ROMA – Con l’età, è noto, perdiamo prontezza di riflessi, la tonicità muscolare cala e così pure la vista: la caduta è dietro l’angolo. Un fenomeno che ora sembra destinato a un rapido aumento: è emergenza anziani in tutta Europa a causa dei sempre più numerosi incidenti che li riguardano. Si parla di tre milioni di ricoveri l’anno con un costo di oltre 25 miliardi per la sanità pubblica. Troppi, se è vero che nel 2060 il 30 percento della popolazione europea avrà più di 65 anni.
A dare i numeri dell’allarme è la European innovation partnership on active and healty ageing, partnership europea sull’invecchiamento attivo, che ha dedicato un gruppo di lavoro proprio alla prevenzione delle cadute. Si calcola che almeno uno su tre, tra gli over 65, abbia patito una caduta traumatica. Tra gli over 85 le cose peggiorano: cade una persona su due.
Il guaio è che nella maggior parte dei casi, una caduta in età così avanzata produce danni permanenti. Per i sistemi sanitari diventa dunque un problema di sostenibilità: non c’è solo il costo delle prestazioni di soccorso e cura del trauma, ma anche un impegno vita natural durante per sopperire alla perdita di autonomia dell’anziano.
Al riguardo la Commissione europea è già intervenuta con un progetto intitolato ProFouND, Prevention of falls network of dissemination: in pratica sono stanziati i fondi per un consorzio europeo di università, strutture sanitarie, istituzioni regionali e piccole e medie imprese, impegnate nello studio di buone pratiche per prevenire le cadute. L’Italia, che vanta il triste primato di Paese con l’età media più alta, è rappresentata dall’Ics Mugeri di Pavia.
Isabella Springhetti, fisiatra e primario del Reparto di Riabilitazione spiega al Secolo XIX:
“La caduta non è un evento ineluttabile con l’avanzare dell’età, ma un fenomeno dovuto a una serie di fattori che riguardano l’organismo e il suo ambiente. Il tempo di reazione del nostro corpo a una caduta è di 120 millisecondi: a seconda di come la persona invecchia, è più o meno probabile che si verifichi. L’attività di prevenzione deve iniziare in giovane età. Per questo molte campagne si rivolgono a nonni e nipoti”.