Sondaggi, Renzi Governo giovane piace a italiani: “Accentra? Fa bene”

Matteo Renzi Governo giovane piacciono agli italiani: "Accentra? Fa bene"
Matteo Renzi (LaPresse)

ROMA – Matteo Renzi promosso dalla grande maggioranza degli italiani, che “sembrano avere le idee molto chiare” afferma il sondaggista Nando Pagnoncelli in un sondaggio pubblicato sul Corriere della Sera.

Questa la conclusione:

“Il governo e il premier godono del consenso della maggioranza degli italiani, la squadra per quanto giovane e un po’ inesperta viene preferita rispetto a quelle del passato e lo stile «accentratore» di Renzi conferisce autorevolezza e rapidità alle decisioni:

1. il governo attuale, composto da molti giovani ministri, per il 66% rappresenta una positiva rottura con il passato e la loro presenza serve a dare più energia all’azione dell’esecutivo; è un’opinione prevalente, sia pure con percentuali diverse, tra tutti gli elettorati, quelli della maggioranza e quelli dell’opposizione e persino tra gli astensionisti.

2. lo stile di conduzione del governo molto incentrata sul premier, spesso definito «un uomo solo al comando», per la maggioranza degli italiani (56%) è positivo perché rende le scelte più forti e rapide, mentre il 33% è di parere opposto: fare troppo da solo rende più difficile per Renzi portare avanti le cose. E la maggioranza degli elettori di Forza Italia e del Movimento 5 Stelle è di questo parere”.

Tutto bene, quindi? si chiede Nando Pagnoncelli:

“Non esattamente, a conferma che l’opinione pubblica non sempre procede per linee rette. Infatti, se analizziamo i dati sulla fiducia riscossa dai principali ministri, registriamo per tutti una prevalenza, in qualche caso netta, di giudizi negativi.
Fa eccezione il ministro Padoan per il quale le opinioni positive e negative si equivalgono. È pur vero che i dati sono influenzati dal livello di conoscenza dei singoli ministri che in taluni casi risulta davvero bassa: per esempio, quasi un italiano su due non conosce o non si esprime sui ministri Poletti e Orlando, nonostante di lavoro e di giustizia si discuta abbondantemente sui media.

Persino due ministri come Padoan e Boschi, di cui si parla molto per l’attività del loro dicastero (e non solo), risultano sconosciuti a un terzo degli elettori.
Come si spiega questa ennesima contraddizione nell’opinione pubblica che apprezza il governo nel suo insieme e risulta critico nei confronti dei singoli ministri? I motivi sono svariati e, alcuni di questi, non sono del tutto nuovi.
Innanzitutto, ed è scontato, i giudizi sui ministri sono fortemente influenzati dal partito al quale appartengono: gli elettori di quel partito in larga parte esprimono valutazioni positive «a prescindere». In secondo luogo dipende dall’ambito di cui si occupano e dalla differenza tra le aspettative e i risultati ottenuti. Ne è un esempio il ministro Poletti, che si occupa del tema che più sta a cuore agli italiani: il lavoro. L’elevato livello di disoccupazione non lo rende molto popolare.

Inoltre risulta importante l’immagine pregressa dei ministri, alcuni dei quali hanno una più o meno lunga storia politica alle spalle che influenza le opinioni molto più dei risultati ottenuti dal loro dicastero. Ne sono un esempio i ministri Alfano e Lupi, entrambi più apprezzati tra gli elettori del Pd rispetto a quelli del partito di provenienza, Forza Italia, da cui si sono staccati fondando un nuovo partito che ha sostenuto i governi Letta e Renzi.
Infine, la sempre più forte personalizzazione della politica punta i riflettori sul leader che nel bene e nel male rappresenta la squadra, indipendentemente dal merito o dal demerito dei singoli.
Da anni abbiamo numerosi riscontri nei Comuni e nelle Regioni: quasi sempre i giudizi sul primo cittadino e sull’amministrazione sono nettamente più positivi rispetto a quelli sui singoli provvedimenti o ambiti d’azione. E spesso i sindaci e i presidenti di Regione più apprezzati hanno assessori ignoti o criticati dalla maggioranza dei cittadini”.

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