ROMA – Il Sinodo sulla famiglia inizia il prossimo 5 ottobre e l’attenzione è alta. La Chiesa si troverà ad affrontare “situazioni difficili e irregolari”, con i divorzi e le famiglie che cambiano rispetto alla tradizione. Al Sinodo si affronteranno il “possibilismo” del cardinale Kasper e la “resistenza” dei tradizionalisti, come il cardinale Mueller, spiega Vittorio Messori sul Corriere della Sera.
Messori scrive:
“È la prima volta che le diverse prospettive dei Padri sinodali vengono rese pubbliche e divulgate sui media. Ed è anche la prima volta che si rovesciano le parti.
In effetti, ripongono grandi speranze in papa Francesco coloro che su questi temi criticavano i papi precedenti, accusandoli di conservatorismo. Al contempo, coloro che erano considerati «papisti» e difensori dell’ortodossia sono trepidanti, diffidando del pontefice argentino. Per costoro, il Sinodo sarà un banco di prova: si vedrà (dicono) se questo «vescovo di Roma» intende esercitare il suo ruolo di custode dell’ortodossia o se verrà allo scoperto, deragliando in modo manifesto dai binari della dottrina”.
E tra i siti tradizionalisti circola anche la voce che potrebbe essere chiesta la deposizione di papa Francesco per “manifesta eresia”, aggiunge Messori:
“Chi capita su certi siti tradizionalisti constata che vi si discute addirittura la possibilità di chiedere la deposizione di Francesco «per manifesta eresia», se non sarà gradito il suo atteggiamento nel corso del Sinodo.
Non importa, ai cultori della Tradizione, che il diritto canonico ammetta la rinuncia volontaria da parte del Papa ma affermi con chiarezza che questi, nella Chiesa, non può essere giudicato da alcuno. Si giunge persino a ipotizzare la possibilità di uno scisma. Ma si esagera anche dalla parte opposta, pretendendo di conoscere idee e progetti «rivoluzionari» di Francesco e dando per sicura la sua volontà di introdurre novità inaudite”.
E alla fine del Sinodo gli esiti non sono certo scontati:
“Terminati i lavori del Sinodo, potrebbero esserci qualche soddisfazione e qualche delusione per entrambi gli schieramenti, come più volte successo nella storia ecclesiale: e fortunatamente, va detto; visto che c’è qui uno dei segreti della sua durata nei millenni.
Comunque, ogni approccio ai temi che riguardano la famiglia dovrebbe tener conto di una situazione spesso sottovalutata: fra le tre religioni monoteiste, il cristianesimo è la sola nella quale sia prescritta la monogamia. Tutti sanno delle quattro mogli concesse ai seguaci del Corano. Ma la poligamia valeva anche per chi seguisse la Torah, la Scrittura ebraica. Di più: tra le confessioni cristiane, il cattolicesimo è la sola nella quale viga l’indissolubilità totale del matrimonio e, dunque, il divieto di accedere a seconde nozze religiose per i divorziati”.
Parlare di “annullamento del matrimonio” da parte dei tribunali ecclesiastici è errato, spiega Messori:
“in realtà si tratta di una constatazione dell’inesistenza, sin dall’inizio, di un matrimonio autentico. Per i protestanti il divorzio è stato ammesso con facilità divenuta eccessiva perché il matrimonio vi è declassato, non è considerato un sacramento; mentre tra gli ortodossi ci si può giungere, anche se non sempre, e attraverso una via dolorosa di confessioni di colpa.
E anche se le seconde (o terze) nozze vengono celebrate secondo un rito penitenziale, sta di fatto che il nuovo matrimonio è riconosciuto dalla Chiesa e permette ai coniugi di rientrare pienamente nella comunità.
Il cattolico, dunque, è il solo cui sia chiesta fedeltà sine glossa alle parole perentorie di Gesù: «L’uomo lascerà il padre e la madre e si unirà alla moglie e i due saranno una carne sola. Quello che Dio ha congiunto, l’uomo non separi».
Sono parole tanto esigenti — e praticamente uniche , lo si diceva, nella storia religiosa — da provocare la reazione dei discepoli, abituati alla facilità del ripudio : «Se questa è la condizione dell’uomo rispetto alla donna, non conviene sposarsi».
La risposta del Cristo andrebbe meditata maggiormente da molti cattolici, perché siano consapevoli di essere chiamati a una obbedienza che è, umanamente, un peso e al contempo un privilegio: «Non tutti possono capirlo, ma solo coloro ai quali è stato concesso. Chi può capire, capisca». Parola di Vangelo. Il dibattito al Sinodo sarà tra uomini di fede, consapevoli di non essere padroni ma servi della Scrittura e in grado di «capire». Ricordarlo può ridare fiducia al credente inquieto”.