ROMA – Il Movimento 5 Stelle predica e bene e razzola male sugli sprechi pubblici. A certificarlo è Sergio Rizzo dalle colonne del Corriere della Sera. Il giornalista anti-casta si scaglia contro il gruppo dei grillini alla Regione Lazio che, a sorpresa, starebbe ostacolando la legge taglia-poltrone presentata dalla maggioranza.
La giunta guidata da Nicola Zingaretti ha infatti presentato una legge per fondere in una sola le cinque società direttamente controllate da Sviluppo Lazio, tagliando ben 32 poltrone. Ma sul piano si è abbattuta una valanga di 1.300 emendamenti, di cui un migliaio presentati proprio dal gruppo M5s capeggiato da Davide Barillari, che rischiano di affossarne la riuscita.
Quel che fa specie, osserva Rizzo, è l’inedita comunione di intenti tra i Cinque Stelle e i consiglieri dell’ex governatore Francesco Storace:
L’ostruzionismo è feroce, sia pure con motivazioni distinte. Il centrodestra si oppone allo smantellamento della sua creatura, i grillini temono che con le fusioni arrivino potentissimi supermanager. E minacciano una guerra di posizione che può durare mesi. Poco importa se le fusioni in sequenza si dovrebbero risolvere in una riduzione di 75 poltrone: da 88 a 13. Poco importa se quelle società, a cominciare dal gruppo di Sviluppo Lazio, siano zeppe di bubboni. Tanto da far pensare che ai consiglieri del Movimento 5 Stelle impegnati a scavare le trincee sia sfuggita la relazione nella quale il procuratore della Corte dei conti Angelo Raffaele De Dominicis sancisce lo stato fallimentare della Regione Lazio, dedicando passaggi ustionanti a certi modi discutibili con cui venivano coperte le perdite delle aziende regionali.
Le società partecipate, rendiconta Rizzo, di perdite ne avevano eccome:
Da quando la nuova giunta è arrivata, otto mesi fa, ha dovuto sborsare 50 milioni per tappare i loro buchi. Le partecipazioni dirette e indirette in società di capitali sono 103, cui si devono aggiungere agenzie ed enti vari. Per un totale, reggetevi forte, di 7.361 dipendenti. Numero più che doppio rispetto a quello del personale in forza alla stessa Regione, pari a 3.613 unità: il rapporto con gli abitanti è superiore del 91% rispetto ai 3.371 impiegati della Lombardia.
Come si sia giunti a certe cifre Rizzo lo spiega diffusamente:
Basta ricordare il caso di Lazioambiente, società creata nel 2011 con il solo obiettivo di riassumere i 487 dipendenti di un gruppo di società ambientali fallite che facevano capo a una cinquantina di comuni laziali. Spesa secca, 20 milioni. E poi ci sono le perdite, su cui ha acceso il faro la Corte dei conti. Per esempio i 10,3 milioni di rosso accumulati nel solo 2012 dall’Azienda strade Lazio, cui si sommano i 400 mila di Autostrade per il Lazio.
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