ROMA – Per fare sport serve il certificato medico, questo è assodato. E l’elettrocardiogramma? Le nuove norme sui certificati medici per le attività sportive non agonistiche introdotte con il Decreto del Fare rischiano di creare confusione, e necessitano di un qualche chiarimento. A lanciare l’allarme è il segretario della Fimmg, il principale sindacato dei medici di famiglia, Giacomo Milillo, in una lettera indirizzata al ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, e al presidente della federazione degli Ordini dei Medici (Fnomceo), Amedeo Bianco.
La pensata fatta dall’ex ministro della Salute Renato Balduzzi, rischiava infatti di far scoppiare una vera e propria bomba. L’obbligatorietà di esami come l’elettrocardiogramma per la pratica non agonistica è stata perciò abrogata da alcune settimane, con un emendamento al Dl Fare. Ma la precedente norma che lo istituiva non è stata ancora abrogata. Incastrando il medico nell’incertezza burocratica. Sì perché un certificato rilasciato senza ecg potrebbe poi essere considerato, in sede legale, un’imprudenza che costerebbe cara ai medici di base.
”Si ritiene opportuno segnalare che la formulazione delle modifiche introdotte dal Decreto – si legge nella lettera – determina criticità interpretative e applicative, altresì aggravate dal mantenimento della piena legittimità delle norme precedentemente emanate”.
In particolare, spiega Milillo, sotto accusa è la parte del decreto del Fare che afferma che è il medico di base che deve decidere se richiedere ulteriori esami prima di rilasciare il certificato.
”Alla luce dell’attuale formulazione della norma – sottolinea la lettera – la mancata effettuazione dell’elettrocardiogramma in caso di contenzioso legale potrebbe essere configurata come imprudenza. Ciò impone la prescrizione dell’approfondimento diagnostico”.
Va da sé che ogni palestra, scuola, associazione sportiva, vorrà il suo bravo certificato e il suo indispensabile elettrocardiogramma. E chi li farà tutti questi elettrocardiogrammi? Chissà che liste d’attesa negli ambulatori, per il concentrarsi in pochi giorni di centinaia di migliaia di richieste. E quanto ma soprattutto a chi costerà tutto questo certificare? Alle famiglie che decideranno di sobbarcarsi un’ulteriore spesa, facendo tutto a pagamento o al già esangue sistema sanitario italiano?
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