ROMA – Il femminicidio come delitto “di moda”. Perché in Italia nell’anno in corso, 2013, siano fin qui state uccise 128 donne. Troppe, certo, ma anche “relativamente ai 60 milioni di cittadini italiani, statisticamente parlando pochissime”.
A scriverlo, in un commento destinato a far discutere, è Vittorio Feltri che non risparmia stoccate velenose a Eugenio Scalfari e Repubblica.
Scrive Feltri:
Premessa per placare le probabili ire dei sacerdoti del politicamente corretto. Stimo le donne quanto gli uomini, se a mio giudizio meritano. Talvolta mi è capitato di amare una signora, ma non ho mai amato un signore (e so che questo mi mette subito in cattiva luce: è un tributo che pago volentieri alla sincerità). Ciò detto, mi indigna il clamore suscitato negli ultimi tempi dai cosiddetti femminicidi.
Leggendo i giornali che se ne occupano, come fosse un fenomeno sociale devastante, si ha l’impressione che gli italiani siano dediti per orrenda vocazione allo sterminio organizzato di mogli, fidanzate, amanti fisse e avventizie. Impressione che diventa certezza dopo aver seguito, tra uno sbadiglio e un altro, i talk show dedicati al tema.
Tutti ci lasciamo influenzare dai media, e dalle loro campagne, cosicché formiamo le nostre opinioni non tanto osservando la realtà, bensì bevendo la descrizione che ne fanno – pur ignorandola – i giornalisti, compreso me. Si dà il caso che nell’anno in corso, 2013, siano fin qui state uccise 128 donne. Il dato non lo fornisco io, ma lo ricopio da la Repubblica, il quotidiano considerato la continuazione del Vangelo secondo Eugenio, ultimamente impegnato a colloquiare con Papa Bergoglio, avendo cessato di farlo direttamente con Dio, in cui non crede ma al quale dà del tu come se fosse suo cognato.
Allora, 128 donne massacrate sono in assoluto troppe, ma relativamente ai 60 milioni di cittadini italiani, statisticamente parlando, sono pochissime. Non costituiscono motivo di allarme. Per andare giù piatti, se questi sono i numeri delle femmine vittime dei maschi, siamo nella media continentale. In effetti l’Europa non ci ha ancora multati perché accoppiamo più donne di quanto previsto da Bruxelles, notoriamente severa con noi.
Va da sé che siamo contrari alla violenza, ma lo siamo sia che essa venga esercitata su quello che in altra epoca era definito sesso debole, sia che venga esercitata sugli uomini, sui vecchi e sui bambini.
Chiunque la subisca è meritevole di pietà e di protezione. Di norma i prepotenti si accaniscono sugli esseri più deboli. E ad essere deboli non sono soltanto le ragazze e le ex ragazze.
Tanto per fare un esempio, segnaliamo che, in pratica ogni dì, leggiamo cronache da brivido che narrano di pensionati rapinati in casa, malmenati, spesso ammazzati con raccapricciante crudeltà.
Che dire poi degli anziani ricoverati negli ospizi (molti dei quali al centro di inchieste giudiziarie) i quali sono picchiati se non addirittura seviziati da infermieri privi di scrupoli?
Non possiamo sorvolare sui bambini. Quanti sono quelli che nelle famiglie vengono maltrattati all’insaputa delle competenti autorità? Alcuni giorni fa un uomo ha impiccato due figli piccoli, poi si è tolto la vita, senza che nessun giornale iperdemocratico e progressista si sia stracciato le vesti. Episodi del genere sono all’ordine del giorno. Ma chi ci bada? È la moda, bellezza. Adesso è in auge il femminicidio. E giù paginate per dire che gli uomini odiano le donne. Se invece il nonno (o la nonna) crepa per le percosse della badante (magari extracomunitaria) chissenefrega. C’est la vie. Una breve a pagina 18 e via andare.