Hipster: non è mai troppo tardi

Hipster. L’altro giorno qualcuno alla radio (Linus da Radio Deejay) si domandava se il termine tanto in voga lo scorso anno fosse già passato di moda.
Pare di no.

Ora, sappiate che se ignorate chi sia un hipster ne siete comunque circondati.
Guardatevi attorno: occhiali con montatura pesante, aria mestamente intellettuale, barba (uomini), capelli tendenti al corto o dotati di frangetta (donne), maglie fatte con polimeri dalle formule improbabili, tendenze musicali che dire di nicchia è dire poco.

Nel 2009, il Time scrisse: “Gli hipster sono quelli che sogghignano quando dici che ti piacciono i Coldplay. Sono quelli che indossano t-shirt con citazioni tratte da film di cui non hai mai sentito parlare e sono gli unici negli Stati Uniti a pensare ancora che la Pabst Blue Ribbon sia un’ottima birra. Indossano cappelli da cowboy o baschi e tutto in loro è attentamente costruito per darti l’idea che non lo sia”.

Con la lentezza della provincia dell’Impero, noi siamo arrivati a hipsterizzarci lo scorso anno, con un picco estivo.
E il dramma è che la moda, iniziata tra i teen, è scivolata verso i quarantenni con una rapidità disarmante.
Prima ha attaccato i pochi pubblicitari sopravvissuti alla crisi e ora sta risalendo nelle aziende, dove pare che se hai 40 anni lo devi significare indossando l’occhiale nero montato pesante.
Tutti miopi, quelli nati negli anni 70? Troppo Bim Bum Bam o troppo Drive in?

Da domani, prima di uscire, guardatevi allo specchio. Se siete nella fascia 35-45, vi autorizziamo ad andare a lavorare vestiti con le prime quattro cose che pescate, al buio, nell’armadio.
E ascoltate serenamente i gli Arcade Fire. Senza occhiali vi piaceranno lo stesso.

@Fraq

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