ROMA – Mi proclamo, probabilmente in maniera ripetitiva e fastidiosa, un liberale assoluto: ovviamente, per quanto riguarda, senza esitazioni, i diritti civili, innanzitutto la libertà di espressione (per quanto riguarda il sistema economico e le esigenze politiche non mi definirei “assoluto”, anzi). Ebbene, le cronache di questi giorni fanno riferimento a tre casi su cui vorrei dire la mia: le polemiche per lo scontro polemico tra Il Fatto e Mario Pirani; la vicenda legata al razzismo espresso, in Francia, dal comico Dieudonné; le polemiche in Brianza per l’ultimo film di Paolo Virzì, “Il capitale umano”.
Ecco semplicemente ciò che desidero dire, per ricordare quale dovrebbe essere una posizione centrale, garantista, tra le opposte fazioni. Mario Pirani si è infuriato, e ha scritto cose molto dure, pretendendo censura, verso il quotidiano di Padellaro e Travaglio. Ha tutto il diritto di farlo. Per me, è una sciocchezza evocare interventi censori, ma Pirani può scrivere quello che vuole. Il Fatto, che non le manda mai a dire, ha replicato con sarcasmo e uguale asprezza, tirando in ballo anche Ezio Mauro, e la linea politica de “La Repubblica”.
Per me, Il Fatto, come Pirani, deve avere piena libertà di scrivere ciò che vuole, anche su Ezio Mauro, ovviamente. Ma è bene ricordare che la linea politica ed editoriale spettano esclusivamente al direttore del giornale, cioè a Mauro, ed è bene che così sia. (Al posto di Mauro, avrei pubblicato Pirani, ma affiancandolo, a scanso di equivoci, con un articolo critico di un altro opinionista verso il Presidente della Repubblica, perchè una moltitudine di italiani, e di lettori del quotidiano certamente non condividono le esagerate espressioni di ammirazione espresse da Pirani verso Napolitano, tra l’altro suo amico personale.
Quanto al comico Dieudonnè, imitato su un campo di calcio dal giocatore Anelkà, devo premettere che non conosco, nei particolari, le espressioni anti ebrei del comico. Ma il criterio di valutazione non è differente. Se Dieudonné ha commesso qualche reato, sia perseguito, eventualmente, condannato. Le censure a priori sono esecrabili quanto il suo furioso, ancorchè scherzoso, razzismo. Se non ci sono violazioni di legge, Dieudonné dica pure le sue sciocchezze: si stancheranno presto, in maggioranza, i suoi seguaci. Non sarà un guitto a cambiare la storia del mondo nè a farci tornare ai cupi tempi del nazismo.
Infine, il film di Virzì: in questo caso non c’è proprio materia di discussione possibile. Virzì, bravo regista, ha diritto di raccontare il mondo come desidera: la Brianza e qualsiasi altro luogo. Conclusione: deploriamo gli eccessi (il film è simbolico, non mi sembra affatto un attacco alla Brianza), ma lasciamo a chiunque il diritto di esternare ciò che voglia.