ROMA – L’omosessualità dipende dall’epigenetica, riporta il quotidiano Repubblica. Uno studio a livello evoluzionistico condotto da William R. Rice e Sergey Gavrilets e pubblicato sulla rivista The Quarterly Review of Biology afferma che l’omosessualità viene “trasmessa” ai figli dagli epi-marcatori. Non si tratta dunque di geni, ma di una espressione genetica attivata da alcuni marcatori specifici per i caratteri sessuali.
Repubblica riporta la ricerca del National Institute for Mathematical and Biological Synthesis, NIMBioS, e spiega:
“Forse perché più che di genetica è questione di “epigenetica”: il modo, cioè, in cui l’espressione dei geni è regolata da interruttori temporanei – chiamati epi-marcatori – che sembrano svolgere un ruolo chiave nell’omosessualità. Secondo lo studio, epi-marcatori specifici per i caratteri sessuali, che di solito non passano fra generazioni ma vengono cancellati, possono portare all’omosessualità quando sfuggono a questa cancellazione e sono invece trasmessi da padre in figlia o da madre in figlio”.
Lo studio, condotto da William R. Rice e Sergey Gavrilets, integra teorie evoluzionistiche con la regolazione molecolare dell’espressione dei geni e la dipendenza dagli ormoni androgeni dello sviluppo sessuale, per produrre un modello biologico e molecolare che delinea il ruolo dell’epigenetica nell’omosessualità. La “nuova frontiera” della genetica, del resto, si focalizza su come ambiente, abitudini e scelte personali possano influenzare il Dna, con modifiche che possono essere trasmesse alle generazioni successive”.
Se i geni sono i custodi dell’informazione genetica, gli epi-marcatori sono delle informazioni “extra” che ne regolano l’espressione. Gli epi-marcatori, spiega Repubblica, dirigono il modo in cui l’informazione dei geni viene riscritta e vengono prodotti ex novo in ogni generazione. Accade però che a volte gli epi-marcatori passino da una generazione ad un’altra, fenomeno che comporta ad esempio la somiglianza tra parenti.
Repubblica spiega:
“Gli epi-marcatori specifici per il sesso prodotti nelle prime fasi dello sviluppo fetale proteggono ciascun sesso dalle sostanziali variazioni nel testosterone che si possono verificare durante le ultime fasi dello sviluppo del feto. Questi epi-marcatori impediscono che un feto femminile si mascolinizzi a causa di livelli di testosterone atipicamente alti, e svolgono lo stesso compito per i feti maschili. Diversi epi-marcatori proteggono differenti tratti sessuali specifici dall’essere mascolinizzati o femminilizzati.
Ma quando vengono trasmessi di generazione in generazione, dal padre alla figlia o dalla madre al figlio, possono invece causare l’effetto opposto, portando alla femminilizzazione di tratti nel figlio maschio – come, ad esempio, le preferenze sessuali – o alla parziale mascolinizzazione della figlia”.
Gli autori della ricerca ritengono che l‘omosessualità, da un punto di vista evoluzionistico, possa dunque dipendere dagli epi- marcatori “sessualmente antagonisti”. Accadrebbe così, spiegano i ricercatori, che l’epi-marcatore che regola la produzione di testosterone di un genitore, evitando che il livello di tale ormone sia troppo alto, passi al figlio. L’alterazione dell’ormone potrebbe indurre l’omosessualità nel figlio di sesso opposto.