ROMA – Buchi neri, qualcosa sfugge: aveva ragione Stephen Hawking. I buchi neri potrebbero non essere poi così neri: ricreati artificialmente in laboratorio emettono una forma di radiazione prevista 40 anni fa dal teorico Stephen Hawking. A dimostrarlo per la prima volta potrebbe essere l’esperimento realizzato da Jeff Steinhauer, dell’Istituto di Tecnologia di Haifa in Israele, pubblicato su Nature Physics.
Per definizione i buchi neri sono degli oggetti con una forza di gravità talmente grande a cui nulla può sfuggire, dei pozzi ‘eterni’ e senza fondo in cui tutto scompare. Ma secondo una teoria elaborata più di 40 anni fa da Hawking i buchi neri non sarebbero ‘immortali’ ma perderebbero piccole quantità di energia sotto forma di radiazioni, tanto da ‘evaporare’ in miliardi di anni.
La teoria del fisico britannico si basa sulla possibilità che vicino ai confini dei buchi neri (il cosiddetto orizzonte degli eventi) si creino ‘fluttuazioni’ di energia che portano alla formazione dal nulla di coppie di particelle (una con energia positiva e l’altra negativa). Quella con energia positiva riuscirebbe sistematicamente a sfuggire all’attrazione del buco nero con il risultato finale che il ‘mostro’ perderebbe gradualmente energia (avendo inghiottito solo quella negativa).
L’idea proposta da Hawking comporterebbe quindi che i buchi neri non sarebbero poi così neri ma emetterebbero una piccola quantità di energia. Radiazioni di questo tipo non se ne sono finora mai viste ma l’esperimento di Steinhauer potrebbe averne per la prima volta dimostrato l’esistenza.
Per farlo il ricercatore ha raffreddando un gas quasi allo zero assoluto (un condensato di Bose-Einstein) ricreando così alcune delle caratteristiche della regione di confine dei buchi neri. L’esperimento è stato fatto usando onde acustiche e fornisce una dimostrazione dell’esistenza delle radiazioni intuite da Hawking ma non fornisce ancora nessuna certezza a sostegno della teoria che i buchi neri evaporino nel tempo.