ROMA – “Ma è soltanto un trucco per salvare la poltrona e l’elettore si vendicherà”. Vittorio Feltri scrive sul Giornale che “Alfano ora ha i parlamentari per tenere in vita il governo Letta. Quando si apriranno le urne si pentirà di aver lasciato Forza Italia.”
Continua Vittorio Feltri:
Frattura doveva essere e frattura è stata. Non vale la pena di farla tanto lunga per spiegarne i motivi, che poi si riducono a due. Quelli che se ne sono andati avevano paura di essere tagliati fuori dal governo e (in futuro) dalla politica tout court, essendo certi che Silvio Berlusconi sarà escluso dai giochi a causa delle proprie vicende giudiziarie; quelli che sono rimasti in Forza Italia – più numerosi- sono invece convinti dell’immortalità del capo, il quale, decadenza o no,è l’unico in grado di assicurare un avvenire al partito.
Qui non si tratta di capire chi abbia torto e chi ragione. Probabilmente siamo allo scontro fra due egoismi. Quale prospettiva ha il gruppo dei governativi? Quella di aiutare Enrico Letta a sopravvivere per qualche mese, sempre che Matteo Renzi, una volta impadronitosi della segreteria del Pd, non decida di mandarlo a casa anzitempo. Poi, che farà il Nuovo centrodestra privo di soldi, di una leadership degna di questo nome e di un seguito popolare pari a quello del Cavaliere?
In primavera si svolgeranno le elezioni europee. L’appuntamento consentirà di verificare la consistenza degli alfaniani, ammesso che costoro abbiano il coraggio- ai limiti della temerarietà – di partecipare alla competizione. L’istinto mi dice che il neonato partito si schianterà contro un muro d’indifferenza, poiché il popolo dei cosiddetti (impropriamente) moderati preferirà continuare a dare il suffragio a Forza Italia piuttosto che all’inedita sigla dei fuoriusciti, la cui credibilità è minima.
Infatti chi abbandona un partito in difficoltà (dal quale ha ricevuto tanto) per fondarne un altro e andare in soccorso di un governo egemonizzato dalla sinistra non può pretendere di essere votato in massa dagli elettori di centrodestra. I fuggiaschi non saranno traditori, ma non fanno bella figura. Tanto più che anche uno sprovveduto intuisce che essi sono animati dal desiderio di non rinunciare alla poltrona e che agiscono in sintonia con Palazzo Chigi e con il Quirinale, probabilmente in base a un patto non scritto teso (velleitariamente) a eliminare i berlusconiani ortodossi e a costituire un movimento centrista cui aderirebbero personaggi di Scelta civica, dell’Udc casiniana, dell’ex Margherita eccetera. (…)
Ma quando arriverà l’ora della verità – il conteggio delle schede depositate nelle urne – gli alfaniani si pentiranno di aver snobbato Forza Italia. Le divisioni infatti indeboliscono chi le provoca e non chi le subisce. Se poi gli elettori sospettano che la scissione abbia come scopo la conservazione di una fettina di potere e annessi privilegi, guai: diventano vendicativi e puniscono.
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