno durerà due o tre. Con costi alle stelle perché bisognerà dare alloggio ai poliziotti. Ma anche ai 50 migranti ». Questo «no agli orari in deroga», come viene chiamato tecnicamente, è già scattato in mezza Italia, da Aosta a Varese, Verona, Vicenza, Genova, Bologna Brindisi Catania, Napoli Pavia e altre città. In questo modo sarà paralizzata la gestione dell’ordine pubblico. «Partita di calcio? — chiosa Felice Romano — manifestazione No-Tav? Black bloc infiltrati nei cortei? Dopo sei ore, qualunque cosa succeda, fine del servizio: tutti a casa».
«I nostri uomini — denuncia Daniele Tissone, Cgil — non ne possono più. E l’indifferenza del presidente del Consiglio dimostra profonda ingratitudine nei confronti di chi serve il Paese». «Ci fanno fare migliaia di ore di straordinari — sostiene Filippo Girella, dell’Ugl — ma lo straordinario ci viene riconosciuto la metà di quanto guadagna una colf, 7 euro e 50 centesimi. Siamo costretti a subire situazioni impietose, come il poliziotto che dopo l’operazione Mare Nostrum è stato trovato positivo alla Tbc. Dobbiamo gestire il fenomeno degli immigrati senza presidi sanitari adeguati per proteggerci da eventuali contagi. Di fatto siamo diventati mano d’opera a basso costo per garantire un minimo di presidio del territorio. Ma non è questa la nostra mansione di forze dell’ordine».

Insieme ai poliziotti, protestano, compatti, anche i militari delle quattro forze armate, Esercito, Marina, Aeronautica, Carabinieri, più la guardia di finanza. «Quello che certamente non credevamo — dichiara Alessandro Rumore, del Cocer dell’Arma — è che venisse negata dai politici la riconoscenza a chi, per poco più di 1300 euro al mese, è disposto a sacrificare la propria vita per il Paese».