ROMA – Sclerosi multipla: da 26 a 63mila euro a paziente il costo paziente in Italia. Da 23 mila euro fino a 63 mila euro per paziente con disabilità grave. È questo il costo annuo della sclerosi multipla in Italia (Sm), secondo uno studio italiano recentemente pubblicato su Neurological Science, che ha definito i costi sociali della malattia. La ricerca è stata condotta dall’Associazione Italiana Sclerosi Multipla (AISM) e la sua Fondazione (FISM), in collaborazione con le Università di Genova, Pavia e Siena, ed è stata finanziato dal Ministero della Salute.
Sono 1.686 le persone con Sm arruolate per lo studio in tutta Italia da centri clinici Sm. L’indagine, rilevano gli autori, ha dimostrato come questa malattia abbia un forte impatto economico e sociale sia per le famiglie dei malati sia per l’intera società. Secondo la rilevazione, infatti, il costo medio annuo per la Sm è di 38 mila euro a persona, a cui si sommano 15 mila euro di costi intangibili. Il costo sociale annuo per il 2011 è stato stimato in 2,5 miliardi di euro.
L’importo medio annuo per paziente nel 2011 è stato stimato tra 23 mila euro per persone con disabilità lieve e i 63 mila per soggetti con disabilità grave. Nel 2010, il costo totale dovuto alla Sm in Europa è stato invece calcolato intorno ai 14,6 miliardi di euro. In generale, in Italia i costi dovuti alla riabilitazione ammontano a 3.418,4 euro (26,7% dei costi sanitari), dei quali una quota considerevole è dovuta al ricovero in ospedale per la stessa riabilitazione. Ciò suggerisce, rileva lo studio, “come una miglior qualità dei servizi riabilitativi sul territorio potrebbe ridurre tale spesa”.
“La Sm è una malattia cronica di lunga durata perché coinvolge per lo più i giovani tra i 20 e i 30 anni. In Italia i casi sono circa 72mila e 2,3 milioni nel mondo. Con l’aumentare della gravità della malattia aumentano anche i costi che saranno certamente destinati a crescere negli anni, se non si troveranno adeguate soluzioni” commenta Mario Alberto Battaglia, presidente della FISM. Questo, conclude, “suggerisce che investendo nella ricerca e nella riabilitazione si potrebbe arrivare a ritardare o prevenire la progressione della malattia, riducendo i costi economici e aumentando la qualità della vita delle persone con Sm”.