ROMA – Ecco la vera storia di Suor Cristina Scuccia, da Amici a The Voice. Ecco la storia raccontata da Mario Giordano di Libero:
In mancanza di altro affidiamoci a Dio. O, per lo meno, a una suora. Vi presentiamo i fenomeni del giorno: Mosè, Noe, Abramo, Isacco e soprattutto suor Cristina,l’orsolina devota al Padre, al Figlio e allo spirito rock. Lei è diventata già un fenomeno mondiale: lanciata a The Voice su Raidue, ha spaccato prima in tv e poi su Internet dove in soli tre giorni ha raggiunto 13 milioni di clic,più di quelli realizzati a suo tempo dal Gangnam Style di Psy. Ma anche i vecchi profeti non se la passano male: il kolossal della Bibbia, trasmesso da Rete- quattro,trionfa in tv, mentre Hollywood ha già deciso di assoldare in blocco i protagonisti dell’Antico e del Nuovo Testa- mento come nuovi supereroi al posto di Batman e Superman. Dopo Mosè e Noè, tra le prossime new entry si segnalano Caino e Abele, Ponzio Pilato e la Madonna.
All’appello manca solo Giobbe, ma pare che possa aspettare un po’. Come è noto, la pazienza non gli manca. Che cosa si nasconde dietro questo fenomeno? Prendiamo l’orsolina del convento in sol maggiore, suor Cristina Scuccia da Comiso in provincia di Ragusa. Ha molta energia,ci mette passione,ha una buona voce. Ma basta a spiegare il suo successo? Fra l’altro era già stata scartata da Amici e da X Factor, aveva cantato al Good News Festival su Tv 2000, l’emittente dei vescovi, senza che nessuno la notasse al di fuori della cerchia ristretta delle sagrestie. Come mai adesso invece diventa un fenomeno planetario, con il suo video che entra nella classifica dei più cliccati di sempre con Jennifer Lopez e Justin Bieber, e Alicia Keys che le fa i complimenti indiretta Twitter? Un miracolo (per restare in tema)? Un’abile operazione mediatica, al pari di quelle con cui Hollywood lancia i suoi kolossal biblici?
Certo: che ci sia un’abile strategia di comunicazione, dietro tutto ciò, è evidente. Così come è evidente che certe semplificazioni possano dare fastidio ai credenti: la Bibbia tagliata con l’accetta negli Studios di Los Angeles fa il paio, a questo proposito, con alcune espressioni ardite della suorina mediatica, che, per esempio, a chi in Tv le dice «in bocca al lupo», risponde «preferisco: in braccio a Gesù». Con tutto il rispetto: sarebbe meglio lasciar fuori Gesù dal concorso televisivo The Voice, evitando di metterlo sullo stesso piano di J-Ax e Piero Pelù. Mi pare, fra l’altro, che suor Cristina debba confermare i voti di castità, povertà e obbedienza ad Assisi, il prossimo 29 luglio: c’è da augurarsi che i troppi applausi non le facciano perdere di vista la sinfonia celestiale della sua vocazione, maturata all’ombra di un musical delle orsoline e dell’Accademia di Claudia Koll. Ma al netto di strategie comunicative, fenomeni virtuali e possibili perplessità, resta il fatto che se qualcosa «si vende» c’è una domanda forte, se qualcosa «funziona» è perché c’è un pubblico disposto ad accoglierlo. Nessun piano diabolico funziona se non mette le radici dentro qualcosa di reale.
E allora ci viene da pensare che se suor Cristina ha successo e se la Bibbia sbanca cinema e Tv non è solo per un banale «effetto Francesco», non è solo perché la Chiesa sembra essere tornata di moda e ogni gesto del Papa buca il video: tutto ciò succede perché c’è una reale fame di Dio, un bisogno di spiritualità, l’esigenza di guardare oltre i limiti angusti del nostro mondo, foss’anche ballando come forsennati insieme a suor Cristina. Fateci caso: la forza della religiosa è che si presenta proprio come una suora di una volta, non come i preti alla don Mazzi che vanno in Tv con il maglione, quasi mimetizzati. No: la novizia di Comiso portala veste e le scarpette che usavano le nostre maestre dell’asilo,e le sue consorelle sono simili a lei, profumano di fede (per chi ce l’ha), e per tutti gli altri profumano di memoria pulita, di infanzia, di cose buone. E così, allo stesso modo, la Bibbia all’americana, nella sua semplicità, ci riporta un po’ indietro, al ricordo di tempi passati, alla dottrina dei nostri nonni, magari schematica, un po’ rozza ma efficace. Ed è di questo, forse, che oggi abbiamo bisogno. Ne abbiamo bisogno perché la fame dell’aldilà ci appartiene, fa parte della natura dell’uomo, è legata al nostro Dna, per quanto proviamo a sopprimerla non ci riusciamo.
Ma ne abbiamo bisogno anche e soprattutto in tempi come questi dove tutto quello che ci circonda ci appare, giorno dopo giorno, più cupo, grigio, povero di speranze.Troppe volte siamo rimasti delusi, troppe sogni si sono spezzati. Andare avanti sempre impossibile. E così non resta che guardare all’indietro. E aggrapparci all’aldilà o almeno alla memoria, a Mosè, Noè, Abramo, Isacco. O anche a una suora, che magari non sempre canta da Dio. Ma, almeno per ora, canta con Dio. E ci ricorda i tempi dell’oratorio quando si stava in ginocchio al massimo per il tempo della preghiera. Mica per tutta la vita.
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