NEW YORK – Il Dipartimento di Sicurezza americano imiti “Minority Report” e brevetta la macchina che “predice i crimini”. Se Philip K. Dick, geniale autore americano di fantascienza, fosse ancora vivo non potrebbe che felicitarsi delle proprie capacità visionarie. In questi mesi Gli Stati Uniti stanno elaborando un complesso impianto tecnologico in grado di riconoscere le persone che sarebbero sul punto di commettere un crimine.
Telecamere e sensori misurano cambiamenti nella corporalità, il ritmo della conversazione, il tono della voce, i movimenti del corpo e perfino raffinati dettagli come il respiro, i movimenti dello sguardo, i battiti di ciglia e le alterazione nel calore corporeo. Questi dati, elaborati da un software, sarebbero in grado di stabilire la disposizione di un individuo a commettere un crimine.
Il programma FAST (Future Attribute Screening Technology), sebbene in corso di elaborazione, è già una realtà. Attualmente sta venendo testato su un gruppo di impiegati del governo che hanno accettato di fungere da cavie in una località non identificata degli Stati Uniti.
Secondo il Dipartimento della Sicurezza interna la località non è un aeroporto, uno dei luoghi dove il programma Fast troverebbe la sua più naturale applicazione. Il sistema potrebbe essere adoperato in altri luoghi altamente strategici, come le frontiere, o durante eventi pubblici, come avvenimenti sportivi o convention politiche. I prossimi test saranno svolti durante un “evento Vip”, forse un concerto, dove sarà chiesto alla cavie di fare qualcosa di sbagliato, come introdurre un apparecchio elettronico.
Nel 1956 lo scrittore Philip K. Dick scrisse un racconto breve, Minority Report, che nel 2002 è stato adattato al grande schermo in un film di Steven Spielberg con Tom Cruise. In questo racconto un futuro orwelliano attende l’uomo, un miscuglio di efficienza e di ordine spietato. La pace regna in America, il crimine è stato sconfitto. Nessuno compie più omicidi perché gli omicidi sono sventati prima di essere compiuti. Un gruppo di mutanti «sente» il crimine prima che questo accada, e la polizia può così intervenire arrestando quello o quella che, se non fosse stato arrestato, avrebbe ucciso. Non si punisce più l’atto in sé, bensì l’intenzione.
I problemi filosofici che quel racconto poneva – si è colpevoli per aver pensato il male? Esiste la libertà se il futuro è stabilito da prima? Si può essere responsabili senza libertà? – sono gli stessi che il programma Fast pone oggi. A questi si aggiunge inoltre una pericolosa fiducia nell’onnipotenza della tecnologia che confine con la pseudo-scienza, se non con una forma moderna di superstizione.