Teatro dell’Opera di Roma, nel mirino la gestione di De Martino. De Cicco, Messaggero

Teatro dell'Opera di Roma, nel mirino la gestione di De Martino.  De Cicco, Messaggero
Teatro dell’Opera di Roma, nel mirino la gestione di De Martino. De Cicco, Messaggero

ROMA – “La Corte dei Conti – scrive Lorenzo De Cicco del Messaggero – apre un’inchiesta sul Teatro dell’Opera di Roma. Nel mirino dei magistrati contabili finiscono le presunte «spese pazze» della precedente gestione. Non quella dell’attuale sovrintendente Carlo Fuortes, ma del suo predecessore al timone del Costanzi, Catello De Martino”.

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L’indagine parte da un esposto che mette nero su bianco una sequela di clientelismo, presunti privilegi e denunce di malagestione. Sotto accusa finiscono soprattutto i rapporti tra la vecchia dirigenza e la Cgil, il sindacato che sta contrastando con maggiore determinazione la governance di Fuortes e che, secondo l’esposto, avrebbe avuto un legame privilegiato con il passato sovrintendente. La cui sorella, peraltro, è anche la moglie di uno dei sindacalisti ora più barricaderi.
CARTE SEQUESTRATE
La magistratura contabile ha sequestrato tutta la documentazione riguardante il periodo che va dal 2009 al 2013, quando furono organizzati una serie di concerti per pagare prestazioni speciali a cantanti e orchestrali: gettoni da mille euro ad artista per spettacolo. Eventi «a perdere» perché l’entrata del pubblico era quasi sempre libera per motivi legati all’agibilità dei luoghi: così il biglietto non si pagava, in compenso il Teatro dell’Opera ha sborsato una cifra intorno ai 250 mila euro. Soldi buttati, secondo la denuncia presentata dal circolo Sel Luigi Petroselli, sui quali si fissa ora la lente d’ingrandimento della Corte dei Conti. Che passerà al vaglio anche passaggi di livello a pioggia a favore dei dipendenti considerati «amici» della vecchia gestione, una cinquantina di contratti di collaborazione che secondo l’esposto sarebbero stati collegati a progetti e ruoli fantasiosi (dalla realizzazione dei dvd agli aiutanti degli aiutanti). E poi ancora carte di credito fuori controllo, auto usate per scopi privati. Per non parlare delle figure apicali raddoppiate: due capi dell’economato e un dirigente superiore in più.
IL MAXI DEBITO
A rimetterci, le casse del Costanzi e quindi in fin dei conti tutti i romani: i debiti dell’ultimo triennio sono stati calcolati dal nuovo consiglio d’amministrazione intorno ai 25 milioni di euro. Solo nel 2013 il deficit ha superato i 12 milioni, come certificato dall’ultimo bilancio consuntivo. Ecco perché per evitare il crac va sottoscritto un nuovo piano aziendale da presentare al governo. La manovra messa a punto da Fuortes dovrebbe portare una boccata d’ossigeno ai conti del Costanzi, sbloccando circa 20 milioni, grazie ai fondi legati alla legge Bray per le fondazioni liriche. Il piano è stato approvato dalla gran parte dei lavoratori tramite un referendum e porta la firma di tutti i sindacati. Tranne due: Fials e, neanche a dirlo, la Cgil, che ha minacciato di andare in tribunale. Ma ora sull’ombra dei legami tra il sindacato della Camusso e la vecchia gestione faranno luce i giudici contabili.

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