ROMA – Con la cannabis è possibile migliorare alcuni sintomi invalidanti della sclerosi multipla. Infatti, l’utilizzo di derivati della cannabis è utile nell’alleviare la rigidità motoria e gli spasmi legati alla patologia. E’ il risultato di uno studio condotto dai ricercatori dell’Istituto di neurologia sperimentale del San Raffaele di Milan. Lo spray alla cannabis, che verrà presentato domani, sabato 13 settembre, al meeting sulla sclerosi multipla di Boston, potrebbe essere efficace.
Si tratta di un farmaco già autorizzato e disponibile in Italia, i cui benefici erano stati dimostrati finora attraverso valutazioni soggettive dei pazienti. Questa volta, invece, a valutare gli effetti è stato un neurologo, attraverso controlli ad hoc.
“Abbiamo esaminato l’effetto del cannabinoide spray in uno studio doppio cieco contro placebo su un gruppo di 43 pazienti con sclerosi multipla – anticipa Letizia Leocani, prima autrice della ricerca – È emerso un effetto clinico significativo dello spray sulla rigidità e gli spasmi, rilevato dal neurologo. Dunque il beneficio è oggettivo. Il problema è che le analisi che abbiamo condotto per mettere in luce il meccanismo d’azione non sono state risolutive”.
Insomma, il farmaco funziona, ma non si sa ancora il perché. “Si tratta di un prodotto autorizzato in Italia per l’uso in pazienti con spasticità che non rispondono alle terapie tradizionali. E non ha niente a che vedere con la cannabis che si fuma”.
In effetti lo spray, che si applica in bocca sulle mucose, “ha una composizione bilanciata, in modo che il tempo che la sostanza impiega per agire è più lento e graduale rispetto a uno ‘spinellò. Inoltre – dice Leocani – nella formulazione farmaceutica c’è il Thc (tetraidrocannabinolo), ma in quantità ridotte, tali da non provocare l’effetto sballo alle dosi indicate. Il Thc è bilanciato rispetto al cannabidiolo, che ne contrasta gli effetti allucinogeni”.
“Anche la varietà di cannabis impiegata è importante, ecco perché è fondamentale che il medicinale sia realizzato nel rispetto della formulazione originale – conclude la studiosa, commentando il via libera del ministero della Salute alla produzione di cannabinoidi da parte dell’Istituto farmaceutico militare di Firenze – Ora occorre mettere in luce il suo meccanismo d’azione”.