ROMA – Andare in pensione più tardi non farà bene alle coronarie ma fa bene al cervello. Ritardare il momento di andare in pensione potrebbe avere anche i suoi vantaggi: uno studio condotto in Francia su quasi mezzo milione di individui mostra, infatti, che per ogni anno che si rimanda la pensione il rischio di demenza senile si riduce del 3,2%.
Lo studio è stato condotto da Carole Dufouil dell’Inserm di Parigi e presentato alla conferenza internazionale della Alzheimer’s Association tenutasi a Boston.
Gli esperti hanno esaminato lo stato di salute psicofisica di 429 mila individui di età media 72 anni e andati in pensione mediamente da 12 anni.
È emerso che, per ogni anno in più a lavoro, il rischio di Alzheimer cala di 3,2 punti percentuali. Significa che se si va in pensione a 65 anni anziché a 60 si ha un rischio demenza ridotto del 15%.
Il motivo è che il lavoro mantiene attivi mentalmente, fisicamente e dal punto di vista sociale mentre molti dopo la pensione si mettono ”in pantofole” e non fanno più molto.
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